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Genere: Fantascienza

Trama:
A quasi vent'anni dalla sua prima pubblicazione, quello che uno dei più importanti quotidiani americani definì "Un volgare sogno metropolitano bagnato da un noir fantastico", viene pubblicato nella sua versione completa, non privata quindi dei famosi tre capitoli censurati, "Nibiru" di Karl Tenbro. Un'opera surreale dai tratti orrorifici che trasforma il mondo quotidiano in qualcosa di assurdo. Una macabra, rigorosa, progressiva allucinazione che esplode in una lunga discesa verso l'abisso della follia umana. Traduzione e introduzione a cura di Pablo Soereni.

Recensione:
Preparatevi ad una discesa in un universo letterario atipico, ad esplorare il mondo della follia, perché "Nibiru" è qualcosa che vi sconvolgerà, vi disturberà.
Secondo Sitchin, Nibiru è un pianeta la cui esistenza sarebbe descritta in antichi testi Sumeri. Non c'è nessuna valenza scientifica seria che provi o dimostri la suddetta affermazione, quindi possiamo dire che Nibiru è un sogno, una distorsione della realtà, un miraggio.
Tenbro lo prende in prestito per titolare la sua opera che, come il pianeta di Sitchin, si lega e si allontana dalla realtà, costruendo qualcosa che è anche difficile collocare in un preciso genere letterario. Fantascienza? Horror? Noir? Quello che si affronta è una trama che somiglia ad un nastro di Mõbius, a "Casa di scale" di Escher, qualcosa che stende un velo lasciando solo dei momenti nei quali il lettore può scorgere in un lampo, in un brillio, qualcosa sullo sfondo di terribile, destabilizzante. Una tragedia che ha preso il protagonista e lo ha sconvolto a tal punto da lasciarlo in balia della confusione, dell'annientamento mentale, del nulla. In lui si alternano visioni, volontà autodistruttiva, senso di colpa: una giostra di sensazioni negative che lo straziano.
La prima cosa che colpisce di "Nibiru" è il formato di stampa: un A4. Affatto un tascabile e scomodo da tenere in mano, va appoggiato su di una superficie. L'introduzione, già subito, mostra un'organizzazione di caratteri instabile, non convenzionale, che ritroveremo anche nei capitoli del romanzo: pagine con paragrafi canonici, parole scritte in colonna, a rovescio, sconvolgente interpretazione degli spazi che fa spalancare gli occhi ed è il riflesso stampato della confusione che domina il personaggio principale.
Ma chi è, o chi era, l'uomo che ci parla? Mistero. E' una figura abbruttita, che si porta dentro un peso che l'ha trascinato in un inferno fatto di allucinazioni e incubi che il continuo stato alterato dall'alcool non aiuta di certo.
Da leggere con calma, a piccole dosi, questo romanzo ha sul lettore un'azione respingente e la scrittura, a volte fluida, altre a singhiozzo, con evoluzioni ed involuzioni, da una parte alimenta la curiosità di trovare il bandolo della matassa, di capire, di scoprire la chiave che donerà al tutto logica e consequenzialità, ma dall'altra fa chiudere il volume con la voglia di respirare, di staccarsi.
"Nibiru" è sempre fedele a sé stesso, a ciò che descrive e alla costruzione del suo protagonista, ma questo lo rende un romanzo godibile nel quale immergersi?
E' un romanzo faticoso, ermetico. Se un lettore si può innamorare di uno scritto, "Nibiru" non ama chi lo legge. E' freddo, folle, distante ed alieno, esattamente come il presunto pianeta dal quale prende il nome.
(Tatiana Vanini)



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