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Racconto dalla spiaggia del tempo
di Henning Mankell

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    Casa Editrice: Marsilio - 234 pagine
    Disponibile in formato cartaceo e ebook




  • Genere: Narrativa straniera

    Trama:
    Sulla riva del fiume Umbeluzi, al confine tra la terra e l'acqua, un vecchio africano dall'incontenibile sorriso che brilla nell'oscurità dei tropici siede davanti al fuoco e, nel corso di una lunga notte, racconta. Racconta della sua grande famiglia e di Samima, l'antenata da cui tutti discendono; dell'arrivo dei bianchi, sbarcati con le loro spade e i loro bauli pieni di preconcetti; di un pianoforte abbandonato nel porto e di un cannocchiale rubato; di rivolte e libertà. Tra sogno e reale, le sue mille storie, unite in un caleidoscopio di leggende e ricordi frammentati, si fondono in un quadro grandioso che restituisce l'anima di un continente intero, e diventano la storia dell'uomo. Primo a rivelare le inquietudini del Nord e a portare il messaggio del giallo scandinavo nel mondo, Henning Mankell invita il lettore a sedere intorno al fuoco come lui fece innumerevoli volte - nella vita, vissuta "con un piede nella neve e uno nella sabbia", così come tra le pagine dei suoi libri - e ad ascoltare la voce dell'Africa, terra prodigiosa che pochi scrittori europei sono stati capaci di vedere e narrare con la sua stessa intensità.

    Recensione:
    "Racconto dalla spiaggia del tempo" di Henning Mankell, è la descrizione della sua Africa, dei miti che vivono dietro di essa e la condanna del potere distruttivo del colonialismo; un romanzo frutto di oltre 25 anni di lavoro, così come dichiara l'autore nella prefazione.
    E' la storia di persone (bianche e nere) e povertà, ma è anche la storia di come l'amore per la terra vinca tutti i mali e di come le persone possano ritrovare se stesse attraverso le tradizioni.
    Mankell descrive in un linguaggio sensibile, poetico ma a volte anche crudo, la sofferenza indicibile e l'indescrivibile bellezza dell'Africa, l'amore per questo paese e la sua gente.
    Va riconosciuta a Mankell la capacità di essere riuscito a raccontare, in poco più di 200 pagine, le storie di vita dei suoi personaggi, qualcosa di simile a una storia coloniale dell'Africa, che è allo stesso tempo una psico-storia dell'anima africana, è una critica veemente al colonialismo sfruttatore sapientemente mescolata con i miti africani.
    La storia è raccontata dal punto di vista di due figure molto diverse: l'africano Felisberto, membro di una famiglia ampiamente ramificata, e Dom Estefano, figlio fallito e menzognero di un padrone coloniale portoghese imbroglione e traditore, partito per l'Africa "per non dover più lavorare" e passato da bancarotta a bancarotta.
    Felisberto è servitore di Dom Estefano, e si odiano a vicenda.
    Quegli "uomini smorti e invasati", "Hanno calpestato gli spiriti dei nostri antenati e li hanno chiamati demoni", racconta Felisberto la cui leggendaria madre tribale Samima si dice abbia compiuto 312 anni e continui a fare la spola tra questo mondo e l'aldilà.
    La simpatia di Mankell è rivolta al servo Felisberto e alla sua famiglia oppressa, che vedeva nei colonialisti una "faccia fatta di veleno". Siamo alla vigilia di un cambiamento politico introdotto dalle truppe del leader ribelle Nquila che potrebbe dare a Felisberto e alla sua famiglia condizioni di vita migliori, eppure l'autore non nasconde la sua nostalgia per un continente in cui si può incontrare l'uomo che costruisce frecce per uccidere il diavolo, oppure una ragazza con le scarpe rosse in testa; personaggi avvolti da un affascinante aura mitologica con i loro sogni e desideri. E' impossibile anche per il lettore non essere attratto ed amare questo mondo in cui la povertà non ha importanza e l'oscurità diventa luminosa solo attraverso la volontà di vivere come la felicità, per noi inspiegabile, di Peina che nonostante le gambe paralizzate, parte per poter esaudire il desiderio di ballare nell'oceano almeno una volta nella vita.
    Le persone semplici come Felisberto credono che i rivoluzionari sappiano già cosa sia buono per le persone e sognano una vita in paradiso. In una conversazione con la venditrice di ghiaccio di Lekula dice: "La libertà deve voler dire non aver bisogno di lavorare". Ma Lekula è realista: "Per quelli come noi, la cosa più importante è sapere quando applaudire e quando no, una vecchia verità che non passa mai di moda."
    Questo libro è dunque un meraviglioso pezzo di poesia sul dolore e la gioia di un continente, l'Africa, dove Mankell trascorreva metà dell'anno per decenni, e che non lo ha mai lasciato andare.
    Le situazioni e le circostanze presentate sono solo un accessorio, la vera sostanza che Markell cattura in parte e descrive in modo affascinante, è negli strati profondi dei miti, modi di pensare e vivere che si incontrano in Africa: luogo di nascita, ritrovamento, saggezza, un luogo senza tempo è con spazi infiniti.
    Ma occorre anche guardare alla realtà: milioni di progetti di aiuti allo sviluppo e la corruzione sono penetrati in canali oscuri dalle corporazioni del mondo occidentale. Il proselitismo dell'Africa non è ancora finito "La Bibbia rimase la stessa, con l'aggiunta dei comandamenti affissi dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale".
    I ruoli dei discendenti di Filisberto e Dom Estefano rischiano di essere predeterminati.
    (Luisa Debenedetti)



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