Casa Editrice: Newton Compton - 348 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Giallo
Trama:
Roma, ottobre 1992. A Villa Fedora, nel quartiere Coppedè, viene allestito il set cinematografico per un film sulla vita di Alberto Fusco, famoso scenografo e proprietario dello stabile, morto da diciotto anni. Tutti i componenti della famiglia sono coinvolti nella produzione. Nel pomeriggio di un'umida giornata autunnale, Liliana Fusco, che sin da giovane fu l'assistente di Alberto e poi ne sposò il figlio, è sola nella villa. Sono all'incirca le otto e trenta di sera quando il suo corpo viene ritrovato, massacrato con una ferocia inaudita. Alcune stanze della villa sono state messe a soqquadro, ma mancano segni di effrazione. Cosa cercava l'assassino? La casa contiene soltanto oggetti appartenuti ad Alberto Fusco. Cosa può avere spinto l'omicida ad agire a quasi vent'anni dalla sua morte? Il commissario Chantal Chiusano e l'ispettore Ettore Ferri sono chiamati a fare luce su una vicenda che si rivela ben presto oscura. Perché gli intrighi familiari sono strettamente intrecciati al destino della splendida villa nel cuore di Roma...
Recensione:
Un giallo pregno di fascino, questo di Letizia Triches, dove le indagini seguono gli indizi, le evidenze, ma soprattutto sono basate sulle audizioni e le testimonianze delle figure che hanno gravitato intorno alla vittima: questo fa sì che il lato umano, i sentimenti ed i rapporti tra i personaggi, siano la forza e la spinta di questa storia.
Balza subito agli occhi la cura con la quale l'autrice ha dato vita alle persone di carta e inchiostro delle sue pagine: sono vere, tridimensionali, escono dal romanzo conquistando sangue e carne, pensieri, passioni e pulsioni. I rapporti che intercorrono tra loro sono complessi, seguono lo schema di una famiglia atipica, allargata, legata indissolubilmente alla figura del capofamiglia, che teneva nelle sue mani i fili delle vite di tutti, scenografo di professione, ma regista del proprio nucleo famigliare, padrone assoluto del teatro costituito dalla casa, quella Villa Fedora che titola l'opera.
La trama affonda le radici nel mondo dello spettacolo, alimentandosi delle luci della ribalta che siano date da una cinepresa o dalla recitazione dal vivo e, proprio come in una rappresentazione, in questo giallo va in scena la vita, con le sue speranze, i sogni realizzati o frustrati, gli affetti ricambiati o elemosinati, i sorrisi e i rancori che si celano dietro di essi, covando come fuoco sotto la cenere, pronti a manifestarsi con violenza e definitiva crudeltà.
Il tempo del libro è spostato nel passato, nel 1992, ma fatti ed eventi accaduti diciotto anni prima sono importanti quanto quelli del presente, se non di più.
L'autrice prende il lettore e, per le azioni che si svolgono nel '92, lo trasforma in una sorta di curioso spettatore, come un vicino che spia dietro le tende cosa accade nella casa accanto, come chi, seduto comodo su seggioline in velluto, assiste ad una rappresentazione. All'inizio quasi svogliatamente si guarda, poi l'osservazione si fa più attenta, incalzata dalle stranezze dei comportamenti, ed infine, senza accorgersene, sfocia la passione, la voglia di scavare nelle dinamiche, di comprendere. Per ciò che accadde ancora prima, chi si accosta al libro, diviene unico depositario dei pensieri di un uomo anziano, stanco, provato nel fisico, nella mente e con un grande dolore che pesa sul cuore; succede una cosa strana: mentre si legge in realtà si ascolta, per un'esperienza totalizzante di immersione nella storia, ed è qui che alcuni pezzi trovano la giusta collocazione e una trama con un protagonista celato, assente eppure presente, comincia ad avere linee più definite.
Dalla protagonista Chantal Chiusano, commissario a capo delle indagini, alla sua anziana vicina di casa, dall'ispettore che la affianca ai membri della famiglia al centro delle indagini, tutti i personaggi regalano qualcosa, facendo di questo libro una lettura speciale, oltre che un giallo ben riuscito, con tutte le caratteristiche per divenire imperdibile.
Alla fine, insieme alla verità, si scoprirà un movente che è maturato nei sentimenti, nelle incomprensioni, nei diversi modi di vedere ed intendere l'esistenza, e per portare a galla tutto, servirà fantasia ed intuito, istinto e doti artistiche, perché chi indaga a volte somiglia ad un pittore, che crea sulla tela i colori della vita e della morte.
(Tatiana Vanini)