Casa Editrice: Nolica Edizioni - 50 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Narrativa
Trama:
"Fondamentalmente (e per iniziare uno strillo con un avverbio ce ne vuole di coraggio), non sono aforismi, sono urla, ragionamenti - magari abbozzati o volutamente (altro avverbio) lasciati a metà, sono singulti [dal lat. singultus -us 'singhiozzo'] di pancia, sono avvertimenti semmai - mai minacciosi - sull'esistenza di noi tutti. Sempre senza moralina finale, e a ben pensarci neanche iniziale."
(Renzo Casadei)
Recensione: "Marginalia. Conversazioni con la lucidità" di Fabrizio Morlando è un testo inclassificabile, infinito e frammentario, ricco e permeato di passione, intreccio di generi e discipline, è scrittura vivente che combatte il caos, il dolore, l'oblio, il destino, la morte. Il volumetto ne esplora la ricchezza, da molteplici punti di vista: tempi e luoghi della gestazione, modelli antichi e moderni, fonti esplicite e nascoste, forme di indicizzazione e di organizzazione del discorso, strategie retoriche. E soprattutto idee e problemi, attualissimi, che Morlando discute e offre al lettore nei campi più disparati: etica, estetica, metafisica, antropologia, politica, storia e filosofia naturale, matematica, fisica, teosofia e linguistica.
Non è una mia prerogativa ridurre i testi a riassunto, nemmeno nelle maglie larghe di una recensione dove le trame vengono ricostruite secondo un taglio prospettico personale e, quando il recensore è bravo, il lettore si ritrova nei meandri del testo col desiderio di acquistare un qualcosa che magari non lo soddisferà.
Morlando non si può addomesticare nel perimetro di un testo, i suoi sono densi, intricati, sottilissimi pensieri, parte di una rete vasta e tentacolare che non può essere percorsa tutta.
Personalmente mi sono trovata a pensare per schegge, frammenti, lampi di luce e di buio, che disegnano un paesaggio irreale della mente, una musica sfavillante e luciferina dello spirito.
Uno dei concetti più profondi che ricorrono in questa raccolta è il tempo. Non si tratta soltanto della malinconia derivante dalla fugacità dell'attimo vissuto, e dalla ricerca interminabile dell'infinito. Il tempo viene percepito come un logorante agente corrosivo che alberga nel nostro animo, che lentamente ci mangia, come Cronos divora i suoi figli, e che contribuisce alla nostra inesorabile decomposizione, vanificando ogni azione, conquista, volontà. Più si medita sul tempo e sul suo inesorabile trascorrere, più ci si sente ingabbiati, inermi, impotenti e ciò causa un senso di noia, una "nolontà", ossia una volontà al negativo, la liquefazione di qualsiasi azione e obiettivo. Morlando scrive brevi frasi che sintetizzano perfettamente pagine e pagine di concetti complessi; così, di pensiero in pensiero, di frammento in frammento: "Ogni frammento significativo di testo è un libro intero essiccato".
L'Autore coltiva una forma di salvezza in cui l'arte sublime della negazione diventa il paradosso con cui spiegare il suo attaccamento disincantato alla vita.
Ed è proprio in questo libriccino che un uomo estremamente lucido fa i conti con la solitudine del suo nulla. Pensando e scrivendo, sedotto da quegli ingegni che si sono distrutti per aver voluto dare un senso alla loro vita, si rivela un raffinato cantore della negazione. Lucidamente, immerso nel suo stato perenne di disincanto, Morlando supera, con il fascino della vertigine, il nulla che avvolge e isola.
Notevole.
(Luisa Debenedetti)
Citazioni da questo libro:
Il corpo è l'inferno raggrumato in un guazzabuglio casuale
A cosa serve questa notte circoscritta ad un pugno di ore quando posso averne una mia sconfinata dentro di me?
Salire e scendere da una giostra non è che un simulacro evanescente di un presunto movimento. Non si va mai da nessuna parte. Nothing ever happens.
Non so dire se la solitudine mi abbia scelto oppure se sono io che, orgogliosamente, ho scelto lei. Forse è solo che ci siamo incontrati a metà strada.