Genere: Narrativa straniera

Trama:
Nel suo ruolo di consulente del lavoro, la signora Masakado è abituata a incontrare le persone più stravaganti, ad accogliere le richieste più insolite, e in genere è in grado di accontentare tutti. Così, quando una giovane donna si presenta presso la sua agenzia, è sicura di avere l'offerta adatta a lei. Dopo essersi licenziata in seguito a un esaurimento nervoso, la donna sembra infatti avere le idee molto chiare su ciò che vuole: oltre a essere vicino a casa, il nuovo impiego dovrà prevedere solo mansioni semplici e non offrire prospettive di carriera; dovrà essere, insomma, del tutto privo di sostanza, al limite tra il gioco e l'attività seria. Nelle singolari occupazioni che si prende in carico – dal sorvegliare uno scrittore sospettato di attività di contrabbando a inventare consigli che impreziosiscono la confezione di una marca di cracker di riso –, la neoassunta cerca soprattutto di non lasciarsi coinvolgere troppo. Ma nel suo saltare da un posto all'altro, nel suo acquisire regolarmente più responsabilità di quelle desiderate e ruoli più complicati del previsto, le diventa sempre più chiaro che non solo il lavoro perfetto non esiste, ma che quello che sta veramente cercando è qualcosa di molto più profondo. Ogni cambiamento comincia così a rappresentare una nuova fase di crescita interiore, fino alla consapevolezza che in tutto ciò che si fa c'è qualcosa di magico, di unico e di appagante, e che dobbiamo solo trovare (o non perdere) l'energia per riconoscerne la bellezza. Ironico e tenero, il romanzo di Tsumura Kikuko è una commedia dolceamara che, con la leggerezza, l'umorismo deliziosamente paradossale e un pizzico di surrealismo, tipici di tanta letteratura giapponese, racconta della ricerca, spesso vana, di un senso nel mondo del lavoro di oggi. Con un finale a sorpresa.

Recensione:
Un romanzo di narrativa sorprendente questo di Kikuko Tsumura, che ruota attorno al mondo del lavoro, mostrando, di conseguenza, uno spaccato della società giapponese.
"Un lavoro perfetto" è un'opera brillante, dinamica, sottilmente ironica e critica, eppure scorrevole come non mai, intrigante, surreale, realmente avvincente.
Grazie alla puntuale traduzione di Francesco Vitucci, che rende in italiano la musicalità del testo, rispettando il giapponese dove serve e regalandoci un libro fruibile e perfetto nella nostra lingua, ci immergiamo nella storia, coinvolti oltre ogni presagio lasciato intendere dalla trama.
La protagonista è volutamente anonima: non ne conosciamo il nome, né l'aspetto. Solo alla fine riusciamo a scoprire quanti anni ha, e quale lavoro ha abbandonato a seguito di un esaurimento nervoso, che le ha prosciugato energie e motivazione. Per un po' ci domandiamo quale sia la sua identità, ma ben presto ci accorgiamo di alcune cose fondamentali: un nome non identifica, l'aspetto non ha nessuna importanza, e in questo modo ogni lettore può mettere se stesso nella parte principale, vivendo, pensando e agendo in simbiosi con la storia.
Scritto in prima persona, quindi con un narratore direttamente coinvolto e agente, dal primo nuovo lavoro percepiamo il disincanto con cui il romanzo è scritto, con la volontà nel non farsi coinvolgere lavorativamente che viene battuta dalla passione e dalla serietà di chi vuole dare buona prova di sé. Con meraviglia, da un impiego che potrebbe essere sì curioso, ma finanche noioso, ci ritroviamo nella suspense di quella che è una spy story in miniatura. Cambiano i lavori ma ormai l'attenzione è catturata, quindi ecco che ci ritroviamo in fatti misteriosi, surreali, certo, un po' fantasy, ma che possiedono bellezza e scorrevolezza: un testo leggero eppure saggio.
C'è umanità, condivisione anche se il mondo giapponese e la sua cultura, i suoi modi di fare e le contraddizioni, possono sembrarci distanti. In realtà sarà per l'argomento, o i sentimenti scatenati, tutto ci appare comprensibile, corretto, in una parola, nostro.
"Un lavoro perfetto" non è uno scritto comico, eppure diverte; non è un thriller, eppure c'è tensione; non è un libro di avventura, eppure c'è azione. E' formativo, educativo e al contempo svagato, irriverente. Lo si ama, conquista, così che giunti alla fine, ci si sente un po' orfani.
I personaggi intessono una danza di rapporti, caratteri, nella quale ci troviamo a nostro agio. Unici e particolari, viene spontaneo farci opinioni su di loro, trovando elementi affini oppure irrimediabilmente opposti.
Alla fine il lavoro perfetto non esiste, non per sempre almeno. Le riflessioni conclusive sono esplicite, eppure già da soli ci arriviamo seguendo la narrazione e confrontandola con la nostra vita. Trovarsi bene in un determinato posto, in una precisa posizione, dipende prima di tutto da noi, da come stiamo dentro, dalle forze mentali e fisiche che ci sostengono nel periodo o, al contrario, che non ci sono perché esaurite.
Il cambiamento non è negativo, anzi, strade diverse, anche lontane da quella scelta inizialmente, possono riuscire a mostrare il percorso migliore. Ci vuole coraggio, umiltà, voglia di mettersi in gioco e lasciarsi andare, per rendersi permeabili ai rapporti e alle opportunità.
"Un lavoro perfetto" è un romanzo perfetto, da scoprire.
(Tatiana Vanini)

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