Casa Editrice: Robin - 223 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Noir
Trama:
Olivia ha un pessimo rapporto con i genitori quando, in prima elementare, conosce Giorgia, la sua migliore amica. Insieme condividono tutto, il banco, il quaderno dei pensieri e un supersegreto: Lo Strabiliante Zoo, di cui diverrà custode. Un romanzo a tratti surreale, inquietante, che invita tutti i grandi a comportarsi bene, o sarà peggio per loro!
Recensione:
Che Daniele Bianco sia un autore dotato di grande fantasia e originalità, lo avevo capito con la sua prima opera: "Quello senza nome". Questa impressione si è consolidata nel nuovo libro: "Lo strabiliante zoo".
Si tratta di un romanzo noir davvero molto nero, che comincia come una favola, con la carezza e il brio di una narrazione scritta da una bambina, dove tutto sembra bizzarro, curioso e divertente. Presto le stranezze aumentano, la favola si fa orrore e ci troviamo immersi in una narrazione ipnotica che ci parla della colpa e del castigo, dei torti subiti e della vendetta, della volontà di lasciare una traccia dopo la morte e delle diverse interpretazioni ed elaborazioni di fronte a un medesimo evento. "Lo strabiliante zoo" ci porta nella china della psicopatologia, nella devianza e distorta percezione di bene e male, per un messaggio profondo.
L'autore ha una penna scorrevole, piacevole e immediata da seguire, ma sul piano puramente stilistico della scrittura può sicuramente migliorare.
Capisco che la sua protagonista ha dieci anni quando inizia a scrivere il diario (che è poi il libro che teniamo tra le mani), e una bambina nella sua situazione è possibile e realistico che non usi la corretta punteggiatura, specialmente quella dei dialoghi, che non sono differenziati in nulla dalla narrazione descrittiva. Comprendo anche l'uso smodato delle frasi tra parentesi, i tantissimi punti interrogativi e le ripetizioni, che a volte si attorcigliano e viene spontaneo dire: "Ho capito, lo hai detto già tre volte, prosegui", ma poi mi faccio una domanda: cosa si vuole fare di questo libro? Lo si vuole tenere in un cassetto, per lettura personale o di pochi amici, o lo si vuole proporre al pubblico? Perché se l'intento è il mondo esterno, certe regole vanno rispettate.
Ho letto altri libri di autori che si immedesimavano in un io narrante fanciullo, ma la grammatica era corretta, e i dialoghi segnalati come si deve.
Olivia, è il personaggi principale, la scrittrice che più di ogni altro mette nero su bianco la storia. A volte si scambia di ruolo con la sua amica e coetanea Giorgia. Al di là del cambio di nome segnalato da "ciao sono Olivia" e "ciao sono Giorgia", le due bambine in realtà sono intercambiabili, lo stile di scrittura non muta. Quando poi interviene a raccontare un personaggio adulto, o ancora è Olivia da grande a scrivere, lo stile è il medesimo: dialoghi privi della punteggiatura, parentesi, punti esclamativi e ripetizioni.
La caratterizzazione dei personaggi è limitata alle loro azioni e reazioni, sono queste a differenziarli, si è persa l'opportunità di renderli unici anche nello scrivere. Certo, sarebbe stato necessario uno sforzo di immedesimazione non indifferente da parte dell'autore, ma è stato lui a impostare il libro in un certo modo, perché lasciare il lavoro a un terzo?
Con piccoli accorgimenti "Lo strabiliante zoo" sarebbe stato un libro corretto sul piano grammaticale, una vera coccola per il lettore che avrebbe appreso nella lettura. Senza le ripetizioni avrebbe guadagnato ulteriore dinamismo, con un ritmo più sciolto, snello e mantenuto il suo carattere sorprendente, intenso e coinvolgente. Infine, dopo 266 pagine, quelle parentesi mi hanno provocato l'orticaria.
Mi è piaciuto "Lo strabiliante zoo"? Sì, è un romanzo che merita di essere letto e dà tanta soddisfazione oltre a far riflettere.
E' un romanzo perfetto? Stilisticamente no, anche se comprendo l'intento dell'autore, ma non lo condivido.
Lo consiglio? Sì. Ora sapete quali sono, a mio parere, i punti di forza e di debolezza, ma resta una lettura coinvolgente e non banale.
(Tatiana Vanini)