Casa Editrice: Nero Press - 190 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Horror
Trama:
Le leggende del castello nero (e altri racconti), di Iginio Ugo Tarchetti, racchiudono l'essenza della narrativa gotica italiana di quel movimento controverso che fu la Scapigliatura. Citando dalla prefazione di Luigi Bonaro, "la scrittura di Tarchetti si configurerebbe come un racconto del perturbante, volta alla ricerca del macabro, del demoniaco e dell'orrido".
All'interno del volume sono contenuti i racconti Le leggende del castello nero, i Fatali, La lettera U, Un osso di morto, Storia di una gamba, Il lago delle tre lamprede, restituiti all'attualità linguistica attraverso un editing critico ragionato che lascia intatto il testo originario, rendendolo tuttavia più moderno, fluido e fruibile ai lettori di oggi.
Recensione: "Le leggende del castello nero e altre storie" di Iginio Ugo Tarchetti è una raccolta di cinque racconti che rappresentano un mondo fantastico, in continua sospensione tra il sogno e la realtà, e riflettono l'interesse dello scrittore per il notturno, l'ombra, il fiabesco, l'inquietudine, la follia, lo spiritismo, il sovrannaturale. I racconti, non esenti da ironia, dubbio e scetticismo, sono tutti accomunati dalla volontà dell'autore di ricondurli a casi clinici, esposti come resoconti di fatti concreti.
Ne Le leggende del castello nero, tra delirio e ricordo, ritroviamo il tema della metempsicosi, della reincarnazione che sfocia nel classico racconto di fantasmi: attraverso le visioni oniriche di un amante secolare, un uomo riceve intimazioni delle sue vite passate e della sua morte imminente.
In tutto il lavoro di Tarchetti, quello della morte è uno dei temi fondamentali ed ossessivi. Tarchetti non trasmette messaggi comuni, il suo era un vero spirito anticonformista, non voleva affatto scrivere qualcosa di ordinario. Basti pensare alla contemplazione e al contatto con la fanciulla del castello: ne vengono menzionati le labbra ed il bel corpo. Ma dietro a questi appare minacciosa la visione del corpo morto e dello scheletro, quasi che fosse una seconda figura che compare improvvisamente a spaventare il sognatore. Così diventa difficile concedere un bacio a questa donna: al contatto fra le labbra, infatti, apparirebbe nella visione il "bianco teschio" di lei. Ugualmente l'abbraccio diventa macabro: sarebbe come essere stretti dalla presa di uno scheletro. Insomma, ogni parte del corpo porta a pensare allo scheletro e questo genera ripugnanza, perché la morte è dappertutto e contamina lo sguardo di chi, ignaro, contempla il mondo senza accorgersi di lei.
I fantasmi ritornano in chiave grottesca - ma non per questo priva dell'allure disturbante che ci vuole - in Un osso di morto e Uno spirito in un lampone.
Nel racconto I fatali l'elemento del sovrannaturale si mescola a quello sentimentale, la jettatura alle peripezie amorose del nobile Sagrezwitz, rilevando l'influenza nefasta esercitata da alcuni strani personaggi sulla realtà.
Ne La lettera U, sicuramente il racconto più originale e ironico, troviamo espresso il tema della follia di un uomo ossessionato dalla lettera U. Storia di una gamba, che è il più corposo, non è un racconto fantastico, è una storia piuttosto macabra che narra la triste vicenda dell'ipocondriaco Eugenio a cui venne amputata una gamba in battaglia e da cui non si vuole separare essendone morbosamente attratto, e la cosa compromette inevitabilmente tutta la sua esistenza, comprese le relazioni con gli altri, in cui Eugenio vede spesso qualcosa di malsano...
In questo racconto viene mossa, attraverso la voce del narratore, una decisa critica a "I promessi sposi".
Di fatto, molti esponenti della Scapigliatura milanese criticarono duramente Alessandro Manzoni; per Tarchetti "I promessi sposi" è un romanzo semplicemente non plausibile, non lo capisce. Il punto, per Tarchetti, è che la povera gente di campagna non ha tempo di farsi travolgere dall'amore, una malattia che avvelena il sangue, inoltre considera prive di anima l'umanità e mondanità che vengono riconosciute a Manzoni.
Tarchetti riscopre, con i suoi racconti, il potente significato simbolico che certi oggetti, eventi o parti del corpo (come nel caso della gamba) sono in grado di esercitare sulla mente dell'uomo che cova in sé il seme della follia; follia che, ritenuta una nuova prospettiva della realtà, può essere innescata proprio da oggetti simbolici che attivano dei meccanismi psicologici apparentemente rimossi.
La lettura di questi racconti permette di fare un viaggio a tinte decisamente fosche e pieno di mistero, un viaggio a ritroso nelle paure degli uomini, non così tanto lontane da quelle che viviamo adesso. Una lettura perfetta per un periodo di vacanza, in cui si ha più tempo magari per dedicarsi a un tipo di scrittura più ricercata e quindi che ha bisogno di tutta la nostra concentrazione, per questi giorni particolari in cui il binomio libro dalle atmosfere horror e divano di casa va sempre bene.
(Luisa Debenedetti)