Casa Editrice: Aracne - 132 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Saggi
Trama:
Nel lavoro viene affrontata la questione degli asili infantili in Italia e in Europa nel corso dell'Ottocento, partendo da due grandi educatrici, Rosa e Carolina Agazzi, che hanno operato in Italia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Gli ultimi capitoli sono, invece, dedicati a Giuseppina Pizzigoni, la quale è contemporanea delle sorelle Agazzi e anche lei ha fondato una sua scuola a Milano agli inizi del Novecento.
Recensione:
Un saggio che ci permette di fare un viaggio nella nascita delle istituzioni educative in Italia e all'estero, scoprendo molte cose curiose, altre spaventose, capendo come si è arrivati alla decisione di fondare gli antenati di quelli che oggi sono chiamati nidi e scuole dell'infanzia.
Maria Vicini ha cercato, studiato, scovato diverse informazioni e le ha raccolte nel suo libro. Parla di educazione, di istituti, ma soprattutto di persone con una visione e delle necessità della società. Si parla di bambini e, una volta di più, grazie all'autrice, comprendiamo quanto, prendersi cura dei piccoli, significhi costruire il futuro di tutti.
Maria Vicini organizza i capitoli in modo sequenziale e logico, usando una scrittura chiara e immediata. A una certa capacità di sintesi, unisce, a volte, delle ripetizioni di concetti che potevano essere sfrondate, sì, ma che di certo fanno sedimentare le nozioni.
In quest'opera ci accostiamo all'educazione e impariamo i nomi originali con cui si identificavano gli istituti dedicati all'infanzia e sono certa che molti troveranno suggestivo ed evocativo il termine presepe per i nidi.
Accanto a queste curiosità, che appartengono alla nostra storia, troviamo considerazioni tristi che hanno portato persone attente al sociale, e alle necessità familiari, a creare dei luoghi dove i bambini potevano essere accolti, accuditi ed educati. La povertà costringeva a rinunciare ai figli, infatti le donne, per portare qualche soldo a casa, avevano la necessità di lavorare e lasciare i bambini per le ore in cui erano occupate nei campi o in fabbrica. All'inizio i piccoli venivano abbandonati nelle ruote o vicino agli ospedali, perché non c'era alcun servizio.
L'autrice ci fa scoprire i primi ricoveri, riportando anche i tassi spaventosi di mortalità tra gli infanti. Nel testo troviamo leggi, accadimenti e dati. Leggiamo cosa veniva insegnato e ci accorgiamo che era tutto improntato all'educazione e ad impartire nozioni, dove non c'era posto per il gioco.
Ai bambini veniva insegnato l'igiene e a prendersi cura di se stessi e dell'ambiente. Imparavano a leggere, scrivere, far di conto e la geografia. Venivano quanto prima avviati ai lavori femminili o maschili, a occuparsi dei giardini, a diventare maestri per i più piccoli.
In un saggio sull'educazione non potevano mancare le figure che dei bambini si prendevano cura, e troviamo delle donne che si sono distinte per i metodi, la cura e l'attenzione, per aver introdotto innovazioni che, in alcuni casi, sono ancora praticate, per la loro visione.
Maria Vicini riporta anche, là dove è riuscita è reperirli, brani tratti dalla viva voce dei protagonisti e, oltre al racconto delle attività, riporta alcuni esercizi. Non mancano immagini, che mostrano i protagonisti, gli strumenti utilizzati, i luoghi, raccontandoli come erano allora e come sono oggi.
Apprezzo l'onestà di chi, nello scrivere, mostra come non fosse tutto un giardino fiabesco e perfetto, permettendo al lettore di capire cosa si è fatto, cosa è cambiato, cosa è migliorato e cosa si è perso.
L'educazione è un viaggio, un percorso che è sempre in mutamento. In queste pagine mi sono incuriosita, ho scoperto, riflettuto, imparato e confrontato.
Un saggio da scoprire.
(Tatiana Vanini)