Casa Editrice: Giunti Editore - 348 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Gialli
Trama:
La Seconda guerra mondiale volge al termine e in Italia i tedeschi sono in ritirata per l'avanzare degli Alleati. In un paese dell'Appennino Tosco-emiliano, durante una notte gelida e nevosa, una Schwimmwagen percorre a fari spenti una stradina nel bosco. A bordo un ufficiale nazista e un milite repubblichino devono portare a termine una missione di vitale importanza: mettere al sicuro quattro cassette di documenti che per nessun motivo devono cadere in mano al nemico. Purtroppo per loro qualcosa va storto: da lontano riecheggiano raffiche di mitra e lo scoppio di due bombe a mano e dei due non vi è più traccia fino a quando, il mattino successivo, una donna in cerca di legna trova un cadavere in riva al fosso della Guelfa, un torrente che la credenza popolare vuole abitato da uno spirito maligno, la Borda. In effetti, il corpo rinvenuto è privo di occhi, naso e labbra, come fossero stati strappati con violenza da una belva. Siamo agli inizi degli anni Sessanta e il maresciallo campano Benedetto Santovito fa ritorno al paesino appenninico, dove da tempo avvengono morti misteriose: un ragazzo ucciso dall'esplosione di una mina, residuato bellico dell'ultima guerra, e un altro affogato in un corso d'acqua. La paura si diffonde fra la gente e riemergono le antiche superstizioni legate alla Borda, soprattutto perché entrambi i cadaveri vengono trovati con il volto orrendamente dilaniato. Santovito non vorrebbe farsi coinvolgere dalle indagini, ma quando si imbatte in una professoressa molto carina e in un vecchio amico che risveglia in lui certi ricordi, e il Romitto del Castagno, uno strano custode che vive tra le rovine dell'Abbazia, scompare misteriosamente, il maresciallo decide di mettersi di nuovo in gioco. Tra suggestioni autobiografiche e ricordi legati alle comuni radici tosco-emiliane dei due autori prende vita un giallo, un romanzo che mescola thriller e tradizioni popolari.
Recensione:
Un romanzo dove l'atmosfera e la suggestione giocano un ruolo predominante, dove le leggende incontrano il reale. Guccini e Macchiavelli, come nessun altro, riescono a ricreare un'ambientazione viva, vibrante, dove tensione ed emozione vanno a braccetto. "Un disco dei Platters", ci porta in un tempo che non è più, eppure gli autori lo rendono così vicino e comprensibile che non solo è facile sentirlo e vederlo, ma appare in un qualche modo un futuro bello ed auspicabile. Qui, nel libro, quindici anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, c'è speranza, cambiamento, mentre noi oggi siamo sfiduciati, spaventati e vediamo benissimo ciò che non abbiamo più e non riusciamo a immaginare di avere ancora.
Scrittura di forte impatto, che descrive la realtà montana della provincia appenninica, è letteratura fatta di persone, e dove ci sono le persone ecco che arrivano anche le pulsioni che portano all'amore, all'amicizia sincera, all'avidità e alla morte. "Un disco dei Platters" è un giallo... e che giallo! Nelle primissime pagine ci vengono presentati tre misteri in tempo di guerra e ancora più indietro: un'auto che scompare, un cadavere senza identità e un tesoro di una regina passata. A dimostrazione che il tempo nasconde, ma non dimentica, ecco che dopo quindici anni, nel presente narrativo della storia, nuove morti ci toccano e ci chiedono di portare a galla la verità, tutta la verità.
Il protagonista Santovito è strepitoso: un maresciallo che torna al paese da turista, non sa nemmeno lui perché. Un uomo retto, capace, che ha lasciato una buona impressione negli abitanti. Per loro lui era esempio di efficienza e comprensione, al contrario di chi ora comanda alla stazione dei carabinieri, che non ascolta, non sente, non lascia parlare e quindi non potrà che fare errori madornali in un'indagine che ha tanti punti oscuri. Ci sono indizi da interpretare in questo caso, ma più importante è saper attendere il giusto tempo, decifrare i non detti dei chiusi uomini di montagna, aspri, forti, scontrosi e generosi. Ci vuole acume e sensibilità. Certi delitti possono essere risolti solo dalla persona giusta e Santovito lo è.
Il ritmo di quest'opera è strano. Non si può dire che abbia la corsa folle della suspense da thriller. E' una melodia che entra sotto pelle come una canzone, un luogo confortevole che appassiona ed incalza. La trama entra nel lettore, lo avvolge e lo porta con sé accompagnando il protagonista nel suo presente e subendo i flash chiarificatori di azioni passate. La guerra suona i suoi bassi fatti di cannonate e i suoi acuti di mitraglietta, mostrando la violenza a chi, per fortuna, non l'ha vissuta in prima persona. I delitti da risolvere sono la spinta trascinante, che alimenta la curiosità e la voglia di sapere tipica delle tinte investigative. "Un disco dei Platters" vi farà vivere una calda estate misteriosa, tra ricordi e fatti nuovi, scelte di ieri e progetti per il domani. Alla fine saprete tutto, e l'ultima parola sarà il nome del colpevole, quindi siete avvisati: godetevi un viaggio bellissimo, con pazienza e non saltate subito alla pagina conclusiva!
Consigliato!
(Tatiana Vanini)
Citazioni da questo libro:
I tempi cambiano, i paesi si vestono di nuovo, la gente fatica ad adeguarsi e resta la stessa.
In paese le notizie viaggiano in fretta e la gente parla, parla e spesso quello che non sa lo inventa.
Le leggende sono belle favole e restano tali... anche se alla loro origine c'è spesso qualcosa di reale.