Casa Editrice: Rossini (Rende) - 202 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Narrativa
Trama:
Un piccolo paese di campagna, i suoi abitanti ed un'improbabile combinazione di eventi. Dodici storie tragicomiche che si intrecciano a formare un'unica trama; una singolare analisi del quotidiano destinata a cambiare regolarmente il suo punto di vista. Una storia che non risparmia nessuno, che non fa distinzione di genere ed accetta il medesimo trattamento da parte del lettore.
Recensione:
"Benvenuti a Morascone" di Roberto Conti è un romanzo che si svolge in un piccolo paese della pianura padana, tra risaie e nebbia, nell'arco temporale di una serata con brevi flashback sulle vite dei vari personaggi.
Il sipario si apre su un teatro, che gradualmente si arricchisce di un folto cast di interpreti, comprimari e comparse, un'umanità varia ed eventuale che Conti dirige con leggerezza e ironia.
La vicenda inizia in un classico bar di paese, ma è tutt'altro che piatta.
La narrazione sembra saltellare qua e là a casaccio, ritornare sui propri passi, perdersi nel labirinto di porte chiuse dietro ciascuna delle quali si nasconde un mondo da scoprire. Con rapide pennellate Conti costruisce un mondo, anche complesso, espone le esistenze dei protagonisti, ne traccia le parabole esistenziali e, in poche frasi calibrate, giunge al finale. Perfettamente, ogni singolo elemento trova la sua collocazione, nulla è affidato al caso. Sembrerebbe di trovarsi di fronte al referto di una autopsia, il corpo viene descritto, analizzato, poi giungono le cause della sua trasformazione, i motivi del suo perdersi e poi il caso viene chiuso.
L'Autore descrive la realtà, la vita quotidiana, racconta frammenti di esistenze colte in un momento cruciale e a volte grottesco. Il libro è una serie di istantanee, scattate nell'attimo in cui il regolare ed uniforme fluire delle cose pare arrestarsi e, repentinamente, cambiare il proprio corso, oppure riprendere come prima, dopo aver semplicemente esalato un sospiro appena trattenuto. In alcuni capitoli, il mondo normale viene descritto così com'è, e il descriverlo di già lo trasforma, l'occhio dello spettatore, cogliendo un particolare, modifica l'insieme: il porre lo sguardo su di un punto ricolloca tutti gli altri in un nuovo, differente, ordine. I personaggi di questi quadretti sono sempre i medesimi, ed è questo il primo indizio che ci lascia presagire la materia di cui sono fatti i brevi capitoli; proseguendo nella lettura si insinua nel lettore una sensazione di familiarità con l'Autore, come se ognuno avesse da qualche parte, nella propria coscienza alcune delle sensazioni che emergono dalla lettura. Continuando nello scorrere delle pagine si palesano sempre più chiaramente i lineamenti di questo romanzo, in cui gli avvenimenti sembrano banali, ma non lo sono, in quanto privi di spiegazione ai nostri occhi, la spiegazione si colloca al di fuori del nostro campo visivo. Il percorso proposto dall'autore appare come un immenso gioco dell'oca, ad ogni lancio di dado, ad ogni cambio di casella, tutto il mondo caleidoscopicamente ruota, tutto cambia, è sempre lo stesso mondo, ma assume una luce e dei connotati diversi.
La gente è quella comune, persone normali cui la sorte regala un momento da protagonista, sia in un trionfo, sia in una completa rovina. Gente tipicamente padana come l'ho conosciuta personalmente essendo originaria di quelle parti; tutti sono esattamente come li vediamo, in un certo senso indaffarati nelle loro esistenze, ma ad un tratto, qualcosa scatta, il meccanismo si inceppa e la vita fa un capitombolo, o una piroetta, si trasforma da banale in unica. Persone anonime, protagonisti né buoni né cattivi, ma guidati dal Karma, ossia l'azione che rende l'esperienza il risultato di un continuo tentare.
Ritengo, ma forse è una mia sensazione, che Conti porti il lettore a riflettere sui temi di carattere quotidiano e sui sentimenti di cui non amiamo parlare, e che tendiamo a tenere celati nei meandri della nostra mente.
Lo stile è diretto e lineare e va a caratterizzare una scrittura tagliente che utilizza l'ironia e il grottesco per sdrammatizzare la realtà, creando così una parodia dell'esistenza. Le tematiche affrontate sono svariate: dal valore intrinseco della vita, alla morte vista come opportunità di guadagno e salita sulla scala sociale, al principio universale di causa-effetto del karma. Un romanzo godibilissimo che rappresenta un invito vero e proprio alla riflessione riguardo la nostra esistenza, nonché un'indagine accurata e sarcastica riguardo i misteri che tribolano l'animo umano.
(Luisa Debenedetti)
Citazioni da questo libro:
"Chendo, così lo chiamano i suoi amici, sta per chiudere la cler del bar. Alto, prestante, capello medio lungo, la carnagione scura e l'aria un po' vissuta. Trentacinque anni che sembrano quarantacinque, a giudicare dalle rughe sul volto. Uno spirito libero. Estremamente pragmatico, drastico, rude; l'utilizzo che fa della comunicazione verbale è quasi sempre ridotto ai minimi termini."
"Morascone non si può certo dire sia posto per divertirsi. I ragazzi appena possono scappano da questa specie di borgo, inspiegabilmente nato tra risaie, paludi, campi e boschi. Inspiegabile davvero. Questo paese va bene per i vecchi."
"...questi vecchietti, si agitano come fossero allo stadio. Ridono tutti per chissà quale motivo, alcuni addirittura in modo sconsiderato, sembrano quasi impazziti. La scena è tutta per quello col maglione a rombi, dovrebbero dirglielo che è passato di moda da una decina d'anni. Il maglione, le battute che fa invece, da almeno venti."
"Il cartello è enorme e la nebbia, per quanto fitta, non è sufficiente ad impedirne la visuale. Con la comparsa delle prime case, la foschia si dirada leggermente. La ridente cittadina si presenta ora agli occhi di Chendo come una specie di città fantasma. Le case spuntano irregolari nella nebbia, che le fa sembrare una specie di ammasso di rovine. Manca di vedere uno zombie per completare il tetro quadretto. Improvvisamente, non uno zombie, ma un tizio, sbuca fuori a bordo strada."
"Aggressivo e duro quanto basta, anzi di più. Più duro dell'Armando che fa finta di fare il duro. Lui è duro vero, ruvido, intransigente ed intollerante. E' nato su un tavolo, come si faceva una volta. Figlio del figlio di compaesani, impersona il prototipo del morasconese DOC, nonché l'esatto contrario dell'omonimo esploratore."
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