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L'ultimo ballo della grande mietitrice
Settembrini indaga (Vol. 4)

di Tita Prestini

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    Casa Editrice: Barta - 420 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Gialli

    Trama:
    Comincia in una gelida notte milanese del '56 con la morte di una barbona, "in uno degli angoli sporchi del mondo sotterraneo su cui sono costruite tutte le città", la quarta avventura del commissario Settembrini, il poliziotto che ama il cioccolato, gira disarmato e non sa perché piace alle donne. Indagando sull'omicidio di "Margherita Star", Settembrini scopre che le ragioni del delitto affondano in storie risalenti alla conquista italiana dell'Africa Orientale, intrecciate al saccheggio delle opere d'arte durante l'occupazione nazista dell'Italia e agli affari dei nuovi ricchi che hanno costruito troppo rapidamente le proprie fortune nel dopoguerra. Specie a Milano. Perché nella capitale lombarda tutto è collegato, ma niente è ciò che appare e ogni lampo riflesso può nascondere cose diverse: il metallo di una pistola, il luccicare di pietre preziose, il cristallo di un bicchiere. Oppure un barlume del passato che torna a ferire il commissario, a svegliarne il senso di colpa per aver causato la morte della sua Laura. E allora forse è il tempo per un ultimo blues con la Grande Mietitrice, in un letto, sotto la luce della luna, o in piedi, contro il cielo terso della Svizzera.

    Recensione:
    "L'ultimo ballo della grande mietitrice" di Tita Prestini è un giallo senza raffinate e argute deduzioni, senza inseguimenti e sparatorie, piuttosto una discesa, sullo sfondo di una Milano anni '50, nell'animo di personaggi legati, alcuni dei quali più per interesse che per ideali, alle vicende di un passato ancora troppo prossimo.
    La narrazione è semplice, diretta, e i personaggi sono persone che potremmo incontrare ogni giorno, nel bene e nel male; nessun supereroe, nessun poliziotto sopra le righe, nessun cuore temerario, semplicemente un commissario di polizia, Fabio Settembrini, e il suo brigadiere, Borghetti, che svolgono il loro lavoro seguendo la logica, l'intuizione e l'intelletto.
    C'è una quantità di personaggi minori a cui l'autore dà vita e che contribuiscono non poco alla perfetta riuscita del lavoro letterario, c'è un microcosmo ricco di comparse, più una leggendaria maledizione, più un convitato di pietra, la morte, quella grande mietitrice a cui Settembrini cerca di dare un nome e un volto. C'è una calcolata velocità nel cambiare scena e dialoghi.
    Il libro è di pura invenzione, ma reale in ogni singolo dettaglio, a cominciare dalla trama.
    La storia ha il taglio e la dinamicità di un giallo, con delitti, sospettati ed indagini, ma un giallo come ci hanno abituati le cronache, che quando le indagini si avvicinano a qualche personaggio importante si insabbiano o questi si suicida (o viene suicidato?). Prestini riesce a costruire atmosfere e dialoghi con uno stile molto personale condito di ironia, gustoso per la scrittura e un'accurata rappresentazione storica, con particolarità che a tratti ricordano Gadda, soprattutto in certi passaggi o dialoghi in cui, tra le righe di un ottimo linguaggio, si intrecciano inflessioni dialettali o l'onomatopeico "Umpf" del brigadiere Borghetti, come fossero il rami di glicine fioriti ed intrecciati ad un austero cancello.
    Leggendo questo libro capita di essere tentati di passare da un binario all'altro. Perché i piani su cui è costruito sono almeno tre: l'inchiesta, la Storia (quella maiuscola, quella del sogno dell'Impero coloniale in cui si sono riflessi, spesso, i peggiori incubi dell'Italia, come certi rovesci militari hanno dimostrato. Un sogno fatto di burocrazia, servilismo, arrivismo, corruzione e pagine infami: i campi di concentramento o l'iprite o la repressione violenta) e Milano.
    La Milano descritta da Prestini è quella dei primi anni Cinquanta, riprodotta dall'autore con particolare attenzione che vien voglia di perdersi... E poi di colpo ti trovi da tutt'altra parte, completamente imbrigliato nel filo noir: cerchi di prevedere le mosse del commissario o ti abbandoni al più classico dei piaceri della letteratura di genere, il colpo di scena.
    Si vede Milano, quella che era, trasportati in viaggio nel tempo in cui i luoghi più noti della città di adesso perdono i grattacieli e riacquistano la nebbia e i trani (le osterie, che alzavano le saracinesche all'alba per servire il primo bicchiere a chi finiva il turno di notte: ladri e prostitute, per lo più). Lasciandosi trasportare da questo racconto appassionante si arriva in fondo al libro. E si trova la verità, che alla fine, per quanti siano i livelli del reale, è una sola.
    Consigliato a tutti coloro che amano un buon giallo scritto con l'intento di immedesimarsi nell'epoca descritta, cioè il dopoguerra. Bisogna dire che l'autore ci riesce benissimo, anche se a volte il suo modo di far esprimere e muovere i personaggi è poco attuale per lettori al di sotto di una certa età. Consiglio di leggerlo anche per provare a sentire quella che poteva essere l'atmosfera di quegli anni, in cui ci si cala bene.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    La morte è ovunque, aspetta gli uomini e le donne nascosta dietro gli angoli della vita, stando in agguato negli anfratti più oscuri e colpendo all'improvviso, come un predatore che si nutre dell'essenza delle sue vittime.

    Della stessa autrice:
    Una breve estate lontano dalla polvere



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