Trama:
A 28 anni il protagonista di questa storia è vittima di un incidente stradale che lo costringe su una sedia a rotelle. Ma non è di questo che si occupa il racconto. Il destino gli riserverà un trattamento ancor più crudele, trascinandolo in un'avventura giudiziaria balorda e indimenticabile. Sullo sfondo del paesaggio toscano, nella quiete di un paesino tra le colline senesi, la vita di un comune cittadino si trasforma in incubo. Le accuse a suo carico sono pesantissime: vanno dallo spaccio di droga alla violenza sessuale su minori. Una giustizia composta da un'umanità sociologicamente scarsa, poliziotti privi di onestà, questurini incompetenti, fanno saltare codici morali e correttezza di comportamenti. "Io non so dove vanno le persone quando muoiono, ma credo che per questo tipo di gente le porte dell'inferno dovrebbero rimanere sempre aperte".
Commento:
Toni Carli, con questo romanzo, ci racconta un po' della sua vita, la parte più dolorosa forse, per parlarci della frustrazione e del senso di impotenza che può provare un essere umano quando viene improvvisamente coinvolto in un "gioco" più grande di lui, in cui si ritrova a rivestire il ruolo del protagonista senza alcuna consapevolezza. Ma l'autore non si sveglia in una bella favola né in un film, bensì si ritrova nel ruolo di indiziato in un processo, con una delle accuse peggiori che si possano rivolgere ad uomo.
Carli, nel raccontarci questo capitolo della propria esistenza, non si sofferma però più di tanto sull'aspetto giudiziario ma ci parla invece di sé, del suo sentire, dello srotolarsi delle sue giornate e degli eventi che le colorano di rosa o di nero, mostrando con semplicità come basti poco - quando vigono diffidenza e superficialità - per travisare la realtà e trasformare affetto e umanità in atteggiamenti visti con sospetto e cattiveria.
Nonostante ciò che ci si può aspettare, quel che caratterizza maggiormente il libro è, soprattutto, la serenità: quella che trasuda dalle parole dell'autore nonostante l'incidente prima ed il processo dopo, eventi che restano in secondo piano rispetto all'amicizia, al sostegno, alla bellezza delle colline senesi e dei tramonti sul mare.
Se non mancano aspre critiche verso coloro che, con un atteggiamento arrivista e superficiale, hanno arrecato dolore e fastidio a persone incolpevoli (il processo si concluderà, infatti, con l'assoluzione), è però vero che non sono questi gli aspetti predominanti di Una dea bendata, che non è affatto il romanzo di biasimo, lamenti per le ingiustizie subite e recriminazioni che ci si potrebbe aspettare in una simile situazione. La narrazione è infatti piacevolissima e fluida, ricca di descrizioni delicate e scene a tratti bucoliche, che accompagnano il lettore all'epilogo attraversando - quasi in punta di piedi - le fasi di un processo che, nonostante il peso avuto nella vita dell'autore, resta sullo sfondo, relegato in secondo piano, senza intaccare minimamente il suo pensiero né il suo modo di essere perché, come egli stesso afferma, "Nella vita, quello che distingue le persone le une dalle altre, è la voglia di farcela, di realizzare un sogno... oppure lasciare che sia il sogno a cullare la nostra esistenza".
(Maria Guidi)