Presentazione:
Giorgio, un trentenne italiano, chef stellato e alle soglie di un matrimonio verso cui non si sente pronto, decide di mollare tutto per andare a combattere come volontario a fianco dei curdi, contro i fanatici del Califfato i cui attentati stanno macchiando di sangue l'Europa. Una scelta - improvvisa ed estrema - per dare un senso alla sua vita, che lo porterà a separarsi dal suo amico e mentore Ugo e a ripercorrere le orme del nonno, morto troppo giovane in una guerra partigiana in un paese che non era neanche il suo. Giorgio quel nonno non l'ha mai conosciuto, ma l'ha osservato giorno dopo giorno in una foto sbiadita in bianco e nero in soggiorno e sente che il legame che lo unisce a quella figura leggendaria è qualcosa di molto profondo. Qualcosa che può cambiare la sua vita...
Note sull'autore:
Gianluca Donvito è nato a Roma nel 1966, ma ha sempre vissuto a Milano, dove lavora come impiegato in una multinazionale neozelandese. In tardà età si è laureato in Scienze della Comunicazione e poi in Scienze Cognitive e Processi decisionali all'Università Statale.
Sposato con una donna ugandese, ha una serie di figli multicolor.
Un stratto dal libro:
Giorgio annuì sincero, poi guardò l'orologio: s'era fatto tardi, il Capitano aveva dato ordine di non rientrare oltre un certo orario, e un jeep aspettava in un angolo della piazzetta i volontari per riportarli al campo. Di malavoglia si alzò e salutò la ragazza che alla luce argentea della luna sembrava soffusa di un candore fiabesco, l'azzurrino del trucco sugli occhi si intonava ai colori del foulard che le copriva i capelli finalmente sciolti, senza più tuta mimetica, era tornata una ragazza acqua e sapone, e molto desiderabile. Giorgio staccò a fatica lo sguardo da lei, come se la guardasse per la prima volta come donna e non come soldato. Ad un tratto il suono degli strumenti musicali cessò del tutto, quasi qualcuno avesse staccato la spina alla banda che ammutolì e all'istante. Un cupo presentimento balenò nella mente di Giorgio che per natura ora portato ad aspettarsi il dramma dietro l'angolo.
E non fu il solo, acuendo la vista notò che anche i suoi commilitoni che erano rimasti per lo più assembrati tra loro, si erano tutti allertati all'unisono, come se anche loro avessero avvertito un'ombra minacciosa. Vide chiaramente che le loro facce si erano irrigidite e avevano perso in un istante ogni traccia di euforia, e con una medesima tensione, puntavano tutti lo sguardo là, nello stesso punto, verso la strada che portava fuori dal paese. Laggiù, a solo poche decine di metri da dove si trovavano, stava accadendo qualcosa.
Scivolando nel buio, lentamente, era sopraggiunto un carro che riportava al villaggio natale il corpo di un soldato caduto. Tutti tacquero, e muovendosi compatto come un'onda, l'intero paesino andò incontro al feretro per un ultimo saluto. Quella che poi doveva essere la moglie del combattente, Giorgio non vedeva distintamente la figura stretta com'era adesso intorno ai corpi dei familiari che a stento la trattenevano, come a contenerne la disperazione, non appena si fu accorta che si trattava proprio del marito, lanciò un urlo nero che risuonò per la vallata trafiggendo il cuore dei presenti. Funerale e matrimonio si erano intrecciati, pianto e riso si erano fusi, gioia e dolore avevano giocato a dadi in quella notte curda, nell'assurdo eterno gioco degli opposti.
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