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Genere: Romanzo storico

Trama:
Amiens, Francia, 1193. L'abate Guglielmo di Eskill riceve una visita inaspettata. E' Aroldo di Coventry, una vecchia conoscenza, appena tornato dalla Terrasanta. Aroldo porta con sé due doni per Guglielmo: un involto contenente qualcosa che lascia Guglielmo senza parole e diciotto rotoli di papiro, che narrano la vita del suo signore Rodolfo Arnesen Dristig, il terribile Lupo del fiordo. L'amicizia con Rodolfo risale a molti anni prima, in circostanze singolari, ma è da molto tempo che Guglielmo non ha sue notizie, e soprattutto non riesce a capacitarsi di come sia entrato in possesso di quell'involto. Si accinge così a leggere i rotoli per scoprirlo.
Nakkebølle, Danimarca, 1147. Rodolfo ha solo dieci anni quando il suo mondo va in pezzi. Il padre, partito per la Terrasanta, non fa più ritorno e il perfido zio Frode s'impadronisce della tenuta dei Dristig, esiliando la madre e rinchiudendo Rodolfo nel monastero di Esrum, alla mercé dei disumani monaci neri. Anni dopo, divenuto cavaliere, Rodolfo desidera soltanto una cosa: la vendetta. Non gli importa cosa dovrà fare per ottenerla, non gli importa quanto sangue si ritroverà sulle mani. Tuttavia, presto Rodolfo si renderà conto che, quando scendi a patti con il Male, il Male prima o poi esige la sua ricompensa. E solo il dolore per ciò che ha fatto, per ciò che è diventato, e per ciò che ha perso, può avere il potere di redimerlo.

Recensione:
Ambientato nel XII secolo, "Il cavaliere del fiordo" di Giuseppe Bresciani trasporta il lettore in pieno ambiente medioevale narrando la vita di Rodolfo Arnesen, terzogenito del signore danese di Nakkebolle, destinato a diventare Rodolfo di Fionia, in seguito noto in Francia e Danimarca come il "Cavaliere del Fiordo" grazie alle sue doti di guerriero.
Sin dalle prime pagine è evidente che il romanzo poggia su una ricerca storica approfondita: non è facile raccapezzarsi nel racconto delle vicende e degli intrighi politici che portarono alla trasformazione delle prime fattorie fortificate danesi, prima in castelli, poi in veri e propri feudi.
La vita del piccolo Rodolfo è sconvolta sin dall'infanzia dal tradimento del perfido zio Frode, che uccide suo padre tendendogli un'imboscata, approfittando della sua partenza per partecipare alla crociata in Terrasanta. Questo consente a Frode di appropriarsi di tutti i suoi beni, relegando sua madre in un lontano convento nella terra dei Burgundi e il protagonista nel monastero di Esrom, in Selandia, da cui riuscirà a fuggire dopo anni di angherie e abusi che si imprimono a fuoco nella sua anima, spingendolo a diventare un guerriero spietato in cerca di riscatto e di vendetta.
La trama è molto ricca e ben costruita; ciò rende la lettura piuttosto impegnativa, perché il quadro storico complesso (e non molto noto al lettore medio italiano, che conosce a grandi linee gli eventi che caratterizzarono il medioevo europeo ma poco e niente delle vicissitudini della corona danese) si intreccia strettamente con le vicende di vita di Rodolfo portandolo a compiere scelte che acquistano pieno senso e valore solo se inserite in quel contesto. Il lettore viene man mano risucchiato nella storia e si immerge completamente nello spirito dell'epoca anche grazie al linguaggio utilizzato da Bresciani: scorrevole, curato nei minimi particolari e impreziosito da termini specifici e aulici ormai in disuso, tanto da creare, specialmente all'inizio, quasi un senso di straniamento.
La vita di Rodolfo è dolorosa, sembra che il destino si accanisca contro di lui togliendogli via via ogni cosa: i genitori, la casa, la donna che ama, la figlia. Per vivere in un mondo dove vige la legge del più forte occorre diventare invincibili e Rodolfo ha le carte in regola per diventarlo: eppure, dopo una vita trascorsa alla ricerca della giustizia, della gloria, del riscatto e della vendetta, man mano si fa strada in lui la sensazione che tutto sia vano, che la pace e la redenzione siano possibili solo in un luogo interiore che, di nuovo, Rodolfo cerca di raggiungere utilizzando mirabilmente gli strumenti che la sua epoca gli mette a disposizione.
Un libro molto bello, che a mio avviso non si legge "tutto d'un fiato", anzi: ho avuto bisogno di gustarlo a poco a poco, di rileggere alcuni passaggi per cercare di raccapezzarmi nel quadro storico, di lasciare alle meravigliose descrizioni di quel mondo lontano il tempo di sedimentare dentro di me, rendendomi capace di vedere, udire, vivere quello che stava vivendo il protagonista, seguendolo man mano nelle vicissitudini che caratterizzano il suo percorso di vita.
Un romanzo curato, elegante, indimenticabile e comunque impegnativo, che consiglio caldamente agli appassionati del genere.
(Cristina Quochi)



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