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Genere: Narrativa

Trama:
Una storia di fantasmi che vede protagonista Dante Alighieri ai nostri giorni. Da seicentonovantanove anni, per una sola notte, il Padre eterno lo fa scendere dal Paradiso a Firenze per scontare il suo amore eccessivo per la poesia e per la bellezza terrena. Accoccolato ai piedi del "suo" Battistero, guarda lo spettacolo delle donne che passano e riprende il progetto di catalogare le sessanta più belle. Alla settecentesima notte Grace, una giovane studentessa straniera, per la prima volta gli dà l'impressione di avvertire la sua presenza. Così la segue in una esilarante sequenza di incontri e le racconta, come se potesse sentirlo, del suo amore per Beatrice e della sua esperienza segreta di Fedele d'Amore. La invita poi a compiere insieme un viaggio d'amore sul vascello magico mandato dal mago Merlino. Dopo che Grace ha baciato il ritratto del poeta, tutto cambia... Tra una favola degli equivoci e il dramma di una città impaurita e deserta come al tempo della Peste nera, se Amore appare a Dante anche Dante appare a Conte, in un gioco di specchi deformanti e di rimandi.

Recensione:
"Dante in love" di Giuseppe Conte è un libro diviso in due sezioni: il romanzo romantico con venature di ironia e la didattica del saggio; la parte narrativa è il giusto prodotto dell'epoca che stiamo vivendo, in cui la realtà e il sogno/incubo sembrano sempre più alternarsi reciprocamente, facendo emergere i fantasmi, disegnando in giorni approssimati la nostra presenza quotidiana. E' proprio in questo periodo, dove non riusciamo più a distinguere il vissuto giornaliero dall'elaborazione degli incubi, i ricordi del passato dalla scansione di un tempo irrimediabilmente condensato, che si svolge la vicenda della prima parte, contenitore di riflessioni, note, impregnata di richiami letterari o filosofici e resoconti di fatti che hanno portato a una coinvolgente, quanto travolgente realtà: un presente fortemente delirante, in attesa di un incombente futuro.
L'Autore inserisce nella sua opera, eventi e personaggi del passato e del presente, cercando di ricavarne una sorta di insegnamento, capace di trovare la propria utilità nella moderna società, affidandosi allo spirito di Dante (di cui quest'anno si celebra il settecentesimo anniversario della morte) poiché "vuolsi così colà dove si puote" dovrà tornare sulla terra ogni anno, dal tramonto all'alba dell'equinozio di primavera, fino a quando troverà una donna che lo ami, esiliato per la seconda volta, e per contrappasso, dal Cielo alla sua Firenze. Prendendo spunto dalla vicenda immaginata per lo spirito di Dante, ci viene trasmesso il messaggio che viviamo sulla linea di demarcazione che congiunge due mondi, due epoche, con quel pizzico di pessimismo in più rispetto all'epoca dantesca. E' innegabile che, agli occhi di Dante che, nella notte della sua Firenze parla al lettore usando un "tu" montaliano, gli anni dei nostri tempi siano decisamente rivoluzionari: ha visto le abitudini, i valori etici, che hanno fatto parte della sua epoca, i canoni della bellezza e quelli politici cambiare radicalmente e repentinamente, il pessimo stato di salute del pianeta Terra, depredato quotidianamente dagli uomini, la scienza fare passi da gigante, apportando modifiche al modo di vivere e introducendo innovazioni impensabili per lui ma che ha imparato a conoscere, comprese le nuove pestilenze, inserite in un mondo che dimentica in fretta e che gli appare scombussolato già di suo. Dante si chiede se tutti i cambiamenti piombati sull'esistenza umana siano poi così positivi: riflessione piuttosto amara.
Lo spirito di Dante, nelle sue 699 discese accanto al suo bel San Giovanni, ha assistito alle nuove dinamiche sociali ed ai loro effetti, l'approfondita e potente incursione in quelle che sono le angosce che hanno deturpato la nostra epoca e l'evoluzione dell'amore per quella che è comunemente chiamata Conoscenza, la cui sete ha creato quella scienza che ha letteralmente invaso le nostre vite, frugando tra le nostre più intime sensazioni fino a impossessarsene attraverso "quei piccoli apparecchi rettangolari" di cui sembra gli umani non possano più fare a meno.
Conte, che si immedesima nel protagonista, affronta tematiche differenti, lascia spazio al lettore per riflessioni e risposte pratiche a quesiti che spesso, nel tempo, non hanno conosciuto soluzione.
L'ironia e la sofferenza passionale, tipiche del Dante che abbiamo conosciuto leggendone i versi, accompagnano una scrittura di qualità, lucida ed evocativa, insaporita dal sarcasmo, usato per descrivere i vizi e le virtù umani, che Conte elargisce in maniera pacata e mai giudicante, con quella saggezza utile a sottolineare la necessità della solidarietà umana richiamata dalla figura del senzatetto, l'unico che può vedere Dante perché è Ariele, (ammiccamento a Shakespeare, Ariel è uno spirito de "La Tempesta") un angelo che ha chiesto a Dio di farsi uomo e di cui si è pentito, visto quanto è misera l'esistenza terrena.
Dante è tormentato dal dubbio: tornerà in cielo per sempre o resterà tra gli umani con Grace, la ragazza che ha avvertito la sua presenza e, novella Francesca da Rimini, ha dimostrato di amarlo? Al lettore la scelta, dice Conte nella seconda parte, quella saggistica che aggiunge al piacere della lettura il desiderio di approfondire e riprendere i classici con rinnovato e maturo interesse.
Consigliato.
(Luisa Debenedetti)

Citazioni da questo libro:
Vivono come sanno, alla giornata, senza mai domandarsi niente, felici nel chiasso e nel non sapere."

"Voglio vedere, sentire. Toccare, se mi fosse possibile. Di qualunque essere vivente la bellezza la vedi nel movimento, nella consistenza e nella vibrazione del corpo. Il riflesso immateriale non mi puo` bastare."

"Oggi a me sembra che tu e i tuoi simili viviate di schermi, grandi oppure che stanno sul palmo di una mano, di immagini evanescenti che appaiono e scompaiono con un tocco della punta del dito, tra un po' non ti servira` altro, la punta del dito, e tutto il resto del corpo potrete dimenticarlo."

"Per tanti uomini il potere e` pura volonta` di su­ premazia, puro gusto di grandeggiare, di violare e oppri­ mere. O altrimenti e` soltanto la scorciatoia per mettersi in borsa quanti piu` maledetti fiorini e` possibile."

"(...) e non ho piu` visto un'ape nell'aria neppure a pagarla a peso d'oro...
E poi, non ci pensavate, vero? Non avete voluto pensarci, e` toccato a voi. Il male sale, nella scala degli esseri viventi, e il piu` piccolo e invisibile attacca quelli man mano piu` grandi sino ad arrivare al piu` grande di tutti e al piu` potente. L'epidemia colpisce i topi, i cani, i muli, e poi tocca gli uomini. Come ai miei tempi, quando imperversavano peste e colera."



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