Casa Editrice: Infinito Edizioni - 228 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Narrativa
Trama:
Inizio degli Anni '80. In un freddo pomeriggio dei primi di dicembre, il tredicenne Paolo osserva in disparte i suoi compagni di scuola salire sull'autobus per tornare a casa. All'improvviso, una forte esplosione a qualche isolato di distanza sembra sconvolgere la sua vita. Paolo è convinto che il terribile scoppio nel cuore della città si sia portato via molti suoi compagni di classe, tra i quali Victoria, l'amica del cuore, che era comparsa quasi come un fantasma buono a consolare i giorni più tristi della sua infanzia. Ma chi è davvero l'enigmatica e sfuggente Victoria, per lui, allo stesso tempo, "la malattia e la medicina?". Paolo lo scoprirà a poco a poco, in un lungo percorso irto di difficoltà, lottando contro le sue stesse paure e i "mostri" dell'età adolescenziale. Un viaggio fisico e metafisico che ha come sfondo la storia e la geografia della Trieste degli anni Settanta, Ottanta e Novanta e che si spinge così in là da arrivare a spiegare che cosa significhi veramente amare una persona.
Recensione: "Victoria non esiste - All'improvviso, un'esplosione a Trieste" di Massimiliano Stefani è un romanzo totalmente diverso dal precedente "Trieste 1974", che ho letto. Non è quello che mi aspettavo quando me ne è stata proposta la lettura e ne sono stata più che piacevolmente colpita.
La dimensione che attraversa questa storia non appartiene del tutto al mondo fisico. Sogno, illusione, amore e odio, incubo e delirio si alternano in un carosello di situazioni in bilico tra reale e immaginario. Su quel bordo, in quello spiraglio metafisico, che è poi lo spazio dell'arte e della letteratura, trova sfogo la narrazione e il suo dispiegarsi al di sopra della gravità, oltre il visibile, dentro ciò che pensiamo di essere, per concederci ancora una volta il dono irrinunciabile del dubbio su chi siamo veramente, o su cosa siamo, su cosa esiste e cosa non esiste. Ed è proprio in questo spazio filosofico (non spaventatevi, la narrazione è fluida e scorrevole) entro il quale i diversi personaggi conquistano una loro autenticità; ma taluni di loro dovranno fare molta attenzione: c'è un cacciatore di angeli in agguato.
E' una storia di sacrificio, di presenze e di assenze, di coraggio, quello che all'inizio solo l'adolescenza può donare, quando il mondo è bianco o nero e il compromesso non è un'opzione percorribile.
La narrazione si dipana su diversi piani temporali, gli anni '70, '80 e '90 per seguire la crescita di Paolo e Victoria, le loro storie e i loro mondi, le amicizie che si intrecciano e si rafforzano negli anni, i sogni che si infrangono contro la realtà e viceversa.
Il libro è pervaso da un senso di nostalgia di quegli anni che tutti abbiamo vissuto, delle speranze che abbiamo perso diventando grandi, di quello sguardo sognante, dei sentimenti totalizzanti che si vivono solo negli anni dell'adolescenza e che poi ci accompagnano come dolci ricordi per il resto della nostra vita sotto forma di nostalgia.
Stefani ci racconta come si sia disposti a rischiare tutto per il bene dell'altro, e non per un giuramento vago, non per il classico uno per tutti e tutti per uno, governato dal senso del dovere e dallo spirito cameratesco, no!
Per Amore, quello con la A maiuscola, quello sincero.
Stefani ci racconta la storia che vuole narrare con mano salda, linguaggio immediato, fresco ed asciutto. La trama si svolge con un garbo ed una delicatezza deliziosi che rendono il racconto struggente e molto emozionante. Tutti i personaggi sono veramente ben riusciti e ben costruiti, attraversano momenti di gioia cristallina o cupa amarezza, ferite e rinascite, cadute e voli pindarici. Paolo, in particolare, è alla ricerca ostinata, caparbia di quella felicità che per lui è auspicabile con Victoria ma è una felicità quasi araba fenice, inafferrabile e sfuggente che brucia del suo stesso fuoco ma poi rinasce per restare o spiccare di nuovo il volo, lasciando le palme del protagonista impolverate e grigiastre, il cuore lacero ed ammaccato ma tuttavia indomito e caparbio. E' una storia che coinvolge e diventa sempre più intensa pagina dopo pagina accompagnandoci ad un finale che ci lascia sbalorditi, come fossimo Alice caduta nella tana del Bianconiglio.
In parole povere, il libro è veramente bello e voglio concludere con un'avvertenza che è una citazione dal capolavoro di William Makepeace Thackeray, La fiera della vanità, "Quello che è non è quello che sembra".
(Luisa Debenedetti)
Citazioni da questo libro:
"Mi ero tenuto aggrappato con le mani al grosso tappo della benzina. Il tappo cromato del serbatoio della Honda è il mio primo ricordo, la prima immagine della mia infanzia. (...) Prima del tappo del serbatoio della Honda, io non esistevo."
"(...) la felicità, persino quella di un ragazzino di undici anni, non può essere mai davvero completa."
"La strada della vita, da quando si nasce a quando si muore, è una salita o una discesa?"
"I ricordi sono i mattoni della memoria. La memoria è il cuore e l'anima della nostra esistenza.
(...)
Chi muore se ne va da un'altra parte, ma i suoi ricordi rimangono per sempre. Tutte le persone sono eterne e i ricordi sono ancora più eterni delle persone, perché non cessano mai di apparire."