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I cento pozzi di Salaga
di Ayesha Harruna Attah

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    Casa Editrice: Marcos y Marcos - 300 pagine
    Disponibile in formato cartaceo




  • Genere: Narrativa straniera

    Trama:
    Aminah vive in un villaggio sulla pista delle carovane, le piace cucinare e creare cose con le mani; sogna di cucire scarpe come suo padre e viaggiare per venderle. Il viaggio che l'aspetta è ben diverso, ma rivela il suo coraggio e la sua capacità di resistenza. Wurche è la figlia di un re, una guerriera; sogna di governare insieme al padre e ai fratelli, per risolvere i conflitti interni e contrastare la rapacità degli europei. Non immagina che le chiedano invece di sposarsi, per cementare un'alleanza. La guerra incombe, e nei villaggi imperversano i mercanti di schiavi, che portano il loro bottino a Salaga, la splendida città dai cento pozzi. Uno di loro è Moro, cavaliere bellissimo e sensibile, eppure implicato in quel traffico osceno. Wurche e Aminah si incontrano grazie a lui: sono una principessa e una schiava, ma entrambe devono conquistarsi la libertà.

    Recensione:
    "I cento pozzi di Salaga" di Ayesha Harruna Attah, il cui titolo si riferisce ai pozzi, usati al mercato degli schiavi della città di Salaga per lavare gli schiavi prima che fossero venduti, è un romanzo potente e commovente, ambientato nel Ghana pre-coloniale del XIX secolo, che ha per protagoniste due donne molto diverse e si sviluppa attraverso i punti di vista alternati delle due protagoniste, Aminah e Wurche, che condividono uno stesso spazio, ma vivono in mondi paralleli.
    Wurche è una principessa di sangue reale mentre Aminah, che viene catturata come schiava, è la figlia maggiore di un calzolaio. Sebbene abbiano origini sociali diverse, diventa evidente, mentre il romanzo progredisce, che le loro esperienze e percorsi saranno fortemente influenzati dal dettato degli uomini e dalle aspettative del loro ruolo di donne. Non sorprende, quindi, che il romanzo faccia riflettere sul ruolo delle donne nella società, nelle relazioni, nei desideri e nelle difficoltà personali in un periodo della storia africana caratterizzato da una maggiore persecuzione. Anche se i percorsi di Wurche e Aminah si intersecano solo nella seconda parte del libro, l'autrice non esita a creare e sostenere un discorso aperto sulle condizioni delle donne e sugli effetti della schiavitù e del tribalismo nella vita quotidiana dei personaggi. E' interessante notare come molteplici temi concorrano a legare l'intera storia: la schiavitù interna, i problemi (e i piaceri) di essere una regalità, l'amicizia, la ribellione, la violenza sessuale, la religione, la ricerca di potere, il colonialismo, l'accoppiamento interrazziale, la sessualità e la violenza domestica, il tutto visto attraverso gli occhi di due donne le cui circostanze opposte convergono fino a creare un legame molto forte che potrebbe definirsi amicizia anche se non viene descritta approfonditamente come tale.
    Il pregio di Ayesha è l'incredibile capacità di rappresentare in modo molto realistico ed empatico attraverso un'esperienza immediata e commovente, centrando l'attenzione di questo romanzo su donne forti in una società patriarcale e la complessa politica della tratta degli schiavi, un momento nella storia del Ghana da parte di coloro che lo hanno vissuto.
    Ayesha sottolinea il fatto che gli europei non hanno iniziato la schiavitù, ma hanno sfruttato un sistema esistente. L'autrice ci costringe a rivedere l'idea dell'imperialismo inteso come una forza esterna mentre, invece, contempla la lotta interna per il potere in Ghana e fa riflettere come alcuni africani, forse per paura del loro stesso razzismo, potrebbero impropriamente considerarsi come vittime passive.
    E' una storia molto avvincente. Sia Aminah che Wurche sono personaggi a tutto tondo e complessi, sebbene Wurche, esuberante e ambiziosa, sia, ai miei occhi, la più avvincente delle due. Nata regale ma donna, è benedetta e maledetta, il suo cervello sottovalutato e il suo corpo usato per cementare alleanze politiche. E' costretta a sposarsi con un principe Dagbon, ma rende nota la sua insoddisfazione e cerca con ostinazione piacere altrove e prova anche un certo turbamento quando guarda Aminah. I capitoli che riguardano Wurche sono l'aspetto femminista di questo romanzo.
    L'abilità di Ayesha è innegabile, intreccia magistralmente storie universali su genere, amore, perdono, comprensione, libertà e giustizia nel tessuto denso ma delicato della storia africana, riesce a personalizzare la schiavitù attraverso il personaggio di Aminah, per cui il lettore sente la ferita e la vulnerabilità che ha causato alla gente comune e si rende conto, di prima mano, come le donne (in questo caso Wurche) sono state utilizzate per attuare progetti di dominio, attraverso matrimoni combinati e altri atti di coercizione, e di contro narra dei vari atti di ribellione intrapresi da donne coraggiose.
    La dicotomia della storia è affascinante: al tempo stesso è orribile e splendente, Ayesha intreccia un momento spaventoso della storia del Ghana con la speranza e la luce del cambiamento.
    Questo romanzo ha il potere di aprire gli occhi e il cuore mentre riempie le menti con abbondanza di spunti di riflessione.
    Da leggere.
    (Luisa Debenedetti)



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