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Ma i giardini si facevano aspettare
Baresi immaginari al di là della ferrovia

di Ivan Scarcelli

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    Casa Editrice: Youcanprint - 374 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    Un ritratto vivido della Bari tra anni '60 e '90. In questa raccolta di racconti reali e a volte surreali, l'autore ci trasporta indietro nel tempo in una ragnatela di storie in cui la città è spettatrice privilegiata. Fra i quartieri Carrassi e San Pasquale vanno in scena storie di amicizia, amori, piccoli drammi quotidiani. Ragazzi in difficoltà, scelte sbagliate, famiglie opprimenti e la tenacia nel superare ostacoli all'apparenza insormontabili. Attraverso le vicende dei protagonisti di questi racconti riemergono i ricordi di un'intera città, in bilico tra la trasformazione tumultuosa e la nostalgia per un passato perduto.

    Recensione:
    Una raccolta di racconti intrigante: "Ma i giardini si facevano aspettare" è un'opera che si ama, nella quale si sta bene, attratti e incuriositi da ogni storia.
    Ivan Scarcelli ha una scrittura che appassiona. Scorrevole e ritmata, è in grado di presentare al lettore trame di cui non si possono prevedere gli sviluppi, dove l'umanità con le sue sfaccettature si dispiega. Il risultato è un libro avvolgente, che invita, pagina dopo pagina, a passare del tempo in sua compagnia.
    I personaggi protagonisti, diversi perché diversi sono i racconti, sono tratteggiati così bene che è facile figurarseli. Vengono raccontati fatti, descritti pensieri e sentimenti, che precipitano nelle righe emozionando. Ogni storia dà qualcosa, ogni fine è un nuovo invito a cominciare un altro viaggio, con la sorpresa di non sapere cosa l'autore racconterà, come la costruirà e dove ci condurrà.
    Tanto ritmo e dinamismo per racconti che sono sfaccettati, completi, svolti senza fretta, con ciò che serve e dove è abolito ciò che li renderebbe prolissi e ridondanti. Oltre a ciò ci sono altri punti di contatto, ovvero la città dove le storie si svolgono, Bari, il tempo che è al passato, e l'uso del dialetto. Nei dialoghi troviamo sempre delle inflessioni tipiche, frasi intere che sì, per chi non è del luogo rallentano la lettura, sono magari comprensibili nel complesso, ma non in tutto, ma niente paura: alla fine di ogni racconto, ciò che era in dialetto viene proposto con la sua traduzione, quindi è facile recuperare parole perdute. L'uso della parlata tipica di un luogo, cala ancora di più il lettore nella realtà, trasmette un senso di appartenenza e fa vivere elementi della tipicità.
    Scarcelli, attraverso i suoi racconti, ci fa riflettere, racconta pregi e difetti, comportamenti virtuosi e meno virtuosi, invitandoci non solo a godere di una bella lettura, ma a interrogarci su come noi ci saremmo comportati al posto dei suoi personaggi.
    Vita di ogni giorno, mistero con l'aggiunta di elementi che possono essere sovrannaturali o anche frutto di suggestioni, il tutto in una raccolta che sorprende, non stanca e, alla fine, se ne vuole ancora.
    Scrivere come Scarcelli non è da tutti.
    Una bella scoperta che consiglio.
    (Tatiana Vanini)



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