Casa Editrice: Pubblicazione indipendente - 83 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Storie vere
Trama:
L'autrice ci rende partecipi della persecuzione telefonica subita per più di un anno sul posto di lavoro da parte di un ex paziente. La sua è una narrazione fatta sottovoce, quasi con pudore, che prelude a una riflessione di più ampio respiro. Per un tratto cammina a ritroso, dietro il velario, dando voce a storie più drammatiche che incalzano sul piano scenico intriso di sangue e dolore, rivestito dalle tenebre. Dal palco si eleva il coro dolente di Valentina, di Anna, della "ragazza del lido", piccoli soli spenti dalle colpevoli ombre di chi avrebbe dovuto preservarli. Infine, l'autrice si sposta e si siede da spettatrice, come le capitava spesso, prima che anche lei diventasse vittima di un persecutore. E si pone, ci pone una domanda scomoda: che cosa ci conduce a credere che determinati fatti spiacevoli o riprovevoli succedano agli altri ma non a noi?
Recensione: "Timidamente Stalker… e non solo" non è propriamente un romanzo: nelle circa 90 pagine che lo compongono, Lorena Milano, ormai raggiunta la maturità come donna e come scrittrice, ripercorre le tappe più significative che l'hanno condotta a costruire la propria identità. Lorena è stata una ragazzina timida e introversa, sensibile e osservatrice: ha scoperto presto che la fantasia e la scrittura le consentivano di esprimere quel fuoco che sentiva bruciare dentro di sé e che non trovavano altro modo per manifestarsi. Raccontare storie, sia a voce che attraverso racconti scritti, è diventato il suo modo per catturare l'attenzione del prossimo e sentirsi finalmente vista, apprezzata, ammirata. Tutti ne abbiamo bisogno, tutti vogliamo sentirci "speciali" e importanti almeno per le persone che ci sono care. Dal momento in cui si raggiunge la maturità sessuale questo significa anche e soprattutto sentirsi belli, desiderabili e corteggiati, ma per ogni donna questo desiderio si accompagna alla percezione più o meno consapevole di un pericolo: quello di attirare attenzioni non desiderate, di scatenare dinamiche di sopraffazione e abuso che la nostra società troppo spesso continua a tollerare e quasi a giustificare.
In questo lungo racconto autobiografico, intervallato da riflessioni personali sulla condizione femminile, mentre ripercorre con tenerezza alcuni capitoli della sua vita, l'autrice punta costantemente a mettere in luce gli atteggiamenti violenti e di prevaricazione a cui le donne sono esposte. Lo fa con rispetto, con il pudore e la delicatezza di chi non giudica, ma cerca di comprendere e di approfondire aiutandosi con la lettura di testi medici e psicologici le cui influenze sono sin troppo evidenti in alcuni passaggi, in cui la drammaticità della situazione concreta viene improvvisamente smorzata dalla distanza creata dalla puntuale interpretazione psicologica o psichiatrica. Di fronte alle storie drammatiche di alcune delle donne che hanno incrociato il suo cammino, tuttavia, lo sgomento e il dolore non possono che lasciare il posto a un profondo senso di impotenza e di ingiustizia. Ogni donna, prima o poi, si trova a dover fronteggiare un abuso di qualche tipo, che di solito parte piano e dunque viene sottovalutato finché non esplode in tutta la sua pericolosità: Lorena rende partecipe il lettore della persecuzione telefonica subita per più di un anno sul posto di lavoro, che lei stessa ha stentato a riconoscere e denunciare, nonostante fosse più volte stata spettatrice di tanti fatti spiacevoli accaduti ad altre donne. Questo la porta a chiedersi e a chiederci: perché crediamo che certe cose a noi non possano succedere? Cosa ci spinge a minimizzare, tacere, sopportare? Perché ci sentiamo quasi corresponsabili di ciò che ci sta succedendo al punto di vergognarcene? Questo interrogativo attraversa tutto il libro e sul finale si fa martellante, senza che tuttavia l'autrice tenti di darvi risposta.
Da donna mi sarebbe piaciuto che ci avesse almeno provato: ciascuna di noi conserva gelosamente dentro di sé una ferita, un punto vulnerabile in cui trova terreno fertile quel senso di colpa che ci spinge al silenzio. Scoprirla non è facile e condividerla ancor meno, ma sono convinta che il coraggio di ciascuna di noi possa essere di ispirazione per tutte le altre, perché siamo finalmente pronte a riconoscere l'abuso e a difendere il nostro diritto a essere donne degne di rispetto, sempre. Questa è la mia personalissima opinione, pesantemente condizionata dal mio temperamento appassionato e guerriero, che si infiamma facilmente di fronte a qualunque tipo di ingiustizia. "Timidamente Stalker" propone un punto di vista diverso, dolente e pacato, ove la timidezza richiamata nel titolo non appartiene solo allo stalker ma alla stessa voce narrante che, nonostante tutto, ha trovato il coraggio di denunciare alle autorità e poi di raccontare quello che le è successo. Già questo coraggio è ammirevole.
Una lettura breve e coinvolgente, capace di toccare corde profonde in ogni donna.
(Cristina Quochi)