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Genere: Thriller

Trama:
A New York, lo psichiatra Adam Myles Nolen tenta di fare il proprio dovere senza lasciarsi travolgere dal vissuto delle persone che ha in cura. Victoria Williams, una sua paziente, viene trovata morta e Adam scopre di essere il principale sospettato. A peggiorare la situazione grava su di lui anche il sospetto di aver causato la morte di un altro paziente. Ellen Amy Madson, giornalista investigativa che indaga su questi crimini, non riesce a mantenere il giusto distacco professionale. Si innamora di Adam sebbene tutte le prove sembrino portare a lui. Con l'avanzare delle indagini il confronto tra i due diventa inevitabile e alla fine nulla rimarrà intatto.

Recensione:
"Adam" è un raffinato thriller psicologico, conturbante, coinvolgente e ricco di sorprese.
Lucia Moreschi ha una scrittura che si segue con piacere, capace di creare un gioco ad incastro dinamico, concertato ad arte, che regala ore di lettura immersive. Si lascia completamente la dimensione reale, per entrare a pieno titolo in quella narrativa, assorbendone i personaggi e la città teatro degli eventi, mentre tutti gli accadimenti divengono una corsa sulle montagne russe: dubbio, adrenalina e tensione sono protagonisti indiscussi.
Questo romanzo è una sfida che il lettore accoglie con curiosità, avvinto dall'intrigo, deciso a scoprire la verità.
"Adam" è un romanzo che parla dei diversi toni dell'oscurità. Che sia nella mente o nei vizi, nel dolore di una vita abusata o di una perdita, nel treno in corsa di una esistenza frenetica dove il successo e i soldi sono il carburante, il buio ci avvolge con le sue numerose e cangianti tonalità, e a volte ne siamo così avvinti, così vicini, che nemmeno riusciamo a vederlo.
Perfetto specchio di questi stati d'animo è la città di New York, che l'autrice racconta nella sua complessità, realtà quasi animalesca, istintiva. Eppure, come nella Grande Mela ci sono scorci bellissimi, anche nella cupezza delle vite narrate esistono sprazzi di luce, preziosi perché rari, impattanti perché da difendere e immediatamente riconoscibili.
Perfetti i personaggi, ricchi, complessi, tormentati. Nessuno è semplicemente come appare, tutti sono il risultato di dolori differenti e, sopra ogni cosa, del diverso modo di aggrapparsi alla sopravvivenza. Corazze ciniche, rabbiose, lascive, accudenti, sottomesse, perfette oppure spezzate, che dentro hanno un mondo opposto. A tratti questa dimensione la vediamo, in precisi momenti ci viene concesso di guardarla, prima che di nuovo venga precluso lo sguardo, ma ormai la comprensione c'è.
Nella parte iniziale "Adam" ci pone di fronte a diversi sbalzi temporali. Sono capitoli che danno un po' di sconcerto, il disorientamento è dietro l'angolo, come pure le domande. Basta poco però per farci l'abitudine e, quando la narrazione si fa lineare, antefatti ormai raccontati, ecco che scopriamo la logica concatenazione degli eventi. La trama è imbastita con cura, nulla è lasciato al caso e tutto avrà la sua importanza.
Scoprire il colpevole prima della fine, avere la piena chiarezza del crimine, non è facile. I sospetti non mancano, ma quando puntiamo il dito siamo ritrosi, perché le vittime ci appaiono più colpevoli dell'assassino. La loro morte reca un certo sollievo, vedere uno dei personaggi come sospetto, è invece una verità che vorremmo evitare.
"Adam" è un romanzo che spiazza, intriga e fa pensare. E' un gioco di specchi ed inganni, illusioni e realtà, dove solo il dolore è una costante di autenticità.
Un libro da scoprire.
(Tatiana Vanini)

Citazioni da questo libro:
Ogni persona con cui ci relazioniamo ci fa rigorosamente da specchio. Questo significa vedere nell'altro una parte di noi. Non è tanto l'altro a creare il problema, quanto invece noi che vediamo quel problema.

Forse il problema stava proprio nel fatto di identificarsi in un ruolo, quando ci si poteva invece inventare ogni giorno.

E' più facile tornare. Non lo è sprofondare nell'abisso.

Il dolore umano non ha unità di misura.

La parola fine poteva essere scritta in vari modi e spesso sapeva stupire.



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