Trama:
Gianluca Giunchiglia, ricco della sua esperienza di educatore alla "Stella Maris", ha sentito la necessità di intessere un ragionamento "letterario" per indicare certe problematiche umane e sociali nonché di rapporto, che nascono nelle varie comunità rom, che persa la loro peculiarità di "migranti" sono sempre più stanziali e quindi creano situazioni conflittuali tra la nostra società, che ha la presunzione di considerarsi migliore e più adeguata al cosiddetto vivere civile, e la loro tradizione di vita libera e regolata dalle antiche leggi del "saggio". Nel suo romanzo breve "Lungo la ferrovia" ci conduce a vedere queste realtà nel loro confronto quotidiano riuscendo a far rivivere nel lettore le sensazioni, gli entusiasmi, le delusioni, le paure, i contrasti, le negatività ma anche il grande bagaglio positivo, che in sé hanno, quale retaggio di una grande ed antica civiltà di vita che però non ha saputo adeguarsi ai tempi se non solamente per la parte peggiore che l'attuale società offre loro.
Commento:
La storia di amicizia tra Gioni e Miluna cui l'autore dà vita nel delicato Lungo la ferrovia ha il potere di calare il lettore in una realtà nuova, conosciuta solo per "sentito dire" e quindi valutata, sempre negativamente, in base a pregiudizi e preconcetti che guardano ad un'intera comunità, quella dei rom, generalizzando e giudicandola senza realmente conoscerla.
Giunchiglia, attraverso le avventure dei due bambini, consente invece di colmare almeno in parte questa lacuna, immergendo in pieno i lettori in un'esistenza diversa, fatta da nuovi ritmi e abitudini, ricca di tradizioni molto lontane da quelle usuali.
La festa, con i suoi colori e la musica travolgente; il tribunale, presieduto dagli anziani che sono la maggiore autorità nel campo, rispettati ed ascoltati da tutti; la vita in comunità, dove nessuno può pensare solo a sé, sono alcuni degli aspetti di vita quotidiana che si scoprono tra le pagine di questo romanzo. La vividezza con cui sono descritte le emozioni, permette di "sentirle" sulla propria pelle, avvertendo le ansie dei ragazzi nel momento in cui si recano a scuola, la paura di essere emargianti e derisi per la propria origine etnica unita alla voglia di integrarsi, per guardare ad un futuro diverso, come auspicato anche dal nonno. Quest'ultimo, personaggio affascinante e saggio, rappresenta in pieno - con i discorsi e con le iniziative messe in atto a favore dei giovani del campo - il tentativo dell'intera comunità di cambiare lo stato delle cose, per vivere meglio e garantire delle nuove prospettive ai propri figli.
Un romanzo breve ma profondo, delicato e ricco di spunti di riflessione. Un invito all'integrazione rivolto a tutti, perché attraverso le voci ed i sentimenti di Gioni e Miluna l'autore ci ricorda che, a prescindere dall'etnia, le persone sono tutte uguali e le emozioni non hanno confini né colori.
(Maria Guidi)