Trama:
Il fascismo, storicamente, è morto nel 1945. Ma è morto definitivamente? Si può sostenere che le nostre democrazie occidentali siano al riparo da qualunque tentazione autoritaria? Come interpretare certe derive contemporanee, le politiche securitarie, la demonizzazione dell'altro, la cancellazione dello spazio pubblico o, ancora, l'irruzione dei media nella nostra vita privata e la colonizzazione o peggio la cannibalizzazione che effettuano dei nostri desideri più autentici? Certo, i nostri regimi restano democratici, ma ciò che ha reso possibile il fascismo è la sua ideologia dell'amalgama: una mescolanza di tradizione e modernità. E non è forse quel che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi? Prendendo le mosse dal pensiero critico di Adorno e Pasolini, l'autrice ripercorre la stagione del fascismo e disvela le modalità manipolatorie attraverso cui l'Italia intera, con poche eccezioni, subì la fascinazione di un potere sommamente incoerente che riuscì a ipnotizzare un popolo intero. Gli scenari odierni vedono all'opera artifici diversi e però altrettanto pericolosi e disabilitanti, come hanno evidenziato le due figure di Berlusconi e Sarkozy.
Commento: Gli assassini del pensiero è un libro che mantiene fede alle promesse del titolo: interessante ed agile nonostante la densità dei contenuti. In alcuni tratti è anche avvincente, laddove spinge il lettore alla riscoperta di se stesso e del mondo che lo circonda, portandolo oltre le assuefazioni più o meno inconsapevoli delle logiche di mercato.
Sono quelle logiche che Pasolini temeva più dello stesso fascismo perché, pur in assenza di controlli polizieschi, ognuno si conforma alla "dittatura della maggioranza" - come la definisce la stessa autrice, che prosegue - come se il fatto di non esser come tutti gli altri rendesse meno degni di rispetto e di considerazione. Conformità che diventa un peso opprimente sull'interruttore del pensiero, spegnendolo.
Il viaggio di Michela Marzano nel fascismo, e nelle sue manipolazioni di ieri e di oggi, passando per le proprie incoerenze di fondo, la strumentalizzazione dello sport piuttosto che l'asservimento della donna, ci conduce brillantemente davanti alla monumentale consapevolezza che quando il pensiero si restringe, è la libertà che muore. E se è agli intellettuali che spetta il dovere di criticare "le cose così come sono" e di spingere le persone alla "resistenza" affinché gli errori del passato non si ripetano, il libro in parola fornisce sicuramente un valido apporto in tal senso.
D'altronde, come insegna Scola, "il miglior baluardo contro il fascismo è la lotta contro l'ignoranza, perché quando non si possiedono i mezzi critici e culturali per contrastare la propaganda, si resta facilmente vittime del suo fascino pericoloso".
Un motivo in più per leggere quest'opera. O, più in generale, per leggere e basta.
(Toni Augello)