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La ferocia dall'Adige all'Isonzo nella Grande Guerra
di Valentino Appoloni

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    Casa Editrice: Ilmiolibro - 264 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Romanzo storico

    Trama:
    "Siamo in trincea da ieri sera e c'è l'aria che precede gli assalti; zaffate di alcolici, puzza di vomito e urina. Le trincee che occupiamo erano in mano a un reparto di ungheresi; ce lo ripetiamo per convincerci che sono avversari battibili [...] Guardo il capitano, guardo la terra di nessuno, brulla e giallastra; l'ufficiale sembra non sentire il peso degli sguardi su di sé. Mormoro qualcosa agli uomini più vicini in modo che si tengano pronti. E' questione di secondi, ogni uomo lo sente su di sé il momento dell'attacco. I nervi si tendono al massimo, le unghie graffiano le canne dei fucili, i colli si allungano verso l'alto e finalmente il fischio del capitano taglia l'aria come una spada affilatissima. Tutti fuori!"

    Recensione:
    Il titolo contiene in sé la premessa che consente al lettore di intendere come la lettura di questo manoscritto non costituisca un momento di svago. Ancorché si tratti, come precisato dall'autore, di un'opera di fantasia, questo romanzo storico aderisce in termini estremamente realistici a tutto ciò a cui una vicenda bellica che ha segnato il nostro Paese rimanda. In queste pagine, una delle parole ricorrenti che mi ha maggiormente impressionata è "trincea". In quel solco, ho letto vicende di uomini trasformati in combattenti, per ardimento personale o per un'imposizione superiore. Ho incontrato le loro emozioni, i loro sentimenti, i loro pensieri. Ho seguito le vicende di comandanti e subalterni, eroi e disertori, amici e nemici, volontari in azione ed imboscati per inerzia. Ho ascoltato il canto di chi ha tentato di esorcizzare situazioni drammatiche innalzando rime in musica all'interno di un precario ricovero, in attesa di una battaglia inevitabile. I miei occhi hanno accarezzato lettere vergate con un inchiostro amaro. "Trincea". Un solco profondo che separa l'umana essenza da tutto ciò che è auspicabile, desiderabile, leggero e profumato di vita. Non sono rimasta stupita dalla scelta dell'autore di consentire al protagonista di esprimersi in prima persona, rimanendo al tempo stesso senza nome e di attribuire un nomignolo, un soprannome, ai suoi comprimari più notevoli; ho considerato la prima opzione come il riflesso della spersonalizzazione di un militare in seno ad un esercito in battaglia e la seconda come una sorta di esorcismo nei confronti di una eventuale perdita che, come si può immaginare, non costituisce un'ipotesi remota all'interno di un conflitto sanguinoso e devastante.
    In questo caso specifico, esprimere un'opinione in merito alla trama mi risulta difficile. Le pagine che ho scorso mi risuonano come il diario di un combattente consegnato alla Storia. Il racconto si sviluppa seguendo l'esperienza sul campo di uno dei tanti uomini che hanno difeso l'Italia nella Grande Guerra e che all'evento è riuscito a sopravvivere. In seguito a quell'esperienza, rimane accanto a lui una cinica compagna, la ferocia, dalla quale non riuscirà a separarsi se non in seguito ad un tempo lunghissimo e ad una serie di travagliate esperienze. Un istinto al quale il protagonista rimane a lungo e profondamente legato, come da una sorta di anello nuziale.
    Lo stile dell'autore è irreprensibile, la narrazione è esposta in modo chiaro, diretto ed eloquente, sia nella componente descrittiva, sia nella componente emotiva. La rievocazione storica è attendibile. Il ritmo di lettura è in parte appesantito dalla gravità degli scenari e degli stati d'animo descritti. Valentino Appoloni ha saputo arricchire il suo racconto con memorabili citazioni storiche e con momenti di sospensione, nei quali rifulge un'araldica speranza.
    (Angelarosa Weiler)

    Citazioni da questo libro:
    "Questo non è posto per gente ambiziosa e piena di sé. Conta solo il rispetto reciproco"

    "L'orrore si faceva immagine concreta"

    "Si spera ciecamente in cose improbabili"

    Dello stesso autore:
    I morituri dagli altipiani al Piave nella Grande Guerra



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