Casa Editrice: Pubblicazione indipendente - 157 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Saggi
Trama:
Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, sostiene Milan Kundera in un celebre aforisma. Una riflessione che ci porta a meditare su noi stessi e sulle nostre fragilità, sulla paura di scoprire che, attraverso l'amore, possiamo diventare diversi da chi siamo sempre stati. In un viaggio affascinante da Leopardi a Nietzsche, da Schopenhauer a Lévinas, ci addentreremo nei nostri più laceranti conflitti interiori e comprenderemo, approfondendo concetti come il piacere, il dolore, l'amore e il sacrificio, perché il bisogno di trovare un senso alla vita e una giustificazione alla nostra esistenza renda così difficile desiderare l'amore senza averne il bisogno.
Recensione: "L'arte di cambiare - Da bisogno a desiderio dell'altro" è un saggio di Enrico Valente in cui l'Autore, con quello che io definirei spirito lacaniano, mette insieme ed elabora una serie di riflessioni di illustri filosofi, che ruotano intorno al tema del desiderio come problema filosofico/antropologico e che hanno fatto di esso uno dei passaggi chiave del loro pensiero. La filosofia da sempre si interroga su cosa sia il desiderio e su che ruolo abbia nell'esperienza umana. Quello che Valente evidenzia negli autori citati nel testo, è il ruolo prelogico ma non irrazionale che il desiderio e le emozioni assumono e dalla sensazione che noi, abitanti non pacificati delle società contemporanee, manchiamo di qualcosa di fondamentale: il piacere. Un piacere che non ha niente a che fare con l'estasi sfrenata o con certe tristi feste dei nostri tempi, e molto invece con la fruizione gioiosa dell'esistenza. Questo piacere (di cui risuonano le parole antiche di Epicuro) ci manca perché siamo assoggettati, forse come mai prima d'ora, a una macchina produttiva che fa del desiderio, dell'ambizione, dell'ansia di riconoscimento, il suo eterno motore. La distruzione di questa macchina sociale non avverrà certo in teoria, ma la teoria può contribuire a identificare almeno i dispositivi, al contempo psicologici e sociali, che ci tolgono la forza di resisterle.
Il contributo che questo libro cerca di dare è duplice: innanzitutto, si tratterà di formulare una critica del desiderio e del suo uso politico inteso nel senso etimologico di partecipazione alla vita sociale e civile (secondo Aristotele l'uomo è un animale politico); poi, di mostrare in quali modi il piacere possa risultare un antidoto potente contro l'asservimento al desiderio messo al lavoro per giungere al fine ultimo del cambiamento.
Il desiderio è rivelatore di una coscienza agente irrazionale o meglio prerazionale, il "cogito" cartesiano si esaurisce nelle "cogitationes". Attraverso il pensiero di Sartre si giunge all'allargamento del cogito alla sfera della emozioni, elaborando l'idea che il sé sia fondamentalmente desiderio di unità. Con la constatazione della sostanziale molteplicità del soggetto è venuta meno l'idea di individuo formatasi nella modernità. Questo sgretolamento ha aperto all'indagine un ambito della coscienza del tutto estraneo all'esser cosciente della coscienza (e al suo essere autocoscienza). Per poter render conto di questo ambito si è imposta, infine, la necessità di sospendere, mettere tra parentesi, il classico argomentare della filosofia che trova così, attraverso il tema del desiderio, il limite alle sue possibilità. Questo limite chiama all'autosospensione la ragione e può essere oggetto di indagine.
In conclusione, questo saggio affronta, con un linguaggio relativamente semplice e non solo filosofico, alcuni temi che interessano l'uomo la cui esistenza è un umanismo, nel senso che l'uomo è tale in quanto esito di una progettualità che non può avvenire se non in relazione con l'altro uomo. L'esistenza non è più un qualcosa di assoluto ma qualcosa che è condizionata dai desideri, dai bisogni, dalle paure, dalle ansie, dalle speranze che concorrono ad evidenziarne i suoi limiti se non addirittura l'assenza di significato, perché noi, solo noi, diamo un senso alle cose: da questo punto di vista la libertà e il cambiamento, che ne è una delle espressioni, appare come qualcosa che non può avere un limite in quanto è essa stessa a dare significato a ogni singolo aspetto dell'esistenza.
Un buon lavoro, consigliato a chi "mastica" un po' di filosofia e non solo.
(Luisa Debenedetti)
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