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Il secolo brevissimo
La nostra cultura rischia di scomparire, la preservazione digitale può salvarla

di Stefano Cariolato

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    Casa Editrice: Pubblicazione indipendente - 145 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Saggi

    Trama:
    Oggi lo sviluppo della tecnologia digitale prosegue ad un ritmo accelerato, ma nasce il problema della conservazione delle informazioni, che in precedenza era principalmente affidata alla stampa su carta. Ma mentre un libro o una lettera possono essere immediatamente letti anche secoli dopo la loro scrittura se hanno resistito al tempo, le informazioni digitali hanno comunque vita breve, anche in mancanza del deterioramento del supporto utilizzato: ciò a causa dello stesso sviluppo tecnologico, che rende rapidamente obsoleta qualsiasi registrazione mutandone irreversibilmente sia l'hardware che il software di lettura. Altre registrazioni sono inoltre volatili per la loro stessa natura, come le e-mail o le pagine WEB, anche se possono ospitare informazioni che potrebbero avere valore in futuro.
    Per di più, le registrazioni digitali sono effettuate in una grande varietà di formati diversi, a volte incompatibili tra loro o soggetti essi stessi ad obsolescenza e abbandono, complicando così inutilmente il compito di preservarne il contenuto.
    Il problema è particolarmente rilevante in questo secolo proprio perché siamo agli stadi iniziali di una nuova importante esigenza, ma non siamo ancora attrezzati per farvi fronte né adeguatamente sensibili a tale necessità. Il secolo passato è stato battezzato "il secolo breve", ma il nostro attuale rischia di essere conosciuto dai posteri come il "secolo brevissimo", proprio perché essi non disporranno di molte informazioni su di noi.
    Tutta la cultura storica umana, gradualmente riversata in forma elettronica, potrebbe infatti svanire, rischiando di consegnare a chi ci seguirà un mondo senza storia del suo passato: questo libro descrive la situazione attuale e ciò che si cerca di fare per porre rimedio al pericolo. Il problema che sarà rappresentato in futuro dalla preservazione digitale però sarà uno la cui soluzione si trovava nel passato, cioè oggi. Il nostro futuro dipende quindi da ciò che saremo capaci di realizzare ora.
    Conservare le testimonianze della nostra epoca per consentire ai discendenti di conoscere la propria storia è utile e doveroso, ma non è tutto. Preservare i documenti digitali per un loro uso futuro non ha solo un mero scopo storiografico, ma anche un valore concreto ed insostituibile per le future generazioni. Perché i dati, se non li conserviamo, non possiamo riutilizzarli. Essi sono una sorta di risorsa rinnovabile, il cui valore reale è nel loro riutilizzo. La preservazione dei documenti digitali è importante nelle scienze, in economia, medicina, letteratura, nella sfera fiscale e legale amministrata dallo Stato e dalle aziende, nell'arte e nei media. Il problema è se ora dobbiamo spendere delle risorse economiche per trasferire nel futuro il corrispondente valore reale, ancorché sconosciuto, del riutilizzo dei dati conservati. La risposta non è facile, dipende non solo dalla disponibilità delle risorse economiche necessarie ma anche dalla nostra volontà di affrontare questo compito.
    Nel libro perciò vengono descritti dei noti casi, relativi a diversi campi applicativi, in cui l'utilizzo di dati risalenti al passato ha consentito nuove importanti ricerche di grande interesse generale e concreta utilità attuale. Questo per dimostrare con esperienze già consolidate che conservare i nuovi documenti digitali a lungo termine potrà essere estremamente importante per i nostri discendenti così come lo è stato per noi il lavoro svolto dai nostri avi.
    E non dimentichiamo il valore che hanno per noi, i nostri figli e nipoti, le registrazioni digitali di documenti, ricordi, foto e video: non si tratta solo di interessi concreti, ma anche di affetti inalienabili.
    E' quindi importante essere almeno consapevoli di questo problema, a cui il libro cerca di dare una risposta.

