Casa Editrice: Pequod - 143 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Narrativa
Trama:
Ernest Hemingway diceva che "si possono scrivere eccellenti romanzi con parole da venti dollari, ma c'è più merito a scriverli con parole da venti centesimi". Per il suo ritorno alla forma del racconto, Bernazzani sembra partire proprio da lì, dalla lezione del grande maestro americano - facendo della semplicità il filo rosso che lega l'intera raccolta. Niente vampiri o serial killer, dunque, ma piuttosto operai con l'hobby della viticoltura, cameriere nei self-service, muratori a giornata, tennisti della domenica, e ancora quartieri popolari ai tempi della lira, locali notturni semiclandestini, e la provincia emiliana tra Parma e Piacenza fino al limite col genovese. Personaggi semplici, quindi, ma tutt'altro che "facili", o minori. Magari solo un po' più vulnerabili, un po' più esposti quando poi succede qualcosa che l'autore decide di indagare - almeno fino a un certo punto. Perché, come suggerisce Andrés Neuman, scrivere un racconto significa saper mantenere un segreto.
Recensione:
Un'antologia di racconti intrigante, fortemente suggestiva: "Nove racconti da venti centesimi" è una raccolta che conquista in poche pagine e si segue con un piacere speciale.
Stefano Bernazzani ha una penna intensa, forte e delicata. Con la sua chiarezza e la sua semplicità, è capace di creare mondi vicini ai lettori che si sentono e si vivono. Ogni storia è una caduta nella trama che porta via dal qui e ora per divenire protagonisti insieme ai personaggi, camminando al loro fianco, pronti ad ogni esperienza e scoperta.
Le figure di ogni trama si raccontano e sono gente semplice, le persone che incontriamo ogni giorno, i nostri amici o noi stessi. Comprensibili a tutto tondo, sono compagni che, per un tratto, ci aprono le porte della loro intima dimensione. Nella maggioranza dei casi ci condurranno ad una conclusione precisa, in altri lasceranno quasi un sospeso per permetterci di giungere alla fine che preferiamo. L'autore ha un vero talento a scatenare il potere immaginifico della mente del lettore: per questo le persone di carta si vestono di carne e sentimenti, i luoghi acquistano spessore, i racconti diventano tutto quello che è importante in quel preciso momento. Le storie montano e affascinano.
C'è chi preferisce il romanzo ai racconti, per la trama sviluppata, per il filo che lega ogni capitolo, eppure le antologie hanno un dono speciale: la libertà. Offrono al lettore una lettura condensata eppure costruita con tutta la cura del romanzo; si possono assorbire in un tempo inferiore, quindi anche chi va di fretta può godersi un momento di stacco che non è troppo impegnativo, eppure immensamente gratificante; se ci si stanca di un personaggio, oppure una determinata narrazione non attira, si può passare alla successiva; non obbligano ad una lettura lineare, ma si può saltellare qui e là, come bambini che vogliono giocare.
Le storie che Bernazzani porta al pubblico sono tutte di valore, ogni personaggio al quale ci accostiamo diventa unico e speciale e ci arricchisce con naturalezza. Il tempo dei racconti è vario, si va dal passato, come fosse un ricordo, ad un più contemporaneo presente, ma è un aspetto secondario. Il focus è nella portata del racconto, nel suo fluire, nel suo canto ammaliante che diviene proprietà condivisa, dove ognuno può trovare qualcosa di sé per liberare l'empatia che porta all'immedesimazione. "Nove racconti da venti centesimi", un titolo che ci parla di un valore alla portata di tutti, per un tesoro immensamente prezioso: la semplicità. La vita normale diviene straordinaria perché vissuta e tangibile, niente effetti speciali, solo esistenza, quella che magari ci appare banale, ma che rappresenta la vera magia.
(Tatiana Vanini)
Citazioni da questo libro:
Le cose ripetute sottovoce sono terribili, secondo me. Non te ne liberi più.
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