Casa Editrice: Dialoghi - 50 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Poesie
Trama:
Simboli è un flusso di versi che migrano dall'immaginazione del poeta per arrivare dritti al cuore del lettore; la poesia si fa pioggia lenta e costante per ritrarre il mondo interiore e quello esteriore. Brevi effigi lapidarie scorrono ritmicamente scandendo il tempo della vita, quando l'arte è concepita come una coraggiosa ricerca della verità e il poeta sa che come Atlante dovrà portarne il peso ma, al tempo stesso, è consapevole che la magia dei sogni e delle visioni potrebbe riscattare l'inchiostro amaro delle parole.
Recensione:
"Simboli" è una silloge di Gabriele Vigilante che si presenta come una raccolta di versi, piani, precisi ed eleganti, che tendono a mostrare una via percorribile.
Dove ci conduca questa via e quali siano i territori da attraversare è un compito che spetta al lettore scoprire: il poeta, da parte sua, composizione dopo composizione, si mostra in cammino.
Thomas Eliot espresse il concetto che "Quello che conta è il percorso del viaggio e non l'arrivo" ma non è soltanto questo, poiché l'autore segue una direzione la cui meta può essere la nostra.
Si legge a pagina 23 "Tutti nascosti nel faro
per non farsi del male,
tutti ascoltando in silenzio
il rumore del mare."
e, a pagina 33 "In una foresta di alberi
come lance spezzate,
balliamo vicino senza mai toccarci.
Nel mutismo del mondo
una risonanza di anime."
Vigilante si mette a nudo e si consegna agli estimatori della sua poesia senza riserve. Se poeta è colui che sa vedere oltre l'apparenza ingannevole, che sa dare voce all'ineffabile e forma all'indefinito: ciò che sembra indecifrabile agli occhi della mente diventa suggestione per un'anima poetica, nel suo caso non c'è dubbio, l'Autore disegna, attraverso metafore, pareidolie quasi un test delle macchie di Rorschach, un itinerario in regioni in cui "ombra" e "chiarore" appaiono ben definiti e in cui le parole si riferiscono a una ricerca della verità che lenisca il dolore dei ricordi e dia un senso al concetto di sacrificio che parrebbe impossibile.
A pagina 37 si legge: "Il sacrificio di un dio dona la vita.
Cosa dona il sacrificio di un uomo?"
Queste parole mostrano un rispecchiamento capace di promuovere feconde riflessioni: dare noi stessi agli altri in una consapevole (non definitiva) immagine del nostro vivere è impresa ardua, soltanto promuovendo, come ritengo suggerisca Vigilante, un'attenta considerazione del nostro esistere, saremo in grado di scoprire che la duplicità io/mondo può essere composta in una coscienza ulteriore.
Non a caso, a pagina 39 si leggono i versi: "Sono invisibile:
per questo osservo la realtà
senza pretesa di comprendere.
Sono maledetto:
per questo ho reso sacra ogni abitudine"
D'altra parte "vogliamo essere amati,
compriamo blues e diamo l'anima."
Ombra, luce e musica, immagini di un mondo esterno che si fondono con quello interno del poeta a formarne un tutt'uno che si muove assieme a noi perché è anche parte di noi. Non ci dobbiamo meravigliare (o, peggio, preoccupare): sono anche nostri "I pensieri che urlano
del tempo rubato" (pag. 42)
come anche nostro è il tempo cammina con noi assieme a tutto il resto.
Riusciremo, alla fine, a riconoscerci in questa universale, poetica, connessione?
E' da augurarselo.
E "Simboli", con le sue riflessioni aperte nella loro esattezza, con le sue lame di luce a tagliare le ombre, con le note di un pianoforte o delle onde del mare, sarà di aiuto lungo un cammino proposto eppure, in qualche modo, già nostro: è tipico del vero poeta riferirsi con la parola alla vita propria e a quella di tutti?
Penso di sì, e Vigilante mostra di saperlo bene.
(Luisa Debenedetti)
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