Trama:
Molti anni fa in un borgo alla periferia di Treviso è stato commesso un atroce duplice delitto che ha lasciato una scia di dolore e di vergogna. Il colpevole (innocente?) è già stato da tempo processato e condannato; ma i luoghi che furono teatro degli avvenimenti non si danno pace. Alberto, insegnante in pensione, tornato a vivere a Treviso proprio in quella casa dove aveva abitato nei suoi primi anni di vita, viene aggredito dai fantasmi del passato che gli chiedono insistentemente di trovare la vera soluzione del giallo. Legami di sangue intrecciati di segreti rancori, ipocrisie e finto decoro, vendette politiche e sociali non ancora del tutto consumate riportano a galla atrocità commesse in un periodo storico in cui tanti delitti restavano impuniti e l'ingiustizia sollevava scarsa ribellione, costruendo intorno ai protagonisti una "gabbia criminale" dalla quale è difficile liberarsi. La gabbia criminale è una storia corale, l'affresco di un contesto sociale appartenente a un'epoca non così lontana come sembra; i piani temporali si sovrappongono e si confondono, dando vita a un ritratto tanto accurato quanto impietoso della provincia trevigiana.
Commento:
Definire il romanzo di A. Bastasi semplicemente un giallo sarebbe molto riduttivo e darebbe un'impressione decisamente parziale del libro che si sta per leggere. La gabbia criminale è, infatti, molto più di questo: dal noir alla narrativa, dall'introspezione al giallo, tanti sono gli aspetti toccati dalla penna dell'autore che, con uno stile diretto e a tratti pungente, regala un affresco della Treviso degli anni cinquanta che è facilmente applicabile, però, alla società odierna nella sua interezza. Un tocco di mistero e la giusta dose di romanticismo completano una storia che si rivela avvincente fin dalle prime pagine. La trama intreccia passato e presente in un alternarsi di immagini che, tentando di scoprire cosa è davvero accaduto nel lontano 1953, regalano belle fotografie della vita dell'epoca (soprattutto ricreando l'atmosfera quasi familiare dei piccoli centri, quella sensazione di essere sempre tra amici nonostante la presenza immancabile dei pettegolezzi dietro le spalle) che si contrappongono alle descrizioni della città attuale, con le sue piazze, i suoi bar e le vie del centro. Attraverso i ricordi di Alberto, il protagonista, attraverso le sue paure e le riflessioni, Bastasi fa un'analisi della società , ipocrita fino all'eccesso e pronta a tutto pur di salvaguardare... che cosa? Il buono nome? La reputazione? Tutto sembra essere lecito per tutelarsi, anche a scapito di innocenti e soprattutto nel caso in cui questi rappresentino, per la società stessa, ottimi capri espiatori perché già portatori di "difetti" solo fintamente tollerati, ma in realtà aspramente criticati di nascosto ("[...] è un mondo intero che io accuso, una mentalità che ci trasciniamo da sempre, quella che ogni volta cerca il capro espiatorio, ieri il comunista, oggi il barbone o il migrante di turno, per non fare i conti con se stessa, con la sua anima nera, con la meschineria dei suoi orizzonti"). Un'ipocrisia e un'amoralità , quelli descritti da Bastasi nel suo romanzo, che affondano le loro radici proprio nell'istituzione che dovrebbe trasmettere i valori più importanti: la famiglia, che si rivela invece proprio quella gabbia criminale da cui il protagonista si era allontanato anni prima, culla delle peggiori bassezze dentro cui celare, dietro una coltre di finto perbenismo, la realtà dei fatti, senza alcun rimorso. Un libro intenso ma anche duro, visto ciò che va a colpire, ma che si chiude con uno spiraglio di speranza. Molto bello.
(Maria Guidi)