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Genere: Narrativa straniera

Trama:
Parigi. Dominic Robert sta per compiere diciannove anni e, tra qualche mese, dovrà anche affrontare l'Esame di Maturità. Figlio di genitori separati, non vive la sua condizione come un problema, anzi, con il padre ha un ottimo rapporto, complice, profondo. Ciò che invece rischia di minare il fragile equilibrio della sua età è la matematica e, soprattutto, chi la insegna. Si tratta di un giovane professore che, per i modi particolarmente feroci con cui si relaziona alla classe, viene da tutti soprannominato Pugnale. Dominic ha sempre evitato di cedere alle provocazioni di questo demone vestito di nero, ma una tragica circostanza lo obbliga a un cambiamento. Con la mente affollata di nuove e urgenti domande capisce che una, su tutte, s'impone e pretende una risposta. Caduta nel piatto della sua esistenza comincia a scavare dentro di lui e ad agire sulla sua parte oscura.

Recensione:
"La domanda che hai nel piatto", di Moran Beaumer, è uno svelto romanzo che si tinge di noir, raccontato in prima persona da Dominic, un ragazzo parigino che frequenta il quinto anno di liceo scientifico.
L'approccio iniziale è di simpatia nei confronti di questo ragazzo che porta il lettore nel suo mondo. Il linguaggio pulito e talvolta conciso, immagino volutamente semplice quasi a far riecheggiare le voci che si odono in una scuola o in un gruppo di ragazzi qualunque, è ricco di espressioni tipiche dello slang giovanile ed è uno strumento narrativo che funziona molto bene ed arriva a toccare il cuore di chi è stato studente ma un po' si sente ancora tale sui banchi di quella scuola che si chiama esistenza.
Dominic odia la matematica, o meglio, è il professore di matematica, soprannominato Pugnale, che gliela fa odiare. Pugnale ci viene descritto come un cinico, crudele torturatore psicologico di studenti, ai quali non risparmia commenti perfidi ed umilianti, anche la sommaria descrizione gli conferisce un aspetto diabolico, ma non dobbiamo dimenticare che il punto di vista è strettamente univoco.
Confesso che, all'inizio, il libro, può ricordare il film "Notte prima degli esami" con il terribile professore, in questo caso di Italiano, interpretato da Giorgio Faletti; ma è un'impressione che affiora a tratti, poi la narrazione prende slancio verso altre direzioni. Interessante è la descrizione dei legami di Dominic con gli amici, le ragazze e, specialmente quello, molto forte, con il padre che lo consiglia e cerca di stabilire un equilibrio tra il mondo visto dalla giovinezza (dove esistono creature spaventose che sembrano maledettamente reali e in cui l'amore è idealizzato anche se poi è solo legato alla fisicità) e il mondo quotidiano.
Il padre cerca di evitare che il mondo reale venga infettato da quello immaginario del ragazzo dominato dagli impulsi, dalle reazioni istintive e irrazionali. Ad un certo punto, il piano della narrazione cambia e, fra rimpianti e richieste, elaborazioni del lutto e mancanze importanti, entra in scena una sorta di furia cieca che mischia e annebbia i sentimenti, come per uno scopo malvagio vela gli occhi del giovane e quello che era tenuto sotto controllo dilaga coi suoi contorni di dolore e distruzione.
Se per buona parte del libro l'autore ci porta a posare lo sguardo in quello dei personaggi che entrano in contatto col protagonista e tra le righe aleggi un'aria familiare e a tratti scanzonata, vi sono momenti in cui la penna sembra tentennare e perdersi in volute distratte e leggermente farraginose (non è da escludere che ciò serva a mettere a fuoco il bersaglio sia per l'autore sia per il lettore), nel complesso la lettura coinvolge ed emoziona.
Il finale, che non anticipo ovviamente, è abbastanza prevedibile, eppure mi piace pensare che voglia sottolineare il tema ancestrale della necessità di redenzione a fronte della sete di vendetta.
Riuscirà, un giorno, Dominic a vedere veramente e sconfiggere i suoi demoni? A essere felice come solo un animale può esserlo? Troverà la pace? Soprattutto riuscirà a far pace con se stesso, ad ammettere di aver ceduto alla Follia per un'effimera soddisfazione della sua sofferenza?
In queste parole il significato del titolo e del romanzo:
"Le patatine sono dentro il sacchetto, e per mangiarle bisogna prima trovare il sacchetto. Il sacchetto è l'impegno, le patatine le cose che puoi fare nella vita. Senza sacchetto, il piatto è vuoto".
(Luisa Debenedetti)



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