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Mio amatissimo fratello.
Fuga da Milano (1943-1945)

di Willy Schwarz
A cura di: Sandro Gerbi

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    Casa Editrice: Casagrande - 160 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Storia

    Trama:
    Le lunghe lettere che fra l'autunno del 1943 e l'agosto del 1945 il pediatra Willy Schwarz scrive al fratello Franco, emigrato negli Stati Uniti nel '40, costituiscono una straordinaria testimonianza in presa diretta di quei terribili anni. Senza sapere se e quando il fratello riuscirà a leggere i suoi messaggi, il "naufrago" Schwarz ricostruisce con tono accorato le vicende del Paese e della sua Milano, sottoposta nell'agosto '43 a violenti bombardamenti alleati. Al tempo stesso, sente l'urgenza di informare il fratello sulle reali condizioni di vita dei genitori e della moglie Silvia, che nel '44 si nasconderà proprio a Milano con le tre figlie. Lui invece, prima di rifugiarsi in Svizzera, sarà accolto per tre mesi nel Seminario arcivescovile di Venegono Inferiore. Poi, a Ginevra, dirigerà il reparto pediatrico dell'Ospedale della Croce Rossa. Queste le vicende, private e non, che a tanti anni di distanza le pagine qui proposte fanno vividamente riemergere, grazie anche a un ricco corredo fotografico.

    Recensione:
    "Mio amatissimo fratello..." Fuga da Milano (1943-1945), a cura di Sandro Gerbi, raccoglie parte della corrispondenza tra due fratelli di discendenza ebraica. In particolare le lettere sono di Willy, rimasto in Europa, al fratello Franco che aveva trovato riparo in America dopo l'emanazione delle leggi razziali.
    Attraverso le lettere di Willy si vede la Storia affacciarsi prepotente con le sue nefandezze nella vita della sua famiglia. Willy espone, con la lucidità di uno storico, fatti talmente grandi che tracciano un solco profondo nel suo cuore e non mancano di velare di tristezza i suoi occhi e la sua vita. La Storia come occasione di dolore, in particolare la guerra, che non è mai umana, perché sempre toglie alle vite quanto di umano hanno, trasformandole in incubi dolorosi e ferite che non smettono di sanguinare anche quando le armi sono ormai a riposo, riesce a distruggere le certezze e svellere le vite dall'alveo in cui scorrono. Willy racconta del periodo più difficile per l'Italia, quello conseguente all'arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, a fronte di quell'armistizio che era stato visto come la fine della guerra e del fascismo.
    Ma l'armistizio dell'8 settembre 1943 significò tutt'altro che la fine della guerra; diede inizio alla fase di liberazione dall'occupazione tedesca da parte dei nuovi alleati con la conseguente recrudescenza delle vessazioni naziste.
    Pur privilegiando la propria storia familiare, Willy Schwarz ci fornisce, tramite le parole di vittima, fissate in forma di lettera, una storia corale di quell'evento. Si va dall'incredulità per i bombardamenti sulle grandi città, Milano in particolare, ai rastrellamenti casa per casa degli ebrei (che molte volte venivano "programmati" dalla polizia italiana) alla fuga in luoghi ritenuti sicuri, alla scelta estrema del suicidio per l'umiliazione e l'emarginazione subita. A detta del figlio, il suicidio di Gustavo Schwarz fu dovuto alla "stanchezza della vita". Schwarz testimonia come un'alta percentuale di cittadini ebrei, sia italiani che stranieri, abbia potuto salvarsi in Italia negli anni 1943-1945. Una molteplicità di circostanze esterne obiettive quali il caso, il periodo temporale, la geografia, il contesto sociale, la cerchia amicale, trovarsi in città o in campagna, avere certi legami professionali, avere conoscenze nel mondo ecclesiastico, disporre di denaro e la generosità di molti, furono tra le infinite modalità che giocarono in favore di molti ebrei per evitare a se stessi e alle proprie famiglie l'arresto e la deportazione.
    Quest'opera è anche un omaggio a quei capifamiglia di allora che seppero usare preveggenza, coraggio e capacità di affrontare uno stato di emergenza permanente.
    Attraverso la forma epistolare il linguaggio è semplice ed immediato, i caratteri e le personalità dei congiunti sono trattati con amorevole precisione, viene ricostruito un mondo che si è perduto con passione e dolce precisione; ma dobbiamo anche riconoscere a Willy Schwarz una oggettiva ricostruzione storiografica fatta da un testimone diretto che racconta in prima persona le vicende, episodi paradigmatici di soccorso ricevuto da cittadini laici o da religiosi.
    I numerosi riferimenti a familiari e amici, di cui viene dato ampio chiarimento nelle note, pur essendo necessari, rallentano la lettura e ne restringono lo spettro all'ambito puramente personale. Non bisogna, però, dimenticare che non si tratta di un romanzo, bensì di vita reale, di un colloquio epistolare tra fratelli.
    E' interessante rilevare altre considerazioni emergenti dalle lettere:
    - il ritratto che viene fatto degli Italiani: "Il pubblico, dopo un istante di sollievo per quella notizia, era sempre oppresso e preoccupato, ma sempre con quella apatia che purtroppo caratterizza gli italiani dal fascismo in qua" (pag. 63);
    - la contaminazione della religione cattolica originaria con la politica a cui sono conseguiti compromessi con le potenze del momento;
    - la distorsione parossistica, definita "irritante", delle notizie da parte dei pochi organi di informazione. Quest'ultima è tipica della propaganda bellica o politica di ogni tempo.
    In conclusione, definirei il testo una lettura interessante, fatta da un punto di vista strettamente intimo, particolare, che si dissocia dalla letteratura riferita a quel periodo storico, di un microcosmo familiare che sopravvive a una tragica tempesta universale.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    "...sin dagli inizii della artificiosa campagna antisemita, il popolo italiano, nella sua stragrande maggioranza, non solo non condivise le opinioni antisemite che venivano predicate, non solo non acquistò un odio contro gli ebrei, ma anzi fu portato alla compassione e alla compressione."

    "Bisogna dire che, in tutti questi casi, si trattava della polizia italiana, non delle s.s.; analogamente, si verificò moltissime volte che i carabinieri avvertissero in precedenza quando dovevano venire ad arrestare ebrei o ricercati politici."

    "Ogni vita è un vero romanzo, di cui voi laggiù certo non potete farvi che una pallida idea."

    "Per chi, nato da famiglia ebrea, giunga a contatto del cristianesimo all'epoca nostra, è ben difficile che la forma cattolica del cristianesimo rappresenti una forma di vita spirituale-religiosa veramente soddisfacente, cioè rispondente a tutte le esigenze di un normale spirito umano moderno."



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