Casa Editrice: Newton Compton Editori - 512 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Romanzo storico
Trama:
La saga delle sette dinastie 1494. L'ombra di Carlo VIII si allunga come una maledizione sulla penisola italica. Intanto Ludovico il Moro ha da tempo usurpato il ducato di Milano. A Roma Rodrigo Borgia, eletto papa, alimenta un nepotismo sfrenato e colleziona amanti. Venezia osserva tutto grazie a una fitta rete di informatori, magistralmente orchestrata da Antonio Condulmer, Maestro delle Spie della Serenissima, mentre il re francese valica le Alpi e, complice l'alleanza con Ludovico il Moro, giunge con l'esercito alle porte di Firenze. Piero de' Medici, figlio del Magnifico, lascia passare l'invasore, accettandone le condizioni umilianti e venendo in seguito bandito dalla città che si offre, ormai prostrata, ai sermoni apocalittici di Girolamo Savonarola. Mentre il papa si rinchiude a Castel Sant'Angelo, Carlo marcia su Roma con l'intento di saccheggiarla, per poi mettere a ferro e fuoco Napoli e reclamare il regno nel nome della sua casata, gli Angiò. L'inesperto Ferrandino non ha alcuna possibilità di opporsi. In un'Italia sbranata dal "mal francese", che dilaga come un'epidemia mortale, convivono lo splendore del Cenacolo di Leonardo da Vinci e l'orrore della battaglia di Fornovo; le passioni e la depravazione del papa più immorale della Storia e le prediche apocalittiche di un frate ferrarese che finirà bruciato sul rogo...
Recensione:
Quanto è gravosa la corona del potere? Molto, a giudicare da quanto si legge in queste pagine. E' un impasto di battaglie, sangue, violenza, seduzione, lussuria, abusi, veleni, attività di spionaggio, diplomazia, matrimoni combinati, amori illeciti e risentimento, persino tra consanguinei strettamente legati dal patrimonio genetico condiviso. Pur tuttavia, nonostante il suo peso, quell'ambito copricapo che sancisce il privilegio di poter esercitare la propria volontà indiscussa, beneficiando di ogni agio ed opulenza possibile, sfugge con la leggerezza di una piuma al vento nell'inarrestabile vortice di corsi e ricorsi storici. Il potere è cosa ardua da conquistare, ancor più arduo è il riuscire a mantenerlo per una intera esistenza; tra i numerosi protagonisti delle vicende narrate in questo libro, c'è chi ha scelto deliberatamente di rinunciare alla vita piuttosto che spogliarsi della propria aura di potere ed avviarsi verso un destino di prigionia e disgrazia. Il potere, l'ansia di primeggiare, non è ambizione esclusiva di nobili regnanti ed alti prelati; sa insinuarsi nei desideri di spose e sorelle, di uomini di Dio al servizio della Verità e del popolo, persino di menti geniali e sopraffine votate all'arte. E' una brama capace di diffondersi come un morbo contagioso, dagli effetti paragonabili a quelli del mal francese di cui ampiamente si parla in quest'opera letteraria, un nemico epidemico che non ha risparmiato il popolo, ma neppure le figure più emblematiche ed autorevoli del Rinascimento. Il potere, come la lussuria, è una calamita che attrae inesorabilmente l'ego umano disposto a mettere a repentaglio la propria essenza e lasciarsi sfigurare in cambio di una parentesi di pura esaltazione.
In questo romanzo si intersecano molte trame, in senso reale e figurato. Il panorama delle vicende che scorrono tumultuose e veloci sotto gli occhi del lettore si espande per tutti gli Stati, i Domini e le Repubbliche dell'Italia rinascimentale, spingendosi anche al di là delle frontiere, nell'epoca compresa tra il 1488 ed il 1507. L'aderenza del racconto alla Storia del periodo considerato è accurata, così come i riferimenti ai personaggi che ne sono stati interpreti, talmente numerosi che citarli tutti mi risulta impossibile. Mi limito a menzionare in questa sede le due figure che mi hanno maggiormente impressionata, in virtù della loro inossidabilità nei confronti della spirale del destino: Caterina Sforza, Signora di Imola e Forlì, passata alla Storia come "La Tigre di Forlì" ed Antonio Condulmer, Gran Maestro delle Spie della Serenissima Repubblica ed Ambasciatore di Venezia in Francia. Parimenti accurata e fedele è la parte descrittiva che accompagna la narrazione delle vicende.
Lo stile dell'autore è perfetto, assolutamente adeguato al linguaggio rinascimentale, scorrevole, molto garbato, capace di trasmettere con forza emozioni e stati d'animo e di descrivere scenari estremi di guerra e di passione con chiarezza, ma nella più totale assenza di volgarità e con pacatezza di toni, in modo tale da non offendere la sensibilità del lettore. Per questo motivo, nonché per l'accurato lavoro di ricerca storica da lui compiuto, mi complimento vivamente con Matteo Strukul.
Lettura consigliatissima a tutti gli amanti del Romanzo Storico.
(Angelarosa Weiler)
Citazioni da questo libro:
"Nulla più della guerra incendia l'animo, con la sola eccezione del sesso e del peccato"
"Ho la netta sensazione che tutta la morte che mi circonda sia frutto dei miei terribili errori"
"Viveva su un equilibrio talmente fragile che, a volte, pareva di camminare su una sottile lastra di ghiaccio che minacciava di spezzarsi e finire in frantumi"
"Tranciò arti e spezzò ossa, si coprì di sangue e gloria e, mentre lo faceva, sentiva nel freddo abbraccio della vita che fuggiva dai corpi sterminati, di essere nato per quello"
"Aveva perso tutto, ma non la libertà e con quella, tutto sommato, poteva fare ancora molto"