Genere: Thriller

Trama:
Il primo romanzo di Stefano Tura e il sequel inedito in un unico thriller.
Il killer delle ballerine: Rimini, anni '90. Fabrizio Dentice è un pericoloso psicopatico, condannato e rinchiuso in un manicomio per l'omicidio di cinque cubiste. Ma il verdetto non convince Luca Rambaldi, giovane giornalista di provincia e fidanzato di una delle ragazze orrendamente assassinate. Tanto più che i brutali delitti riprendono. E così Luca, aiutato da Carmen, un'intraprendente e coraggiosa ragazza, e da Samantha, transgender che sembra conoscere tutti i segreti della vita dei locali notturni della riviera, mette in atto una personale indagine per dare un volto allo spietato serial-killer. Fino a scoprire una perversa e sconvolgente verità.
L'ultimo ballo: Rimini, 20 anni dopo. La riviera romagnola ha cambiato completamente volto, molte delle discoteche hanno chiuso, alcune sono state addirittura abbattute. E' un mondo dominato dalla "rete", dagli smartphone, dai social network, un mondo in cui il livello di discriminazione e violenza è aumentato esponenzialmente. E quando due terribili delitti sconvolgono la notte riminese, riaffiorano paure mai superate e incubi che sembravano appartenere al passato. I sopravvissuti alla vicenda di 20 anni prima si rendono subito conto dell'agghiacciante realtà: il killer delle ballerine è tornato.

Recensione:
Due storie in Noir da ballo, o per meglio dire da sballo, la seconda delle quali è la continuazione della prima; testimonianza di una mia personale convinzione, in base alla quale "il Noir non finisce mai". E' possibile risolvere un caso poliziesco, oppure archiviarlo, mentre il mistero ha la capacità di risorgere dalle proprie ceneri, svilupparsi in modi e forme diverse e riproporsi con il suo lungo strascico di insidie. Anche a vent'anni di distanza dalla sua prima manifestazione. In questa accoppiata di romanzi, l'Ombra è la protagonista assoluta. Si allarga nel cielo della movida romagnola, quella delle ore piccole, frizzanti, illuminate dalle luci psichedeliche e dalle stelline che accendono fantasie, a volte eccitanti, a volte macabre, con i loro movimenti sinuosi. Abita in uno dei protagonisti ed in un contorno di personaggi che sperimentano al loro interno una doppia natura intima, manifestando ora l'una, ora l'altra. Si cela nello spazio che separa la maschera dal volto di chi la indossa e posso garantire che in questa narrazione i soggetti "double-face" non mancano. Striscia come una serpe che cambia pelle negli spazi ristretti di carte di identità nelle quali si alternano dati anagrafici diversi, mutati. Si nasconde sul fondo di un cassetto e vi rimane annidata a lungo. L'Ombra, fedele compagna del mistero, accompagna il lettore nel buio della notte e di una serie di anime che la ospitano, consentendole di assumere le forme più varie e variegate.
Al di là dei cambiamenti che si riscontrano nell'aspetto fisico dei protagonisti, negli scenari che fanno da contorno alla vicenda, ovvero la riviera romagnola e le città di Forlì e Bologna, nonché nell'articolazione delle Forze dell'Ordine e nelle tecnologie investigative a disposizione, non vi è una marcata soluzione di continuità letteraria fra la trama del primo racconto e quella del secondo. La nota saliente che ho rilevato in entrambe riguarda la sublime capacità dell'autore di dosare e mescolare suspense e tensione, ovvero l'attesa delle conseguenze di un qualcosa che è già un dato di fatto e l'incertezza legata ad una parte di ignoto relegata ad un intuibile presagio. Il connubio tra questi due elementi rende il racconto intrigante, coinvolgente e movimentato. Il Thriller incontra il Noir in un intreccio di vicende poliziesche e rigurgiti di profonde crepe dell'anima. Protagonisti e personaggi di contorno sono dipinti accuratamente, sia nell'aspetto esteriore, sia nelle profondità della loro intima essenza. La parte descrittiva che accompagna l'ordito principale dei due racconti è fornita nella giusta misura e consente al lettore di esperire pause amene e rilassanti tra una serie di vicende macabre e delittuose e di scoperte sconvolgenti.
Lo stile dell'autore è estremamente diretto, moderno ed incisivo. La penna di Stefano Tura va dritta al sodo, scivolando a tratti in motti ormai ricorrenti, per mio sommo dispetto, nella lingua parlata in Italia. Lo perdono per l'uso limitato che ne ha fatto, per aver sottolineato con quelle espressioni momenti e situazioni dei racconti all'apice della criticità. La lettura scorre veloce, l'esposizione è chiara, per non dire lapalissiana, procede in termini essenzialmente consequenziali, con minimo ricorso a regressioni e digressioni, secondo uno stampo giornalistico, il quale tende più ad impressionare che ad emozionare.
Pagine consigliatissime a tutti gli amanti del genere.
(Angelarosa Weiler)


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Il principio del male

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