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Il diario del silenzio
di Martina Vaggi

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    Casa Editrice: Pubblicazione indipendente - 263 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Storie vere

    Trama:
    Cinquanta storie raccontano la vita e il processo di cambiamento di pazienti, infermieri, medici, imprenditori, insegnanti, aziende e persone comuni, durante il periodo di maggiore impatto del Coronavirus. Il ricovero dal punto di vista dei pazienti, la corsa di infermieri e medici nei reparti Covid, gli imprenditori che chiudono l'azienda e altri che cercano di sopravvivere: la didattica a distanza, lo smart working, i parenti che salutano i loro cari da dietro uno schermo. La spiritualità, la fede, il silenzio che avvolge le città. Attraverso i luoghi e le date i racconti intrecciano storie reali individuali con eventi storici accaduti durante i mesi della quarantena.

    Recensione:
    Se si chiede a dei testimoni di ricordare un evento disastroso di grossa portata, come un terremoto o un'alluvione, si può notare che i racconti si somigliano tutti, e tutti, anche a distanza di anni, ricorderanno esattamente cosa facevano in quel determinato momento. Ci sentiremo rispondere "stavo guidando", "stavo mangiando", "ero seduto davanti alla TV". Quello è un momento che ferma il tempo, e tutta la vita successiva sarà regolata da un prima e un dopo quell'evento.
    Probabilmente accadrà lo stesso con il 2020 appena trascorso, ma la differenza è che non si tratta di un'istantanea, piuttosto sarà una sequenza di ricordi, un insieme di momenti più o meno evocativi in base alle sensibilità e alle esperienze dei singoli.
    Martina Vaggi, con questa sua raccolta di testimonianze, riesce a fermare il tempo sugli avvenimenti più importanti. Lo fa con uno stile asciutto, diretto, senza fronzoli, non c'è spazio per la narrativa, non ci sono descrizioni né preamboli. Lo stile è quello giornalistico, dove lo scrittore non mette passione, non la racconta come pare a lui. In questo caso chi scrive si limita a riportare. Sarà poi il lettore a dare profondità ad ognuno dei racconti, aggiungendo i propri ricordi e le proprie emozioni.
    Iniziando la lettura tornano subito alla mente i primi giorni, quando tutti parlavamo del nuovo virus e si vedevano in giro le prime persone con le mascherine, generando sorpresa e sgomento per una situazione a noi nuova. Poi le opinioni diffuse dalla televisione, con autorevoli personaggi che rassicuravano paragonando questo virus a una normale influenza. Qualcuno si azzardava a dire che non era nulla di preoccupante, mentre apparivano di senso contrario le prime testimonianze di medici e infermieri impegnati in prima linea, con gli ospedali in affanno.
    E poi ancora l'assalto ai supermercati; le lunghe code in attesa con i carrelli all'esterno; la difficoltà a reperire le mascherine che ci venivano imposte ma non sapevamo dove acquistarle; le farmacie che servivano i propri clienti sulla porta d'ingresso; la paura di uscire ed incontrare gente sul proprio percorso... e tanto altro.
    Scorrendo queste pagine, oltre a ricordare, veniamo colpiti anche dalla freddezza della morte che nell'ultimo anno ha toccato tante famiglie: qualunque ne sia stata la causa è stata comunque una morte in solitudine, un distacco che ha lasciato un vuoto incolmabile scavato nel cuore di chi non ha potuto dare un ultimo saluto a una persona cara.
    In tutto ciò ha fatto clamore l'attività degli "angeli": medici e infermieri che hanno dato tutto pur di rimanere accanto ai pazienti, e l'organizzazione di alcuni reparti con dei tablet per consentire una "visita" a distanza.
    Per fortuna in questi racconti non troviamo solo esperienze dolorose.
    L'autrice ci fa notare che un cambiamento di tale portata sposta completamente il punto di osservazione e, anche nei momenti più tristi, si verificano eventi positivi.
    E' così che le piccole comunità locali hanno riscoperto il senso della solidarietà, con associazioni e volontari che hanno dato un aiuto quando non tutti avevano la possibilità di muoversi per fare la spesa o acquistare medicinali. Inoltre abbiamo ritrovato il piacere di servirci delle piccole realtà commerciali presenti da sempre sul territorio, quelle che consentono anche un contatto umano, ma ignorate dai più in favore dei grandi centri commerciali.
    E anche sul piano sentimentale c'è chi ha vissuto con sorpresa qualcosa di nuovo: tante coppie che trascinavano da anni un fidanzamento che non conduceva a nulla, hanno finalmente deciso di vivere insieme per avere la possibilità di frequentarsi anche durante il coprifuoco.
    Il lavoro di Martina Vaggi, con capitoletti brevissimi, adatti anche ad una lettura sporadica e non sequenziale, è un cammino nella nostra memoria, un lungo diario scandito da date ed eventi che ripercorre un anno tragico, purtroppo non ancora terminato, di cui tutti, nostro malgrado, siamo stati testimoni.
    (Norberto Loricati)



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