Casa Editrice: Marsilio - 256 pagine
Formati disponibili: cartaceo
Genere: Gialli
Trama:
Hulda Hermannsdóttir, ispettore della polizia di Reykjavík, ha sempre dovuto rinunciare alle sue ambizioni, ma il nuovo caso che le viene affidato potrebbe finalmente aprirle delle opportunità di carriera. Una domenica mattina, più per noia che per senso del dovere, Hulda decide di accettare la richiesta di aiuto di un collega delle Isole Vestmann e di mettersi in viaggio per l'arcipelago a sud-est della capitale. Deve scoprire cos'è successo nell'isola abbandonata di Elliðaey, luogo aspro e meraviglioso, una vera e propria stanza chiusa a cielo aperto. Lì un uomo di trent'anni ha riunito gli amici di un tempo in quella che viene considerata la casa più solitaria del mondo, ma quando arriva il momento di rientrare sulla terraferma uno di loro manca all'appello. Intrecciando passato e presente, le indagini di Hulda riportano in vita fantasmi che tutte le persone coinvolte, in un modo o nell'altro, hanno tentato di mettere a tacere. E mentre cerca la verità di Elliðaey, l'ispettore finisce per ritornare su un vecchio caso, un omicidio avvenuto dieci anni prima in un luogo altrettanto isolato, che svela come, in quella strana storia, siano in tanti ad avere diversi peccati sulla coscienza.
Recensione:
Dopo "La signora di Reykjavik", Ragnar Jonasson torna a raccontare le gesta di Hulda, la sua protagonista forse più carismatica, capace di smuovere qualcosa nei lettori che l'hanno incontrata e attendevano di leggere ancora di lei.
E' una serie strana questa, che sappiamo si completerà in un terzo romanzo, perché è al contrario, parte dalla fine e, in questo libro, riavvolge il filo del tempo e fa un passo indietro.
Tanto abbiamo conosciuto di Hulda nel primo incontro, altro abbiamo da scoprire in questo, in un misto di meraviglia e tristezza, ammirazione e malinconia, perché sappiamo, ma testardi ancora nutriamo una speranza.
La scrittura di Jonasson è intrisa profondamente dei paesaggi aspri e incantevoli dell'Islanda. Nelle sue parole l'isola si vede, si respira, si percepisce il freddo pungente, la neve gelida e il calore della gente. Scorrevole, attraente, la penna incanta e anche se i piani temporali della trama sono diversi, tra passato e presente attuale del romanzo posto quindici anni prima della data fatidica di Hulda, non ci perdiamo. La curiosità rimane desta sempre, nel mistero di un doppio delitto e nei passi privati nella vita della protagonista. Non pensavo che, avendo avuto tante informazioni ne "La signora di Reykjavik", un romanzo strutturato su un tempo antecedente potesse regalarmi ancora sorprese. Invece la curiosità c'è, mista a un dolore condiviso con la figura principale, perché il lettore sa.
Nelle pagine non mancano riferimenti alla condizione della donna nell'ambiente lavorativo in Islanda. Certo, Hulda è in polizia, un lavoro forse ancora più maschile, ma le diversità di trattamento, le difficoltà ad accedere alle promozioni nonostante le evidenti capacità, il talento e l'esperienza, fa male. Bravo l'autore a mostrare questo aspetto senza mai renderlo patetico, ma parlandone in modo schietto ed essenziale, affilato se vogliamo.
Ne "L'isola" veniamo trasportati in un luogo del quale sul web si trovano numerose foto; facile visualizzare l'isola con le sue scogliere quasi inaccessibili, l'erba grassa e verde e quell'unica casa bianca. Fuori dal mondo, lontani da tutti in una solitudine che spaventa e al contempo si brama.
I personaggi che ci accompagnano sono descritti con cura, profondi e tridimensionali. Ci raccontano di segreti, di ruggini giovanili che sfociano nell'inaspettato. Un delitto nel quale il colpevole ci pareva scontato rivela verità del tutto diverse, un incidente, invece, racconta di connessioni con azioni passate che hanno scavato sotterranee per anni, alla ricerca del punto giusto dove sboccare.
Dal lato investigativo il romanzo piace, dal lato umano conquista, per una serie che convince. Eppure ancora, in un piccolo angolino del mio cuore, io continuo, forse vanamente e contro tutte le evidenze, a sperare.
Chi ha letto il primo libro mi capisce, leggendo anche questo mi comprenderà ulteriormente. E' una strana e immersiva sensazione quella creata dall'autore, con il lettore che, lo ripeto sa ma, aggiungo, spera.
(Tatiana Vanini)