Casa Editrice: Newton Compton Editori - 320 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Romanzo storico
Trama:
Anno Domini 1233. Dopo aver preso parte alla crociata di Federico II, il nobile Oderico Grifone, ormai diventato uomo, fa ritorno alla dimora di famiglia, una grande magione nella campagna di Napoli. Il rientro, tuttavia, non è dei più felici. Sua sorella, Aloisia, è stata data in sposa a un uomo di dubbia reputazione, mentre Fabrissa, una giovane aristocratica con la quale Oderico, prima di partire per la Terra Santa, aveva intrecciato una storia d'amore, è promessa a un altro. Come se non bastasse, la famiglia sembra essere caduta in disgrazia e il castello, un tempo ricco e prospero, versa ora in uno stato di abbandono. Pur non riuscendo a comprenderne il motivo, Oderico intuisce che la madre, il padre e il fratello minore gli nascondono qualcosa. Qualcosa che riguarderebbe il feudo dei Grifoni, una collina sulla quale in molti vorrebbero mettere le mani a causa di un antico segreto custodito tra i suoi fitti boschi. Nel tentativo di risollevare le sorti della famiglia, Oderico resterà coinvolto, suo malgrado, in una serie di efferati delitti che sembrano avere uno stretto legame col più grande motivo d'orgoglio del suo casato: la nobile arte della falconeria.
Recensione:
"Il castello dei falchi neri", ultimo lavoro di Marcello Simoni, è stato per me una piacevole conferma della bravura dell'Autore nel presentare un'avvincente narrazione, in bilico tra il feuilleton alla Dumas e l'avventura salgariana, che incalza il lettore senza mai concedere pause. Ambientato a Napoli e dintorni nel periodo bassomedioevale, di cui Simoni si dimostra abile conoscitore, è articolato in capitoli brevi che si susseguono densi e arricchiti da colpi di teatro che ci spingono a immergerci nelle peripezie dei protagonisti. Con il fiato sospeso, affrontiamo ogni nuovo capitolo, tempestati da un turbinio di eventi che ci spronano a riprendere subito la lettura. Simoni è bravo, ci sa fare e possiede la duttilità nel saper ricreare sempre nuove atmosfere, facendo sua la correttezza dei particolari, la capacità di avvalersi senza sbavature di un'accurata ricostruzione storica, prendendo alla bisogna personaggi realmente esistiti. L'ambientazione, come sempre equilibrata e colta, denota ricerca, costanza, ma anche il piacere di andare a scoprire e far scoprire al suo pubblico elementi ed episodi dimenticati nel tempo. Questo, in realtà, dovrebbe essere sempre cura di chi scrive quando tratta di storia utilizzandola accortamente come cornice e trasformandola nel palcoscenico dei protagonisti.
Non starò a svelare la trama di questo avvincente romanzo, non voglio togliere il gusto della lettura e il piacere dei numerosi stratagemmi messi in atto dai protagonisti, soprattutto da quelli appartenenti alla casata dei Grifoni per riconquistare la propria "dignità" perduta a causa di debiti e sciacallaggio, ma mi preme sottolineare come la narrazione sia concreta, quasi una precisa cronaca di fatti avvenuti. L'Autore non cede a facili scappatoie o semplicistiche vie di uscita che spesso rabbuiano il piacere di questo genere di letture. Simoni dà sempre l'impressione di tenere tutta la vicenda sotto controllo, la porta avanti con mano sicura e felice. Tutti gli elementi che via via si incontrano nella lettura hanno il loro peso e significato nella narrazione, non vengono scordati o lasciati in sospeso ma utilizzati sapientemente, come precisi ingredienti: ciascuno ha il proprio peso e importanza nell'economia della storia, e non c'è mai l'impressione di figurine vuote messe lì e poi dimenticate. Un altro degli aspetti piacevoli in questo romanzo è lo studio della società duecentesca che in molte dinamiche ne rivela una attenta conoscenza da parte dell'Autore.
I pregiudizi verso talune classi sociali, le iniquità verso i più deboli, o il voler conquistare il potere per il proprio tornaconto, che sono vezzi tanto malauguratamente diffusi ai giorni nostri, vengono contestualizzati nell'ambito immaginario della storia, donandole così una sorta di ossatura reale.
Rilevante, in questo romanzo, è il ruolo delle donne, siano esse mogli, madri, figlie, sorelle, monache o amanti: le donne sono dotate di una singolare autorità, anche quando sono dominate nella vita pubblica, nel privato hanno un enorme potere.
Messeri, crociati e magister, Arabi misteriosi, signorotti e funzionari dell'Imperatore, popolano queste pagine in cui crudeltà e violenza sono le vere protagoniste, dispensate in abbondanza a causa della bramosia di potere che porta i personaggi a trovarsi invischiati nel bel mezzo di una ragnatela, in cui ribrezzo, pietà e stupore formano un groviglio senza forma. Thriller medievale, che fa della realtà un incubo, con l'intreccio dei personaggi, l'ambientazione cupa e tanti elementi misteriosi, fra cui un enorme rapace (quasi un mitologico deus ex machina), una tomba misteriosa in un labirinto - elemento spesso presente nei libri di Simoni - sotterraneo ricco di simboli. Conoscendo i libri precedenti, posso sottolineare come mi colpisca sempre la sottolineatura che l'uso freddo della ragione non sempre porti a fare le scelte migliori e l'odio, sentimento puro ed inflessibile, se imbrigliato a dovere, possa alla fine lasciarsi guidare dalla razionalità. Chi ama i romanzi ambientati in questo periodo adorerà questo libro misterioso, pieno d'avventure e ricco d'azione e amore.
Un libro che ho avuto il piacere di leggere prima dell'uscita in libreria e che non può di certo mancare nella libreria degli amanti del genere.
(Luisa Debenedetti)
Citazioni da questo libro:
A ogni falcata, sentiva crescere dentro di sé il senso di appartenenza a quei luoghi. A ogni balzo del destriero, a ogni declivio e intrico di radici che si lasciava alle spalle, avvertiva il richiamo di un'ancestrale reminiscenza. Un coacervo di sangue e d'orgoglio che gl'instillava nuovo vigore nello spirito.
Perché lui era quella selva.
Era un tutt'uno con la terra che stava calpestando.
Fin da quando, ancora fanciullo, era stato relegato a uno scrittoio, educato al canto e sottoposto alla tutela di un precettore, aveva intuito che il principio del libero arbitrio consisteva in una mera illusione concepita apposta per irretire gli ingenui.