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Genere: Romanzo storico

Trama:
"Carta" è una raccolta di racconti che ha come riferimento spazio temporale il fronte dell'Isonzo alla fine del 1917, poco prima della disfatta di Caporetto. I nove scritti sono tutti incentrati su un unico episodio avvenuto su questo fronte, tuttavia illustrato in modo differente, mettendo in luce aspetti diversi e rivelando di volta in volta, sviluppi inaspettati della stessa vicenda. Filo conduttore è l'incomprensibilità di dover uccidere e morire in una guerra inspiegabile, come d'altronde tutte le guerre, ma soprattutto prepararsi ad affrontare l'ineluttabilità del destino.

Recensione:
Tutte le guerre sono un orrore, ma la Prima Guerra Mondiale è passata alla Storia e alla memoria collettiva - giustamente, peraltro - come una guerra insensata in cui i soldati venivano massacrati nelle trincee e in assalti suicidi.
Nella sua raccolta di racconti "Carta", Luca Gallazzi è stato capace di rendere umana la disumanità della guerra.
La narrazione è basata su un episodio, una storia di coraggio sullo sfondo di una guerra disumana, un episodio "inventato" dall'Autore su cui lavora da diverse angolazioni e punti di vista (il gatto, la mosca, la pallottola graffiata con la dedica, i giovani "l'un contro l'altro armati", il mulo), l'episodio non sembra posticcio o inverosimile: qualcosa di simile sarà successo di sicuro, e migliaia di volte, su tutti i fronti. La narrazione mi ha proiettata indietro nel tempo quando, ragazzina, ascoltavo affascinata e turbata i racconti diretti di nonno Giovanni partecipe, suo malgrado, in prima persona alla Grande Guerra.
Devo dare atto a Gallazzi di non aver sentito l'ossessiva necessità di sottolineare ogni "tre per due" quanto fosse una guerra sporca e brutta. Il lettore lo sa già: gli bastano le parole dei militari, la percezione che si avverte (anche subliminalmente olfattiva) dei cadaveri, le pallottole che fischiano a caso tra le trincee colpendo quel soldato là e risparmiando questo qua. Sensazioni che vive insieme ai protagonisti dei racconti provando lo stesso disgusto e paura. Non c'è nemmeno bisogno di indugiare su arti mozzati - si sa già che sono lì.
Un ruolo di rilievo lo ha il tempo; il tempo prima, durante e dopo, in cui l'assurdità della guerra si conferma nel conflitto interiore di tutti i soldati, i quali si trovano costretti a scegliere tra il loro patriottico dovere o il proprio impulso morale, che impedirebbe loro di uccidere un uomo. La sofferenza descritta è una sofferenza universale, valida oggi come allora, di ogni soldato proveniente da qualsiasi Paese del mondo.
E poi la "carta" del titolo, quanta importanza viene data a questo elemento! Era necessaria, il bisogno di scrivere trasforma la scrittura in uno strumento di sopravvivenza. Il mestiere di prender la matita rappresenta la possibilità di testimoniare la propria esistenza in vita, di rassicurare i propri cari, ma svolge anche la funzione terapeutica di allontanare momentaneamente e virtualmente i soldati dagli orrori della guerra, offrendo loro un rifugio negli affetti di casa, nei ritmi della vita della comunità. Poi ci sono le carte da gioco che rappresentano il destino, sia che vengano "lette" sia che facciano parte di una specie di riiffa dove in palio ci sono la vita e la morte.
Riconosco all'Autore la capacità di trasmettere messaggi di notevole profondità con grande naturalezza, senza intaccare la verosimiglianza degli uomini descritti; essi sono esseri umani deboli, intimoriti, pieni di dubbi, animati da grandi e piccole passioni. Nelle pagine c'è spazio non solo per la Storia con la "s" maiuscola, ma anche per tutte le altre storie minute che si intrecciano, si scontrano e continuano ad andare avanti, nonostante tutto.
Gallazzi pone il lettore di fronte a diversi interrogativi, le cui risposte soggiacciono alla volontà personale di dar loro eco. Una convinzione non è però opinabile fra le tante suggestioni offerte da questa raccolta: la guerra è un insensato orrore, un orrore che non abbandona i superstiti, protagonisti di questi racconti, che sono sopravvissuti sviluppando un senso di giustizia terribilmente umano.
Come al solito mi sono dilungata, ma questa raccolta di racconti (letta in formato elettronico) mi ha profondamente ed emotivamente coinvolta, la consiglio vivamente, con la certezza che il lettore, come me, ringrazierà la lotteria della vita che l'ha fatto nascere quasi cent'anni dopo questi eventi.
(Luisa Debenedetti)

Citazioni da questo libro:
Gli uomini raramente si accontentano di essere quello che sono. Sognano di essere tante cose, ma un gatto, invece, vuole essere solo un gatto. E di quello che fanno gli uomini, dei loro fatti, delle loro vicende, se ne cura ben poco. Lo fa solo quel tanto che basta per ritagliare per sé qualche beneficio.

Oggi ho passato qualche momento accanto ad un compagno morto e mi son venuti in mente solo pensieri d'amore. In tempo di pace è peccato uccidere un altro uomo, perché non dovrebbe esserlo anche in tempo di guerra? Perché in pace è sbagliato uccidere e in guerra invece è giusto? Un giorno, quando il cannone smetterà di ruggire, non penserò più a queste cose.
[...] Le ultime righe le ho scritte con il sangue spremuto da un pidocchio.

Dobbiamo essere nemici per forza.



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