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Giorni quasi dimenticati
di Dario Mingarelli

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    Casa Editrice: Pubblicazione indipendente - 240 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Fantascienza

    Trama:
    Giorni Quasi Dimenticati, il secondo romanzo di Dario Mingarelli, è un racconto denso di significati. Ancora una volta, un'invenzione narrativa complessa - una sindrome che si diffonde su tutta la popolazione e la lotta per contrastarla - porta a muovere molti protagonisti tra le pagine di questo libro. Ognuno con una determinazione senza eguali. Rivelando una forza straordinaria in donne e uomini chiamati a reagire alla tragedia mettendo in luce tutta la loro intelligenza. Alcuni di loro sacrificandosi al dolore del cattivo ricordo, alcuni di loro trovando amicizia e amore. Un solido romanzo che, partendo da un istituto di ricerca sperduto tra i ghiacci dell'Antartide, ci attira inesorabilmente fin dentro le stanze dei bottoni del vero potere, tra Italia, Stati Uniti e Cina. Un intreccio che lascerà il gusto di capire come vengono prese drammatiche decisioni, e come esse siano guidate da follia o saggezza. E una speranza da difendere a tutti i costi. Perché i Giorni Quasi Dimenticati sono giorni difficili, terribili, a volte poetici; semplicemente giorni da ricordare.

    Recensione:
    "Giorni quasi dimenticati" di Dario Mingarelli è un romanzo apocalittico postmoderno alla cui base c'è il riuso dello svolgimento narrativo e simbolico dell'Apocalisse biblica. Quest'ultima racchiude una dialettica del limite, del confine e del terminale: è l'ultimo libro della Bibbia ma soprattutto è il limite della scrittura e della visione, poiché è un racconto che procede per immagini; l'Apocalisse mette in crisi il mondo della parola poiché il pensiero della fine che trasmette al destinatario è un abisso che spaventa. Gli orrori dell'apocalisse postmoderna - guerre, catastrofi ambientali e affini - sono il rischio di un'estinzione dell'umano che si lega al rischio di una sua profonda scomparsa culturale prodotta dalle sue stesse esigenze di consumo e di potere.
    Il lavoro di Mingarelli inizia con il dialogo, che sarà il fil-rouge del romanzo, in cui un dubbioso J si confronta con l'Angelo sulla decisione di porre fine al tempo dell'uomo: dapprima non nasceranno più bambini, in una fase successiva moriranno bimbi entro i tre anni.
    Ogni capitolo è introdotto da un passo dell'Apocalisse di Giovanni e ne sviluppa il tema. Nonostante il romanzo nel complesso dia l'impressione di un déjà vu (intervallato da inserzioni pubblicitarie) con qualche errore grammaticale disseminato qua e là, è innegabile il realismo sociale e l'accenno di filosofia della storia, abbastanza consequenziale, data l'impostazione del romanzo. La storia è dominata dalle passioni dell'uomo con la sua ansia di sapere, ma anche di dominare, con il suo desiderio di felicità impossibile che lo porta alla distruzione e alla violenza, con la ragion di stato che non si smorza, anche di fronte a quello che potrebbe essere l'Armageddon.
    Il ritmo, per almeno metà del romanzo è lento, troppe e minuziose le descrizioni dei pranzi e delle pietanze (al limite dello stucchevole), l'accordo instauratosi tra USA e Cina è ben studiato ma poco credibile nei suoi risvolti spiccatamente melodrammatici: l'imminente estinzione dell'umanità può cambiare così repentinamente il comportamento e le prospettive della società in generale?
    Più credibili sono "i cattivi" o "i folli", anche se disgustosi e paranoici, che movimentano la vicenda soprattutto con la pianificazione dell'attacco a New Orleans, spero reso volutamente grottesco riprendendo la memorabile scena di "Apocalypse Now" con gli elicotteri che, come enormi cavallette, volano sulle note de "La cavalcata delle valchirie".
    Personalmente, ho avuto la sensazione sia di leggere la sceneggiatura di un film (per la lentezza e meticolosità della narrazione) sia di giocare a un videogame (quando i dialoghi e le azioni si susseguivano velocemente) in cui, tuttavia, ogni passaggio di livello non riusciva a sorprendermi.
    Il finale apre spiragli "necessari": è necessario continuare a sperare, è obbligatorio volersi e doversi fare un futuro diverso, uscire dall'incubo dei ricordi e meritarsi definitivamente un altro imperdibile, imprevedibile Amore. Sulle note di un brano dei Pink Floyd.
    (Luisa Debenedetti)



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