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Tutto il bene che si può
di Rye Curtis
Traduzione a cura di: Francesca Gatti

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    Casa Editrice: Bompiani - 320 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    E' una domenica d'agosto del 1986 quando un aereo da turismo precipita in un'impenetrabile foresta dei monti Bitterroot, nel Montana. A bordo oltre al pilota ci sono i signori Waldrip, un'anziana coppia texana in vacanza. L'aereo risulta disperso, e le ricerche non danno esito. Ma Cloris Waldrip, 72 anni, è sopravvissuta. E' la sua voce che ascoltiamo per metà del libro: la voce interiore di una donna piena di spirito e di energia, che non si lascia scoraggiare dalla situazione impossibile in cui si ritrova e cerca di sopravvivere con coraggio e umorismo, raccontandosi storie del passato e rivelandosi verità mai confessate mentre avanza nella foresta guidata solo dal buonsenso, si nutre di bacche, vermi, erbe, dorme nelle caverne, sfugge per miracolo a ogni genere di pericoli e insidie. L'altra metà del libro è occupata da Debra Lewis, ranger che nel thermos tiene Merlot dozzinale invece del caffè ed è la sola, contro ogni logica, a continuare a seguire le tracce esili e contraddittorie che sembrano dire che Cloris è ancora viva. I giorni diventano settimane; la polizia è alla ricerca di un molestatore-rapitore di bambine che sembra aver trovato rifugio nella stessa foresta; Cloris è sempre più debole, affamata, diminuita dal freddo; Debra sempre più ostinata. Qualcosa deve succedere. Drammatico e umoristico, ricco di sfumature, svolte e sorprese, "Tutto il bene che si può" è il romanzo della sorprendente capacità di adattamento di persone normali in circostanze straordinarie. Ci offre due personaggi memorabili che col loro piccolo eroismo ci ricordano che sopravvivere non basta: per restare umani ci vogliono compassione e dignità.

    Recensione:
    Un romanzo di narrativa ricco di fascino e di spunti di riflessione: "Tutto il bene che si può" è avventura, introspezione, disagio, morte e speranza.
    E' selvaggio, indomito e brutale, come la natura che descrive. Quella natura che guarda indifferente alle sorti umane. E' bello e disturbante. E' logico e folle. E' un viaggio fuori e dentro di noi, fatto attraverso i personaggi che lo popolano e circondato dalle montagne e i boschi che lo colorano.
    Due storie si intrecciano e camminano su binari paralleli, in "Tutto il bene che si può". Nella prima storia, scritta in prima persona, è Clovis a raccontare la sua esperienza incredibile. E' l'anziana donna che, sopravvissuta ad un incidente aereo si perde nella foresta. Clovis alla fine si salverà, ce lo dice lei stessa fin da subito. Sono passati vent'anni dalla sua avventura e la racconta in una sorta di diario verità nella casa di riposo dove risiede. Clovis ripercorre i suoi passi e le sue cadute, regalandoci sensazioni, ricordi e mostrandosi senza pudore, senza veli, con le sue grandezze e le sue mancanze, le sue buone qualità ed i suoi errori. Ormai ha vissuto tanto, tutto, la maggior parte delle persone non avrà mai, fortunatamente, la sua esperienza, quindi può permettersi una cosa che, ammettiamolo, noi non possiamo avere: la sincerità, la verità con sé stessa e verso il prossimo.
    Bellissime le parti dove la signora ci accompagna. Invitano alla riflessione e si seguono con viva partecipazione, con emozione. Clovis e il suo misterioso salvatore/accompagnatore che forse è un criminale, sono magnifici, edificanti nella loro selvaggia, semplice complessità.
    La seconda parte, narrata in terza persona vede protagonista la ranger Lewis e le figure che le fanno da spalle e compagni. Lewis non si arrende e contro le probabilità e i pareri degli altri, continua a cercare ossessivamente Clovis, credendo come una professione di fede che la donna sia viva. Forse, salvando lei, crede, senza rendersene conto, di salvare se stessa. La ranger e i personaggi con lei sono, in una parola, folli. Disturbati e disturbanti. Fastidiosi ed affascinanti. Si ha quasi la tentazione di saltare le parti a loro dedicate, ma una perversa attrazione ci spinge a leggerle, sia per sapere se troveranno Clovis, sia per approfondire le dinamiche tra loro. Se vogliamo hanno talmente tanti problemi, che seguire le loro azioni surreali è quasi conferma e consolazione della nostra normalità. Preparatevi a scene incredibili, impossibili e in alcuni casi disgustose. Eppure i pensieri, le conclusioni di Debra Lewis alla fine, li troviamo toccanti, amari e condivisibili.
    "Tutto il bene che si può" è incastonato in una dimensione selvaggia, primitiva. Ha un ritmo dinamico, mai assolutamente banale o prevedibile, reso vivido da personaggi potenti, psichedelici. Alcuni arriveremo a comprenderli, altri no.
    E' un viaggio che prende, e la fine ci accoglie con maggiori consapevolezze.
    Troverete tanto bene, tutto quello che si può, ma anche altro.
    Scopritelo.
    (Tatiana Vanini)

    Citazioni da questo libro:
    Il lutto è il momento più freddo della notte.

    Non c'è modo di figurarsi o giudicare la natura delle cose stando al sicuro a guardare dalla finestra, e la terribile verità delle cose è che la metà delle volte tutto quel che si può capire di una persona è ciò che meno capiamo di noi stessi.

    Le regole dettate dalla storia non sempre reggono alla prova dei fatti.

    Certe cose sono così tristi che le lacrime non bastano a rendergli giustizia.

    Presto saremo tutti solo un racconto e la gente che verrà potrà decidere quanta verità e bontà c'è stata dentro ognuno di noi.



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