Genere: Thriller

Presentazione:
Il libro rappresenta il primo capitolo della saga di "Sons of Prometheus" e racconta le origini e le prime due tappe di un viaggio senza fine. Trentatré capitoli, come quelli di una cantica dantesca.
Un viaggio nel Rinascimento più oscuro, caratterizzato da colpi di scena e flashback che contribuiscono a tenere desta l'attenzione del lettore su una trama cruda e tagliente, raccontata, in modo non lineare, da più punti di vista che si intrecciano per confluire in un'unicità narrativa: quello dello sfortunato protagonista, quello dell'irreprensibile inquisitore, quello dell'efferato antagonista, vero e proprio proto-serial killer, e quello dei suoi seguaci plagiati, attraverso i diari che inframezzano e completano la narrazione principale. Un salto vivido ed empatico nei panni dei protagonisti quanto in quelli dei malvagi, un affresco sulle origini del male dove persino le storie e le motivazioni dei più empi sembrano a tratti convincenti e la distinzione tra bene e male comincia a vacillare.
Ogni meta è disseminata di nuovi macabri indizi e si chiude con la soluzione e il nome della successiva.
Il libro, per i lettori più attenti ed esigenti, presenta numerosi richiami alla cultura, con citazioni dalla mitologia alla religione, all'esoterismo, alla storia, alla scienza, alla letteratura e alla scultura, persino nei titoli dei capitoli. Riferimenti che, quando non sono raccontati direttamente attraverso le parole dei protagonisti, vengono puntualmente approfonditi in una bibliografia ricca e dettagliata che consente, a chi lo volesse, di aggiungere alla lettura di un avvincente thriller storico, un piacevole viaggio nella cultura antica. I luoghi del romanzo sono riportati con caparbia conformità alla realtà storica, curando i particolari delle descrizioni e fornendo supporto storico a tutto quanto narrato.
L'autore si è divertito, di tanto in tanto, a mettere in bocca ai propri personaggi frasi celebri e avulse dal contesto storico, donando loro rinnovato senso nel nuovo ambito, un nuovo modo di fare retelling e una riflessione sul significato delle parole, se strappate al loro contesto.
Un viaggio mozzafiato dalla prima pagina sino alla parola fine.

Estratto dal testo:
"Un sacrificio a me, che ora sono il tuo Dio". Quello che si parava loro davanti, in effetti, sembrava un vero e proprio scorcio di inferno in terra, stralciato direttamente da un canto dantesco: un alto fuoco, più simile al rogo di un eretico, troneggiava al centro della radura, illuminando la notte a giorno e spandendo un fumo scarlatto dall'odore penetrante e dolciastro. Tre donne dalla coscienza alterata si agitavano al chiarore della luna, non stavano danzando, piuttosto si trascinavano, ondeggiavano unite per le mani, vibravano e si contorcevano intorno alla fiamma che, innalzandosi persino più alta dei loro volti, ne illuminava i corpi nudi e lucidi, cosparsi di una sostanza oleosa, scintillanti nelle tenebre. Ai polsi e alle caviglie agitavano bracciali imperlati dai colori cangianti che producevano il tamburellio cadenzato al cui ritmo anche la fiamma sembrava danzare, ondeggiare e dimenarsi, catturata come un serpente dinanzi alla musica dell'incantatore. "Un sacrilegio! Un sabba!", "Quello è… è…", Malcolm sgranó gli occhi atterrito balbettando "Il Baphomet".

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