Casa Editrice: Lombardi - 180 pagine
Disponibile in formato cartaceo
Genere: Narrativa
Trama:
Se la scrittura è specchio del suo autore e delle sue letture, questo è ancor più vero per chi, come Licia Aresco Sciuto, volendo abbeverarsi ai classici per suggerne stille di miele, lo ha fatto nel modo più plateale, più sfrontato, più irriverente, più trasgressivo, 'rubando' loro quei titoli patrimonio indelebilmente accampatosi nell'immaginario collettivo.
Arca di memoria, archivio di sapere, vertigine rigeneratrice, i classici. Più che frutto di precise gerarchie o di indiscutibili canoni, sindrome di Stendhal, distillato e arbitrio di una passione nutrita sin dai verdi anni, quella della lettura, appunto, i racconti che ne sono scaturiti.
Un giuoco letterario, un divertissement, "trappola mentale" e insieme "nostalgia di qualcosa di molto bello, di molto semplice, una sorta di paradiso perduto", con lo scultore italopolacco Igor Mitoraj, "sognatore dell'antichità", celebre per i suoi frammenti giganti evocativi, soglia ma pure suggello delle storie di Licia Aresco Sciuto. Ed è perciò che, ne siamo certi, gli scrittori derubati le perdoneranno l'amorevole 'irriverenza'. E ancor più i grati lettori.
(dalla prefazione di Sarah Zappulla Muscarà)
Recensione:
Un romanzo particolare, un romanzo che nei suoi racconti avvolge il lettore, questo è Titoli rubati.
Licia Aresco Sciuto "ruba" (e qui il virgolettato è d'obbligo), i titoli di grandi opere classiche per dare nome ai suoi sette racconti. Dall'Odissea a I Malavoglia, da Romeo e Giulietta a I promessi sposi, l'autrice svolge un viaggio letterario, prendendo spunto dagli originali, carpendone il meglio e poi con innovazione e contemporaneità, dà vita ai suoi scritti originali che omaggiano questi famosi "genitori".
Trasportati e rivisitati ai giorni nostri queste brevi narrazioni ci rinnovano nella memoria quei tomi studiati in gioventù, odiati e amati, e in queste nuove vesti più vicine a noi e al nostro mondo, così come al nostro vissuto, si fanno solo amare.
Presentati con il titolo seguito da delle note esplicative che ne anticipano i contenuti, i racconti si aprono poi al lettore con la scrittura molto personale della Sciuto. Sempre fluida, sempre scorrevole, si fa emozione, vita vissuta dai suoi personaggi in modo vero, reale, a volte duro e spietato, ma sempre toccante e comprensibile sia a livello concettuale che empatico. Parole che compongono frasi che a volte richiamano il testo classico, ma costantemente volto al nostro tempo, alla nostra società moderna, con i suoi difetti, i suoi eccessi, i suoi punti deboli e di forza.
Racconti che iniziano, si evolvono e si concludono con una riflessione, una morale chiara e precisa, una sorta di favola didattica che lascia ogni volta un insegnamento, un monito da ricordare.
Titoli rubati si è guadagnato una menzione speciale nel premio Ercole Patti, e si guadagnerà la stima di chi lo leggerà, rimanendo a lungo impresso nella mente e nel cuore.
(Tatiana Vanini)
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