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Paolo Tognola, per Libri e Recensioni,
intervista Monia Pozzoli

Monia Pozzoli

Leggi la recensione del libro
Cola fango dalle mie miserie




Biografia:
Monia Pozzoli nasce a Gallarate (Va) nel giugno del 1984 e attualmente risiede nella provincia omonima.
Laureanda in Psicologia a Roma, si divide tra studio, trasferte nella città eterna e creazione artistica.
Sin dall'adolescenza, se non prima nell'esercizio della ginnastica ritmica e della danza classica, ricerca attraverso l'espressione psicofisica un ampliamento della coscienza.

Intervista:
Paolo Tognola: Ciao Monia, Incominciamo con l'aspetto formale dell'opera; componimenti brevi, quasi lapidari, è la forma poetica che preferisci? Quella che frequenti di più?
Monia Pozzoli: Oggi è la forma poetica che meglio mi rappresenta. Breve. Netta. Scarna.
Ma, la tecnica conduce sempre al senso non lo sovrasta...

Paolo: La brevità di ogni poesia, genera un ritmo incalzante che spinge chi legge a terminare subito la raccolta. Come una serie di dominanti a caduta con la risoluzione alla fine di un chorus. E' una caratteristica nata casualmente o l'ordine dei componimenti è stato deciso anche in quest'ottica?
Monia: Brevi, sì. Concatenate in voci singole a formare un coro.
Non posso scindere le parole dalla musicalità che emanano. Il respiro, l'accento, la forma...
Per quanto l'ordine delle poesie sia stato inteso secondo un'ottica di ricostruzione/costruzione, non mi sono limitata a riorganizzare/organizzare il susseguirsi delle parole secondo nessi cronologici o secondo aggiustamenti facili per il lettore, ho cercato di creare un'ulteriore complessità sia di contenuto che di respiro... Le note musicali sullo spartito.

Paolo: La scelta di ricorrere quasi sempre a frasi principali, pochissime subordinate crea un gioco dei silenzi e del "non detto", i versi appaiono così proclamati; da quali autrici o autori hai mutuato questa tecnica? O quali ti hanno ispirata?
Monia: Le proposizioni principali, in grammatica, si reggono da sole e così, spesso, il soggetto delle mie parole fa altrettanto. La proposizione principale è sola. Si autoproclama senza un pubblico ad accoglierla. Non ad applaudirla, sia inteso.
Silenzio e voce, "non detto".
Non ho ricercato autori da cui apprendere come sbrogliare il mio pensiero, per quanto io ami leggere... E, se l'ho fatto, non me ne sono accorta.

Paolo: Poche assonanze, onomatopee quasi assenti, rime rifiutate e poca attenzione all'uso e alla combinazione di parole tronche, piane e sdrucciole; è il verso libero l'abito che la tua anima e il tuo cuore gradiscono di più?
Monia: Sì. Un verso libero di calzare l'abito che meglio preferisce. Un verso che per donare il giusto ritmo deve seguire percorsi differenti... Un foglio bianco dove non esistono righe, direzioni, pulizia...

Paolo: Belle le metafore e le similitudini, sempre espresse con queste frasi essenziali, in molti passi disegnano un quadro nitido; ti capita di ragionare per immagini quando componi?
Monia: La materia di Burri. Il colore che senza raziocinio cola nelle opere di Pollock...
Mi capita spesso. Talvolta, una sola immagine concreta o fantastica è in grado di guidare l'intera composizione. Altre volte, come in un film, vi sono mille fotogrammi a costituire un movimento.
Di tanto in tanto, al termine dell'elaborato, ricerco immagini che racchiudano, a mio avviso, un'interpretazione in più... Ciò che ho visto ad occhi chiusi.
Per fortuna, accostandosi ad un'opera, spettatore e artista compongono immagini senza precedenti...

Paolo: Ne nasce quindi una simbologia ricorrente, altra peculiarità di tutta l'opera, parlaci della scelta di termini come fango, sangue, labbra... e soprattutto mani e del loro coincidere spesso con il climax del componimento.
Monia: Sono una donna timida... Difficile parlarne per me... Sinceramente.
Nonostante la pubblicazione. La carta che non si cancella.
Il fango... ostacola il percorso, la morale. Cola. Affatica.
Il sangue nutre e uccide. E' la passione di Cristo. Sono le cicatrici che non guariscono.
Le labbra, ambiscono al canto puro... All'Ispirazione.
E, le mani... Le mani, sono sicuramente uno degli elementi cardine della raccolta, sono un incontro/scontro/assenza. Il principio e la fine.
La comprensione non è cosa facile, né per me che scrivo né per chi legge, le parole sono archetipi che si confrontano con il vissuto da cui siamo dinamicamente permeati... Da lì il climax.

