Genere: Narrativa

Trama:
Valentina Gambini si sveglia un giorno priva di sensazioni, impulsi, emozioni. Qualche suono ovattato le suggerisce che è viva, nient'altro affiora alla memoria. Ha un solo ricordo: il diario che è il suo unico vero confidente, che da una vita la ascolta senza giudicarla. Un romanzo in tre parti che segna il declino, la caduta e la catarsi della giovane triestina, amante delle successioni matematiche e delle tentazioni alcoliche. Sullo sfondo, scorci poco noti della città, dal Carso fino al mare, ci accompagnano nella scoperta della vita di Valentina. Nella prima parte le sue ossessioni, "stracci di una vita", il diario che riporta angosce e drammi passati; un incubo ricorrente dal quale non riesce a liberarsi e i tentativi di scrollarsi di dosso i vecchi fardelli, il padre alcolizzato, il partner violento. Quindi le delusioni, un resoconto a più voci dei momenti bui e disperati, dove ogni personaggio aggiunge un tassello al puzzle che si è venuto a creare. E in ultimo ricompare il diario, la voce di Valentina ormai in grado di prendere le decisioni, drastiche e ardue, necessarie per farle trovare le strade e le persone, le forze e le passioni per ricominciare a vivere.

Recensione:
Un libro bello, delicato e profondo, che riesce a mettere in connessione il lettore con le debolezze umane, viste da diverse angolazioni.
L'autrice usa l'espediente di un diario scritto in prima persona dalla protagonista, per raccontarci una vita fatta di dolori e violenze subite.
Fra le pagine di un diario si scrive sempre senza filtri e senza inibizioni. Si è se stessi fino in fondo, mettendo a nudo l'anima, mostrando paure, timori, sogni, incubi, incertezze e ogni cosa passi per la testa di una giovane ragazza che, abusata da un padre orco, fatica a prendere in mano i pezzi della propria vita. E succede spesso che chi vive un passato di violenze tende a ripetere gli stessi schemi conosciuti, finendo per ritrovarsi nelle medesime situazioni, anche con persone diverse.
Seguiamo Valentina nel suo tentativo di rendersi indipendente economicamente, per potersi allontanare da una vita che riconosce essere in pericolo, ma la ricerca di un lavoro dignitoso diventa impossibile per chi, anche a causa di cattive compagnie, ogni sera cerca sollievo nello stordimento offerto, a caro prezzo, dall'alcool.
Gli eventi narrati sono tanti e, con viva partecipazione, si seguono le sconfitte (tante) e le vittorie (poche) di questa ragazza a cui, pagina dopo pagina, non si può fare a meno di affezionarsi.
A un certo punto le cose sembrano migliorare: con un nuovo lavoro anche l'autostima cresce e si prospetta finalmente l'uscita dal tunnel. Ma ecco lo schema ripetersi, e una nuova violenza sconvolge la vita della protagonista.
Il racconto va avanti e, fra le righe, troviamo nuovi spunti di riflessione.
Per un breve tratto seguiamo la vita del violentatore, un uomo su cui abbiamo già concentrato tutto il nostro disprezzo, ma l'autrice è brava a spostare il punto di vista e, in una manciata di pagine, scopriamo che anche i suoi comportamenti non sono altro che la risposta a un'infanzia vissuta nella più totale indifferenza da parte di genitori, insegnanti e amici. Un disagio che, proprio nell'età della sua formazione, ha provocato danni da cui non è più riuscito a venir fuori.
Ed ecco quindi che anche il criminale è una vittima, un emarginato, un disadattato, una persona che non ha trovato un proprio posto in questa società che ci vuole tutti perfetti, omologati, dove anche una piccola disabilità viene vista come un difetto inaccettabile, da nascondere.
E qui dovremmo riflettere tutti: una società civile che parla di inclusione non può voltarsi e fingere di non vedere un disabile, un malato di mente, un barbone... un "diverso". Sono i nostri comportamenti quotidiani che creano emarginazione, distanza e isolamento. Un mix esplosivo che non sappiamo a cosa possa portare. La mente di chi resta solo con le proprie debolezze potrebbe varcare soglie oltre cui si generano violenze e ossessioni, dando vita a quei "mostri" di cui la cronaca nera ogni giorno si ciba.
Ma questo libro non è solo violenza e dolore. Infatti, riscopriamo che l'amore, l'amicizia e il rispetto, per se stessi e per gli altri, alla fine portano sempre a qualcosa di buono. Marzia Gherbaz, con la sua penna, ci regala un tripudio di sentimenti e di emozioni e, senza inutili sdolcinatezze, assaporiamo un lieto fine dove finalmente la vita prende a correre per il verso giusto, anche per chi sembrava destinato a non avere un futuro.
Una bella lettura che fa riflettere su se stessi e sulla società che vogliamo, su quei bei discorsi infiocchettati di inclusione sociale che, in verità, troppo spesso restano solo dei discorsi.
(Norberto Loricati)

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