    Recensione:
    L'argomento trattato in questo brevissimo saggio è sicuramente delicato e sarebbe utile una maggiore coscienza da parte di chiunque.
    E' capitato a tutti di perdere informazioni importanti, o perché si è passati a un cellulare nuovo o perché, a causa di un guasto, ci siamo ritrovati con il computer riformattato perdendo documenti, testi, foto ricordo e tutto quanto era presente nell'hard disk.
    Ebbene, se questo accade nel piccolo delle nostre vite quotidiane, proviamo a immaginarlo in grande: cioè l'impossibilità di recuperare informazioni di una intera generazione! Questo può essere un problema reale in ogni ambito delle conoscenze umane.
    L'autore, con esempi semplici e chiari, ci fa capire come rischiamo di vivere un eterno e costante presente, perdendo sempre di più il legame con il passato. Prima ogni cosa era su carta, ma questa si deteriora nell'arco 100/200 anni, per cui abbiamo pensato di compiere il passo verso il futuro digitalizzando i documenti più importanti rendendo "eterne" le informazioni. Ma ora ci stiamo rendendo conto che le informazioni digitali rischiano di avere una durata molto inferiore a quanto paventato dal degrado della carta.
    Perdere la memoria significa perdere quegli anelli di congiunzione necessari perché l'intera umanità possa ritrovare le proprie radici e dunque evolvere. In questo libro troviamo chiaramente spiegata l'importante differenza fra "conservare" e "preservare", quali sono i provvedimenti che sono stati già presi da organismi sovranazionali e quali problemi restano ancora da affrontare. Cariolato, con parole semplici e adatte a tutti, riesce a farci comprendere che il pericolo non deriva solo dalla perdita di queste informazioni, ma soprattutto dall'incapacità di poterle leggere anche se ben conservate, perché i vecchi software di decodifica sono ormai obsoleti e introvabili. Da qui la necessità di fare oggi delle scelte perché le generazioni future possano accedere alle informazioni che intendiamo tramandare.
    Aggiungo una mia considerazione personale.
    In questi ultimi anni c'è stata una straordinaria semplificazione dei sistemi operativi e una diffusione di app sempre più semplici da utilizzare. L'aspetto positivo è che chiunque può "smanettare" (sia per diletto che per lavoro) con qualunque dispositivo; l'aspetto negativo è che questa mancanza delle più basilari conoscenze informatiche ha dato vita a una generazione che accumula dati senza veramente conservarli. Si scattano migliaia di foto e si archiviano documenti importanti, ma quando poi si cercano non si sa con esattezza dove siano.
    Siamo sempre tutti alla ricerca di nuovi spazi di archiviazione con memorie fisicamente sempre più piccole e più capienti, peccato che dopo averle riempite non sappiamo cosa farne perché sono sempre meno le persone che realmente hanno una preparazione tale da potersi districare fra cartelle e files archiviati. Leggendo questo saggio mi è tornata alla mente una vecchia barzelletta sui carabinieri che vi riporto di seguito.
    In una caserma di un piccolo paesino, finalmente arriva un giovane appuntato a dare una mano al vecchio maresciallo che sta quasi per andare in pensione. Il giovanotto, dopo qualche giorno per ambientarsi, si accorge che ci sono due intere stanze dedicate all'archivio: vecchi faldoni polverosi con i documenti accumulati negli ultimi 50 anni di servizio. Così, una bella mattina, entra nell'ufficio del maresciallo e fa una proposta:
    "Maresciallo, ho pensato che potremmo passare allo scanner tutti quei vecchi documenti, una volta digitalizzati starebbero tutti in un solo CD, così possiamo bruciare quei vecchi faldoni e liberare spazio".
    Il maresciallo ci pensa un attimo e risponde:
    "Ottima idea appuntato! Però prima di bruciare i vecchi documenti, per sicurezza facciamoci una fotocopia."

    Barzellette a parte, ancora oggi, per maggiore sicurezza, i documenti più importanti vengono stampati perché non ci si fida dei supporti di archiviazione elettronica... forse siamo un po' tutti marescialli.
    Consiglio vivamente la lettura di quest'opera perché gli argomenti trattati ci riguardano molto di più di quanto non si pensi, e sarebbe utile una maggiore presa di coscienza per spingere governi nazionali e sovranazionali a occuparsi di questi temi prima che sia troppo tardi, per tramandare nel futuro le informazioni, così come è stato importante per noi riceverle dal passato.
    (Norberto Loricati)



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