Casa Editrice: Newton Compton - 286 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Narrativa
Trama:
Alex Ehren è uno dei prigionieri di Auschwitz-Birkenau. Ogni giorno che passa, la lotta per sopravvivere all'orrore del campo di concentramento si fa sempre più dura. Eppure Alex ha deciso di contravvenire agli ordini dei suoi spietati aguzzini e, di nascosto, dà lezione ai bambini raccolti nel famigerato Blocco 31. E' un piccolo gesto di coraggio, che ha però un incredibile valore sovversivo, perché è il solo modo per tentare di proteggerli dalla terribile realtà della persecuzione che sperimentano sulla propria pelle. Eppure, insegnare ai bambini non è l'unica attività proibita a cui Alex si dedica… Questo romanzo è ispirato alla vera storia di Otto B Kraus, che durante la prigionia nel campo di concentramento osò sfidare le inflessibili regole imposte dai nazisti e creò per i suoi piccoli allievi un'oasi di normalità.
Recensione:
"Il maestro di Auschwitz" di Otto B. Kraus è quel genere di libro per cui si vuole abbandonare tutto per leggere. E' un romanzo che, alle voci di un immaginario diario ritrovato, incorpora le esperienze vissute dall'Autore nei campi "di lavoro", nonché ricerche e interviste così da mantenerlo fedele a ciò che è accaduto.
Sebbene tecnicamente sia un lavoro di finzione e molti dei personaggi descritti non siano reali, ce ne sono molti realmente esistiti (ad esempio il famigerato dottor Mengele) e questo è ciò che dà al libro il vero senso del tempo e del luogo. Quello che colpisce in tutto il libro è che, nonostante gli orrori che queste persone stanno vivendo, l'unica cosa a cui tutti si aggrappano è la speranza. Devono credere che ci sarebbe stata una fine a ciò che stanno sopportando e quindi per questo alcuni "educatori" provano a dare un senso di routine alle vite dei bambini per proteggerli dal peggio: ciò che accade intorno a loro.
Questo libro non è facile da leggere, ma è avvincente e offre al lettore uno spaccato delle condizioni e delle esperienze dei campi di sterminio nazisti. Il fatto che qualcuno sia uscito vivo è una testimonianza della determinazione dello spirito delle migliaia di ebrei che furono sepolti lì per nessun altro motivo se non il proprio credo religioso.
Nel raccontare la sua storia e quella di molti altri come lui, Otto non si è sottratto a nessuna delle umiliazioni e delle sofferenze, ma racconta anche delle amicizie che si sono formate tra i detenuti del campo e le relazioni che dovevano essere condotte in segreto.
L'introduzione della moglie Dita Kraus spiega come il marito inizialmente non avesse intenzione di raccontare la sua dolorosa esperienza, proprio perché il farlo avrebbe riattualizzato il suo dolore, come una condanna che si ripete, ma anche per la paura di non essere compreso nella portata della sofferenza sperimentata. La soddisfazione e l'orgoglio di Dita per il fatto che, 19 anni dopo la morte di Otto, le sue parole siano finalmente state diffuse al grande pubblico, sono tangibili.
Non è possibile annullare il passato, non importa quanto lo vorremmo, è grazie a Otto e ad altri sopravvissuti come lui, che hanno trovato il coraggio di raccontare la loro storia, che forse possiamo imparare da esso.
La storia si concentra sul blocco in cui i bambini sono stati tenuti all'interno del campo.
Come tutti i libri che trattano dei campi di concentramento e dell'Olocausto, questo libro è profondamente commovente e inquietante. Eppure racconta una storia di sopravvivenza, che ricorda la filosofia di Viktor Emil Fankl, su come le peggiori atrocità possono essere sopportate attraverso lo scopo, la speranza e i sogni: "Se non è in tuo potere cambiare una situazione che ti crea dolore, potrai sempre escogitare l'attitudine con la quale affrontare questa sofferenza."
E' questa filosofia che guida l'introduzione e il libro.
Negli anni successivi è stato rilevato che la percentuale più elevata dei sopravvissuti ai campi di concentramento era tra coloro che lavoravano con i bambini nei "Kinderblocks". Ciò è attribuibile alla forza e alla resistenza che le persone erano in grado di ottenere attraverso l'impegno di alleviare le sofferenze dei bambini che furono in qualche modo distolti dalla realtà attraverso attività creative di gioco, arte, musica, teatro e poesia. Vivevano in un mondo senza uccelli o stelle nel cielo, ma erano messi in condizione di creare mondi immaginari. Gli adulti nel romanzo hanno anche trovato forza nei sogni e, a volte, sono stati in grado di dar vita ad un umorismo oscuro proprio attraverso gli spettacoli creati per i bambini. Il romanzo è raccontato dalla voce di Alex Ehren, e cattura per come, attraverso la sua filosofia sulla vita, si adatti a convivere con la conoscenza della data fissata per la sua morte.
Otto Kraus scrive in uno stile poetico che cattura l'orribile realtà di Auschwitz, il trauma duraturo e, infine, il modo in cui la vita viene vissuta e compresa di fronte a tanta sofferenza. Alla base di tutto ciò c'è il significato di essere umani e del voler sopravvivere. E' una storia che merita di essere raccontata e ascoltata perché, come dice Alex Ehren, non riguarda l'Olocausto, ma il Mio Olocausto. La storia personale di ogni uomo, donna e bambino. "A partire da Auschwitz sappiamo di che cosa è capace l'uomo. A partire da Hiroshima sappiamo che cosa c'è in gioco." (Viktor E. Frankl)
(Luisa Debenedetti)
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE
Il libro consigliato
Il libro consigliato
Iscriviti alla Newsletter...
...per ricevere ogni settimana le ultime novità dal nostro sito.