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Petali di poesia
di Nicola Ricciardi

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    Casa Editrice: Liberodiscrivere edizioni - 84 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Poesia

    Trama:
    Un mistero infinito, un velo invisibile, che ti avvolge l'anima.

    Recensione:
    "Petali di poesia" è una raccolta di poesie di Nicola Ricciardi, un giovane autore che si presenta con una poesia garbata e di accento antico per consonanza e familiarità domestica col mondo intorno, tra memorie di amori e piccole liturgie interiori mai sovrapposte al canto che le ispira. Si tratta di poesia onesta, che non si serve dello strumento lirico per confonders e confondere, come spesso succede nella poesia italiana contemporanea. In questi versi è presente un profondo spirito e coscienza della propria terra che si manifesta in alcune poesie dialettali.
    La prospettiva da cui muove il poeta è quella di un uomo che, nella pratica del sentirsi, si riconosce tale solo se parte centrale e insieme periferica nell'armonia degli elementi che lo comprendono, rimettendo nella costante osservazione ed identificazione con la natura ogni investigazione e consapevolezza di sé. Scansione questa che gli consente di raccontarsi, nell'umiltà del tratto che ne caratterizza il verso, entro leggeri cicli di interrogazioni e visioni su cui tutto domina, tra scosse ed ansie di trasformazione, una grazia del tendere sempre avanti, verso l'orizzonte futuro.
    La forza di questa poesia si rivela allora nell'impotenza di pienezza tutta umana, tra le cui oscillazioni tra ricordo e presente si intrecciano in una ricerca continua di ritrovata e rinnovata spazialità. Respiro aperto che, inevitabilmente, però può sorprendere, come in tutti noi, solo in quell'attimo, in quello stato in cui corpo e anima non si pensano ma liberamente sono, battono con il cuore che si rende protagonista nel flusso di mondo che gli si presenta in tutta la sua conferma. Alle memorie di amori passati, ma in particolare a quelle care del padre e della madre, nel riconoscimento di un'eredità di valori, segue un istinto di partecipazione sulla scorta della convinzione che l'uomo è tale solo in relazione agli altri; questo è un miracolo di rinnovamento circolare nel superamento delle forme che in Nicola ha il significato sacro d'accoglienza e offerta pudica di poesia in cui sa iscritte le infinite ricomposizioni dell'amore.
    In una personale dialettica di lettura, non concordo con una certa dolenza che accalca tra i versi ed in cui, entro una ripetizione forse eccessiva di immagini e considerazioni, l'esposizione linguistica fa scemare la forza della poesia che, indubbiamente, c'è nei contenuti ma va maturata nella forma, per cui consiglierei di evitare la rima baciata; questa dolenza sottesa va a sovrastare la figura umana nella considerazione della sua finitudine. Ma ciò non va a inficiare comunque una meditazione che non si perde mai nel proprio slancio d'amore e di sogni, anzi, nella cura di essi ha la prova e la misura, mai scontata, di sé e del mondo in una dilatazione che lo vede, non solo nella scrittura, ma anche nella promozione di eventi ad essa legati, a quella visione di incontri chiamata poesia.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    "Come faccio a regalarti il mondo,
    se sono un semplice
    essere umano?
    Come faccio a illuminarti le giornate,
    se non sono il Sole?"
    (Pag. 7)

    "Vorrei che tutto questo
    non finisse mai,
    Come un bambino
    che non vuole smettere
    di giocare e non ha voglia
    di crescere e lasciare
    tutto ciò che ha adesso.
    Come quando un bacio
    un abbraccio e l'amore stesso
    non bastasse mai,
    Vorrei che voi due,
    Cuore e Anima mia,
    non invecchiaste mai(...)"
    (Pag. 22)

    "Te vuless regalà 'a forz'
    pe nun te verè mai stanca.
    'Te vuless regalà l'anni mi
    Pe nun te verè mai invecchià.
    Te vuless asciuttà e lacrim cuann chiagn'
    Facennt' ridere comm a na' criatur.
    Te vuless coccolà
    Comm tu faciv cu me.
    'Te vuless regalà l'anima mi
    e te fa viver natavot.
    Vuless viver chill'attimo in cui so' nato
    Pe sentì o primmo calore nuostr'.
    (Pag 68)

    "Se ci si incontrasse
    un giorno
    e ci si chiedesse
    dove abbiamo sbagliato,
    sapremmo rispondere?"
    (Pag. 72)



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