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Poesie dei giorni
di Michela De Marchi

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    Casa Editrice: Pubblicazione indipendente - 138 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Poesia

    Trama:
    Raccolta di poesie in rime distratte dei giorni speciali, della vita e dell'amore.

    Recensione:
    Parlare di poesia non è mai facile, tantomeno parlare dei poeti, ancora meno parlare degli esordienti. E' il caso di Michela De Marchi, che si inserisce nella comunità poetante con questo suo "Poesie dei giorni".
    Non è facile parlare di un esordiente perché quello che si aspetta sono complimenti e incoraggiamenti, non certo critiche, e il rischio è quello di alimentare in un caso vanagloria oppure, nell'altro, tormento.
    Non spetta a me incoronare poeti, questo è certo, ma quello che devo fare è essere onesta, prima di tutto, verso me stessa come lettrice (non sono un critico) e poi verso coloro che sono lettori attenti alla poesia.
    Ad una prima lettura la silloge non mi ha convinta, l'ho riletta, ma ancora non mi ha convinta; ho atteso ancora, ho cercato un confronto, ho visto una recensione entusiasta ed ho pensato: "Sono io a non capire niente di questa poesia"… però ho anche pensato che da ormai molti anni mi occupo di poesia, cioè leggo molto in questo ambito, e qualcosa non mi tornava. Ho voluto così rileggerlo con la matita in mano in una domenica pomeriggio tranquilla, sotto i platani di un parco che portano ad elevare lo sguardo al cielo, creando tutte le condizioni per ricredermi. Niente da fare non mi ha convinta. Chiedo scusa all'Autrice.
    Le poesie della De Marchi, a mio modesto avviso, restituiscono un'Autrice rappresentativa di una esigenza comune a molti, anche di tempi diversi, ma che negli ultimi anni, grazie a internet, soddisfa la necessità insopprimibile di condivisione dei propri scritti, ed è facile, nel via vai di informazioni sulla rete, trovare indicazioni su come poter editare e affascinare con la carta stampata. Un percorso lecito, plausibile, intrapreso con convinzione di necessità.
    L'Autrice scrive per creare, lo dice esplicitamente nella poesia d'apertura, una buona composizione che tuttavia non ci spiega la necessità, quale sia il volto dell'esigenza profonda che la spinge a voler scrivere proprio in poesia.
    L'opera della De Marchi, suddivisa in otto sezioni, segue i percorsi della sua vita quotidiana, delle sue esperienze affettive ed emotive rimescolate nel vento, nei fiori, nelle ombre, nel mare, nelle nuvole, nelle foglie, tra le dita, negli arcobaleni, negli aquiloni, nei colori, nelle labbra e nei capelli, nel tramonto, nella luce, nel trascorrere del tempo, eccetera, insomma la sua è una poesia delle emozioni e delle sensazioni che esplodono riferiti a se stessa, ai soggetti a lei vicini e alle circostanze familiari e comuni: grazie ad essi tornano amplificati e poetizzati, se così si può dire, al lettore.
    La scrittura dell'Autrice nasce da esperienze sensoriali e temporali che attivano ricordi fissati con la parola, che nella sua poesia è mezzo e non fine, parola-pennello che dipinge i suoi luoghi dove conduce il lettore, eletto a testimone di fatti e sensazioni vissute, a volte come a voler essere rassicurata circa il bene delle azioni e delle modalità del suo vissuto passato, presente e anche futuro. Vi è un filo rosso che attraversa il suo impianto narrativo, l'esposizione, evidente o sottesa, di un sistema morale tipicamente cristiano, con la contrapposizione tra bene e male.
    Sono composizioni sicuramente lavorabili nella forma, ravviso qua e là sovrabbondanze, troppo detto, molti verso, a mio avviso, sarebbero tranquillamente eliminabili e le poesie ci guadagnerebbero in forza espressiva.
    Un poeta deve manifestarsi, prima di tutto, con uno stile personale chiaro, se vuole lacerare il velo che lo separa dal lettore più esigente, da colui che legge poesia con interesse e scelta, e non perché gli capita per caso tra le mani in libreria un libretto con versi d'amore.
    Per quanto riguarda i contenuti ce ne sono e anche buoni: l'inquietudine del vivere, l'amore, la nostalgia, la fragilità esistenziale, l'anelito al bene in conflitto con il male della sofferenza, una certa calibrata trascendenza che non dispiace, insomma vi sono contenuti che sono punti di forza di questo libro e sicuramente della personalità dell'Autrice, per i quali devo complimentarmi; si percepisce un'anima piena di vita, di stupore e di volontà a comunicare e a esprimersi nell'arte poetica, nella scrittura. Tuttavia la raccolta, sicuramente degna di essere pubblicata, non esalta. Ci sono alcune poesie di gradevole lettura, ma il versificare è ovvio, spesso impacciato da inopportuni capovolgimenti tra soggetto verbo e oggetto. Alcuni versi sono indeboliti da parole inadatte e la poesia non decolla, come se non riuscisse a penetrare la scorza dell'anima che legge appesantita dalla quotidianità. La poesia deve essere penetrante e capace di sollevare il cuore e portarlo in un dove misterioso, al di sopra della pesantezza del reale, in questo caso andrebbe ripulita, lavorata, abbandonando decisamente certi lirismi, altrimenti rischia di dare un senso di classico annacquato e alla buona, poiché del classico non c'è la metrica. A mio personale avviso, il libro per funzionare come tale è non come "stato di social", dovrebbe essere più lavorato, direi ripulito, e lasciare poesie con versi tipo questi:
    "Racconto di un sogno desiderio
    di scorrere fino a straripare.
    Cambio forma alla tristezza
    e creo un giorno senza nuvole.
    Dove appendo la mia anima a una piuma
    che si lascia trasportare dal vento."

    (Luisa Debenedetti)



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