Paolo: I contenuti sono celati, velati; in molti passi il tuo scrivere appare criptico. Questa impenetrabilità programmatica è tipica dell'ermetismo, si riconosce in autori, per esempio, come Luzi o Parrucchi?
Monia:
La giovane ebrea al suo amato musulmano
C'è una pozza di sangue tra te e me.
Mio Dio, chi l'ha versato?
chiunque sia stato,
caro, è sangue sprecato.
Ma io so che l'amore
mio, se mi aprirai le braccia,
potrà vederlo asciugato.
Vieni, non tardare.
(M. Luzi)


Tra te e me/E' sangue sprecato/ Vieni, non tardare...
Luzi, non è semplicemente un poeta ermetico, si è dimostrato capace nel corso della vita di volti plurimi... Non sono un'esperta, no, solo che il carattere religioso che traspare dalle sue poesie un po' si avvicina al mio, il mistero della fede... che non si ricerca, che è già dentro di noi... Che non si acquista.

Paolo: Affiorano comunque tematiche come l'amore e come la sofferenza, narrate attraverso immagini dolci e forti. Tra le più nitide, il sangue baciato sul costato del componimento numero ventitré. E' chiaro un percorso catartico, ci sveli quale?
Monia: Catarsi significa "io pulisco". Ed è tutta la vita che cerco di pulirmi, prima ancora di essermene resa conto.
Sono una studentessa di psicologia e mi rendo conto di quanto le macerie, il dolore dentro di noi, debbano fuoriuscire... Io ci provo ancora oggi. La parola è per me lo strumento in grado di veicolare la mia essenza conferendole concretezza, seppur col solo pensiero. Semplicemente, cantando...

Paolo: Sono presenti in tutta l'opera un lessico cultuale e azioni rituali. La religione come innesco del gesto poetico o contenuto della struttura del profondo della tua opera?
Monia: Come parte della struttura profonda dell'opera...
Quand'ero ancora una ragazzina ho perso mia madre e la preghiera è diventata ancor di più un momento di conforto. Di vicinanza...

Paolo: Come avviene il tuo approccio alla poesia e qual è il tuo percorso formativo in questo settore?
Monia: Non ho una formazione specifica in questo settore. Studio psicologia...
Scrivo spesso di notte. Una sigaretta in bocca e la musica di sottofondo. Chopin, i cantautori italiani, un po' di jazz... Un computer portatile ed io sdraiata sul letto. La mia gatta nera ai piedi...
Sono una donna che ama gli incontri profondi tra le persone, smorfie e tonalità interessati... Parole a voce alta. Un altro modo di creare, altre catarsi che si aprono e si riallacciano...

Paolo: Quali poetesse e quali poeti senti a te vicine/i?
Monia: Oggi amo leggere Alda Merini, Patrizia Valduga, Patrizia Cavalli, Franca Mancinelli, Isabella Leardini e Mariangela Gualtieri.
In passato, ho letto spesso Dino Campana, Umberto Saba, Giuseppe Ungaretti... Sylvia Plath, Emily Dickinson... Octavio Paz, Fernando Pessoa, Rainer Maria Rilke...

Paolo: Nello scenario della poesia contemporanea, dove pensi che debba essere collocata questa raccolta?
Monia: Non sono io a doverlo dire...

Paolo: Che idea ti sei fatta del mondo editoriale di settore in Italia?
Monia: Tutti scrivono e nessuno o quasi legge. Specialmente poesia.
Eppure, la poesia è qualcosa di vitale, non è un manierismo.
Con l'avvento dei cellulari, di internet e dei social network, la chiarezza e la rapidità del messaggio, forse, hanno offuscato lo sforzo che occorre per entrare all'interno di un'opera.
Montale, sosteneva, che una società senza poesia non è ammirevole.

Paolo: Progetti futuri?
Monia: Continuare a scrivere, migliorarmi... Crescere.



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