Casa Editrice: Aporema Edizioni - 472 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Romanzo storico
Trama:
A Noreia, nella prima battaglia contro la grande orda germanica proveniente dallo Jutland, solo un'improvvisa tempesta ha salvato le legioni di Roma da una disfatta totale. Nell'Urbe tuttavia il pericolo rappresentato dai Cimbri, ai quali stanno per unirsi i temibili Teutoni, è ancora sottovalutato e l'attenzione del Senato pare concentrarsi solo sulla ribellione del principe numida Giugurta in Nord Africa. Il risveglio sarà brusco e doloroso. Le razzie dei Latrones, come vengono definiti con disprezzo i nuovi barbari, arrivano a minacciare gli interessi romani nelle Gallie e lo scontro sarà inevitabile. In questo quadro dalle tinte fosche si muove una galleria di personaggi formidabili: il rik rik Andag, sua figlia, la sacerdotessa Hiwa, Frohil il rosso, il condottiero dei Celti Boiorix, il re di Tolosa Copillo, l'astro nascente di Gaio Mario e un ex ufficiale romano dal passato avventuroso.
Recensione: "L'aquila tra i giganti" si era chiusa con la descrizione della grande battaglia di Noreia. Con "Latrones - I predoni di Roma" Luigi Mattioli riprende la narrazione esattamente da quel punto.
I Cimbri di Andag stanno attraversando un periodo difficile: l'ombra di una maledizione sembra gravare sulla tribù e il druido Druseos è determinato ad approfittarne. Mentre cerca di plasmare la mente del giovane re Boiorix, attraverso il quale conta di diventare il druido più potente della regione, Druseos desidera anche mettere le mani su Hiwa, figlia di Andag, che nel dolore provocato dalla morte di Pupil ha scelto di diventare sacerdotessa seguendo le orme della vecchia Cenere.
Alle appassionanti vicende umane dei diversi personaggi, molti dei quali già incontrati ne "L'aquila tra i giganti", fanno da sfondo un ambiente naturale suggestivo e spietato mirabilmente descritto nei suoi aspetti più significativi e la ricostruzione minuziosa di una vicenda storica praticamente sconosciuta ai più, ma ben approfondita dall'autore. Ben poco sappiamo infatti noi "latini" della grande avventura delle orde barbariche che circa un secolo avanti Cristo cominciarono a sciamare dal nord Europa verso sud e verso ovest, fino ad insidiare i possedimenti romani su quelle che oggi sono le coste liguri, francesi e spagnole.
Grande conoscitore della storia di popoli che la maggior parte di noi conosce solo con l'appellativo di "barbarici", Mattioli ricostruisce davanti ai nostri occhi la fitta trama di rivalità, alleanze, similitudini e differenze esistenti fra Cimbri e Teutoni, Celti e Tigurini, Ambroni e Cadurci, che si contendevano le vallate, le colline interne e i brulli altopiani dell'Europa centrale. La vicenda di Hiwa, costretta a fuggire tra un ribollire di razzie e battaglie, duelli e sacrifici a divinità crudeli e sanguinarie, in un susseguirsi di tradimenti e rovesciamenti di alleanze, fughe e ricongiungimenti che ridisegnano continuamente gli scenari delle forze in gioco, si intreccia infine con quella di chi segue le sue tracce sperando di incontrarla di nuovo, mentre migliaia di uomini si spostano da nord verso le rive del Mediterraneo e verso Tolosa, travolgendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino.
Alla descrizione di questo mondo selvaggio e appassionato, spietato eppure a suo modo nobile, violento ma anche profondamente capace di lealtà e persino di tenerezza, si contrappone quella degli intrighi dei Romani che, tutti presi dalla competizione politica, dalla corsa all'accumulo di ricchezze personali e dal conflitto con il principe numida Giugurta, continuano a sottovalutare la minaccia rappresentata da queste tribù.
Nonostante i numerosi e dettagliati riferimenti storici e il gran numero di personaggi, la lettura è scorrevole e avvincente: lo stile elegante e curato e la trama ben congegnata catturano l'attenzione del lettore che si trova catapultato in un mondo per certi aspetti veramente poco conosciuto eppure molto affascinante. Un romanzo veramente fuori dal comune e di grande impatto emotivo, oltre che di grande valore per l'accuratezza storico-culturale, di cui consiglio vivamente la lettura specialmente (ma non solo) agli appassionati del genere.
(Cristina Quochi)