Casa Editrice: Chiarelettere - 208 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Informazione
Trama:
Il G8 di Genova è un pezzo di storia della Repubblica. Una storia nera che ha lasciato un segno indelebile. Due giorni di violenze perpetrate dalle forze dell'ordine e da gruppi organizzati di manifestanti. Una città messa a ferro e fuoco. E poi anni di processi, condanne, proscioglimenti, prescrizioni, reintegrazioni in servizio di molti dei protagonisti. Due decenni dopo i fatti che hanno cambiato per sempre le forme della contestazione e del dissenso, smantellando un intero movimento che voleva opporsi a quel modello di sviluppo economico e sociale che oggi mostra tutti i suoi disastri, un operatore della Digos torna a quei giorni di luglio del 2001 e racconta per la prima volta che cosa accadde. Dalla sua testimonianza emerge la storia di una complicità istituzionale. Una complicità trasversale che ha costruito le condizioni affinché a Genova saltasse tutto. Gianluca Prestigiacomo porta il lettore tra le vie di una città in fiamme, ripercorrendo momento per momento i tre giorni del G8 e raccontando cosa fu a scatenare l'inferno, l'istante in cui partirono le cariche scellerate e lui - tra i pochi autorizzati ad accompagnare il corteo - fu costretto ad allontanarsi, circondato dai Black Bloc e incalzato da uomini di un fantomatico servizio d'ordine, chiaramente legati ai servizi. Dopo vent'anni sono ancora molte le circostanze da chiarire. Troppe, dato il tempo trascorso.
Recensione:
"G8. Genova 2001" di Gianluca Prestigiacomo è un libro sulla confusione. Su quella che regnò nei giorni del G8 a Genova tra le Tute Bianche pronte a portare avanti delle idee ed i Black Bloc che spargevano il caos; su quella interna dell'apparato dello Stato, dove persino i membri della Digos vagavano sperduti in mezzo alla manifestazione senza capire quello che stava succedendo; su quella dell'opinione pubblica che ben poco seppe o capì di quegli eventi. Ma allo stesso tempo è anche un libro sulla riscrittura della realtà secondo una narrazione prestabilita, da parte di qualcuno che nemmeno appare. Gli eventi importanti non sono sullo schermo, avvengono altrove e non se ne parla, chi vuole rivendicare i propri diritti diventa un facinoroso, chi usa la violenza trova supporto dallo Stato, e poco importa se a distanza di anni alcune sentenze di tribunale sono andate in direzione opposta, tanto ormai il ricordo nella mente delle persone si era già fissato. Per questo l'autore sceglie coraggiosamente di narrare i fatti per come li ha visti, senza difendere a priori nessuna parte e giudicando solo sulla base di quello in cui crede.
E' illuminante leggere la testimonianza di un servitore dello Stato che vede un mondo stravolto e colpisce profondamente come l'autore guardi agli eventi col paradigma del tempo in cui egli stesso si era formato, e che non comprenda, in quei momenti, che le cose erano cambiate. Prestigiacomo parla di fascisti e comunisti, ma poi lui stesso ammette che se il governo fosse stato di sinistra le cose non sarebbero state molto diverse, segno che i riferimenti stessi, nei decenni precedenti, erano mutati.
Guardare il G8 di allora con gli occhi di oggi, di chi ha visto come certi centri di potere hanno preso il comando dell'Occidente, dimenticando la lezione della Seconda Guerra Mondiale, fa sembrare certe cose come normali, basti pensare al G7 di questi giorni dove si cerca disperatamente di proporre una visione per convincere i cittadini, per nascondere il fatto che il re è nudo, ma venti anni fa non era così. Secondo l'autore fu in quei giorni che iniziò il cambiamento. Forse era iniziato prima, in sordina, dopo il crollo del muro di Berlino, ma l'opinione pubblica non se n'era ancora accorta e Prestigiacomo ci mostra come gli eventi furono pilotati per evitare che qualcuno cominciasse a prenderne atto. Sono tanti i segnali che vengono menzionati nel libro: dall'incertezza della linea di comando, dove qualcuno all'interno delle forze dell'ordine sa più degli altri (forse Orwell direbbe che è più uguale degli altri), dove alla testa del corteo che viene caricato improvvisamente non ci sono più i politici che ci sarebbero dovuti essere, forse perché qualcuno li aveva avvertiti, e tutti questi segnali portano ad un sottile disegno per confondere e confortare, riscrivendo gli eventi secondo gli obiettivi voluti da una sorta di Grande Fratello senza faccia né nome.
Quello che più rimane dopo la lettura è un ammonimento a scegliere dei principi ed a restare loro fedeli, in mezzo al caos, in mezzo ai trucchi ed alle mezze verità, anche se non si capisce il perché di quello che avviene, per portare comunque avanti una luce in mezzo al buio.
(Renato Marelli)
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