Casa Editrice: Garzanti - 312 pagine
Formati disponibili: cartaceo e ebook
Genere: Narrativa straniera
Trama:
Inghilterra, 1960. Rebecca Waterhouse ha solo tredici anni quando viene portata alla centrale di polizia. Mentre un detective la interroga, lei, in silenzio, stropiccia con le mani la vestaglia infangata e ripercorre quella terribile notte. Nella sua testa sente ancora l'eco delle grida del padre e nelle narici l'odore acre della polvere da sparo. Si ripromette di non parlare mai più del giorno in cui la sua vita è cambiata. Inghilterra, oggi. Quando Jessie Waterhouse scompare insieme alla figlia neonata, la sorella Iris salta sul primo treno per tornare nella tenuta di Seaview Cottage, dove è cresciuta. Sono passati anni dall'ultima volta. Lì, il tempo sembra non essere mai trascorso: è come se la vecchia casa in pietra fosse rimasta intrappolata nella nebbia. O forse è Iris che non riesce a perdonare la madre Rebecca, che si è sempre dimostrata fredda e scostante con lei e Jessie. Ma per scoprire quello che è accaduto alla sorella e alla nipote è disposta persino a condividere lo stesso tetto con l'anziana donna. Quello che ancora non sa è che dietro la loro scomparsa potrebbe celarsi un segreto che Rebecca custodisce da anni. Perché il passato è una fragile ragnatela di ricordi e di azioni che si ripetono di generazione in generazione. Una trappola che si può evitare solo trovando il coraggio di parlare. Perché i segreti hanno potere solo quando non hanno voce.
Recensione:
Il 5 maggio, edito da Garzanti, ha fatto il suo debutto nelle nostre librerie il secondo romanzo della scrittrice Emily Gunnis. Trascorsi due anni dalla sua prima apparizione sui nostri scaffali, con "La figlia del peccato", la Gunnis rientra in scena con quest'opera di narrativa contemporanea che lascerà certamente un'impronta tangibile nel cuore dei lettori.
Con una penna graffiante, l'autrice riesce a tessere un mistero fitto, valorizzato da tematiche importanti.
Il nocciolo, e punto focale della trama, è la sanità mentale ed i problemi scaturiti in sua mancanza. In brevi capitoli che valorizzano la dinamica della narrazione, dando un impulso decisivo alla storia grazie ai loro continui salti temporali, e in appena 300 pagine, il lettore si immergerà in una lettura che non sarà sempre facile da accettare. A cuor leggero non è il termine che utilizzerei per definire come avverrà la comprensione di questa storia.
La Gunnis, con grande immedesimazione, riesce a descrivere ed evidenziare il complesso argomento dei soprusi e dei maltrattamenti rivolti al genere femminile che, in un passato ancora a noi vicino, molte, troppe donne hanno subito in modo passivo e silenzioso, impossibilitate a denunciare o a ribellarsi. Ma questa lettura evidenzia anche, in modo quasi doveroso oserei dire, la cosiddetta psicosi puerperale (del postpartum) che si manifesta appunto nelle donne che hanno appena partorito; questo disturbo, caratterizzato da depressione, delirio e timore da parte della madre di fare del male al bambino oppure a se stessa, di cui pochissime persone parlano; purtroppo rimane una triste realtà che alcune donne vivono. E in queste pagine viene esplicata valentemente con il prosieguo della storia.
Contrariamente a ciò che accadeva negli anni '50, per il trattamento dei sintomi che colpivano queste sfortunate donne, semplicemente rinchiuse in istituti per l'igiene mentale e abbandonate a loro stesse, lontane dai figli, oggi fortunatamente vi sono cure farmacologiche e psicologiche in grado di tamponare ed arginare il problema.
Nel mezzo delle diverse voci dei personaggi che si alternano per raccontare insieme la loro storia, il lettore sarà in grado di rivivere, grazie alle pagine di un diario, il passato della madre di Rebecca, Harriet. La ricerca di Jessie e della figlia appena nata sarà avvincente, e il lettore sarà affascinato davanti al dolore che rende pregno il personaggio di Rebecca, la tristezza risuonerà in ogni suo silenzio durante la narrazione. E all'interno di quel dolore, che pervade le pagine de "La madre scomparsa" alzando un velo su questioni aspre ed inclementi, alla fine, quando si giungerà all'ultima riga del libro della Gunnis, si riuscirà a capire, con il cuore forato dalle punte aghiformi di queste dure pagine, che anche se a volte qualcosa ci fa male, per il nostro bene, va ugualmente affrontato con coraggio. Perché sarà proprio da quelle piccole crepe aperte nell'animo di chi legge, che riuscirà infine ad entrare la bellezza di questo romanzo.
(Tecla Vanini)