Casa Editrice: Newton Compton - 336 pagine
Disponibile in formato cartaceo e ebook
Genere: Noir
Trama:
La mattina del 2 novembre 1975 il corpo martoriato di Pier Paolo Pasolini viene ritrovato vicino alle baracche dell'Idroscalo di Ostia. Marco Corvino, giovane praticante di "Paese Sera", grande ammiratore dello scrittore, è sconvolto dalla notizia. Vorrebbe occuparsene per il giornale, ma è ancora alle prime armi e nessuno gli dà credito. Il cronista decide allora di lanciarsi in un'inchiesta solitaria e non autorizzata che lo porterà a scoprire i tanti lati oscuri della vicenda e le incongruenze della versione uffciale. Verrà a contatto con ambienti e personaggi equivoci e pericolosi e rischierà in prima persona, inoltrandosi in una fitta rete in cui niente è quello che sembra. Dietro le ombre di ogni vicolo, infatti, si nascondono verità oscure. Una storia che si ispira a un caso ancora da chiarire.
Recensione: "Il giallo Pasolini" di Massimo Lugli è un romanzo avvincente, ben architettato, scritto bene e con leggerezza. Quella leggerezza che Italo Calvino invocava nelle sue "Lezioni americane".
Il protagonista, Marco Corvino, è un giovane, intraprendente e un po' goffo, giornalista alle prime armi di "Paese Sera", che si era ritrovato a dare il via alla sua carriera in un momento estremamente violento della Roma degli anni '70 e che grazie al fatto di essere stato vittima di un serial killer, spesso protagonista dei suoi incubi, si è guadagnato la possibile assunzione al giornale.
L'autore, giornalista di cronaca nera, racconta di ciò che meglio conosce: la carriera giornalistica, facendo conoscere dall'interno un mondo che ha sicuramente il suo fascino.
La vicenda si svolge nel 1975, a Roma dove, all'idroscalo di Ostia, il 2 novembre venne ritrovato il corpo di Pier Paolo Pasolini, uno dei miti del giovane giornalista che si impegna, più spesso in forma personale che ufficiale, a scoprire la verità su questa morte liquidata troppo in fretta.
Infatti quell'omicidio rimane ancora una delle tante pagine oscure della Storia d'Italia.
Sull'assassinio di Pasolini sono state fatte molte congetture, oltre a quelle di un omicidio nato nel "torbido e squallido" mondo degli omosessuali, alimentate nel tempo da continue nuove rivelazioni: furono i fascisti per via del suo film "Salò", oppure furono i servizi segreti per via delle trame di potere che Pasolini si preparava a rivelare in "Petrolio", il libro che stava scrivendo?
Pasolini era un artista sommo, un gigante, ma un intemperante, un non allineato, un personaggio scomodo, considerato "fetido e putrido" dal Potere e dai suoi sgherri ed accoliti, che lo annientarono...
Il lettore resterà sicuramente avvinto nella trama di un romanzo di cui, già dalle prime battute, saltano all'occhio il linguaggio e la costruzione del fraseggio nella narrazione. Marco narra le vicende in prima persona, e lo fa con un linguaggio immediato, diretto, molto colloquiale, a tratti di tipo bloggistico, a volte usa il linguaggio da strada con le sue espressioni colorite. Anche l'andamento della trama è immediato nella sua costruzione, è colto nell'atto di scaturire dalla mente di Marco, ha una notevole spontaneità e immediatezza.
Lugli ci porta ad essere partecipi delle scene, ci dà l'impressione di sentirsele raccontare da chi le ha vissute; in alcuni tratti le parole diventano vere e proprie immagini, soprattutto quando Marco è particolarmente coinvolto la narrazione segue l'andamento della sua mente sia quando è eccitato "dall'ansia da prestazione" (nell'impegno per l'agognata assunzione oppure nella fugace relazione con la collega Mariella), sia quando si applica nelle tecniche orientali delle arti marziali.
Il linguaggio a volte non è propriamente ortodosso, qualche parolaccia scappa qua e là, ma così è ricreato un contesto reale e vissuto in cui il racconto è vivo e immediato, oltre che reale e tangibile. Posso affermare che il contenuto, i personaggi e il modo di raccontarli sono perfettamente amalgamati e resi conformi al periodo in cui la vicenda si svolge.
Mi congratulo con l'Autore per aver puntato il dito, con una scrittura viva e presente, su una brutta storia italiana, un delitto i cui responsabili non si conosceranno mai perché Pino Pelosi, "la rana", se li è portati con sé nella tomba.
Un romanzo noir molto bello che mi ha appassionata e che consiglio vivamente.
Per concludere, le parole di Fabrizio De André da Una storia sbagliata sono perfette.
"...E' una storia vestita di nero
E' una storia da basso impero
E' una storia mica male insabbiata
E' una storia sbagliata
E' una storia da carabinieri
E' una storia per parrucchieri
E' una storia un po' sputtanata
O è una storia sbagliata
Storia diversa per gente normale
Storia comune per gente speciale..."
(Luisa Debenedetti)