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Il killer di ghiaccio
di Ross Greenwood
Traduzione a cura di: Andrea Russo

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    Casa Editrice: Newton Compton Editori - 352 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Poliziesco

    Trama:
    Non c'è pace per il detective John Barton. Appena uscito dal periodo di convalescenza seguito alla sua ultima indagine, si ritrova infatti a dover rimpiazzare il proprio superiore - appena andata in maternità - come ispettore capo. Questo non significa soltanto pile di scartoffie da compilare, ma anche dover controllare i detective più giovani e inesperti. Proprio quando Barton sta cominciando ad abituarsi al nuovo ruolo, la sua squadra viene chiamata sulla scena di un brutale triplice omicidio. Le vittime non sono esattamente le persone più oneste di Peterborough e la tentazione di affidare il caso a qualcun altro è forte; tuttavia, il senso del dovere spinge Barton a prendere in carico l'indagine. Questa decisione lo porterà ad affrontare il caso più difficile della sua carriera, perché quello che sembrava un "semplice" omicidio plurimo nasconde qualcosa di molto più oscuro e intricato. C'è qualcuno, là fuori, che non si fermerà davanti a nulla prima di aver ottenuto la sua truce vendetta...

    Recensione:
    Con "Il killer di ghiaccio", terzo romanzo dedicato alle indagini del detective John Barton e della sua affiatata squadra investigativa (ma godibilissimo anche come vicenda a sé stante), Ross Greenwood trascina il lettore in una storia insolita e coinvolgente, ricca di colpi di scena e di elementi per certi versi paradossali. Proprio per questa sua capacità di suscitare interrogativi e riflessioni inconsuete e piuttosto scomode sulle nostre istituzioni, ho trovato il romanzo veramente interessante non solo per gli amanti del genere poliziesco, che sicuramente apprezzeranno la sua trama ben congegnata, i personaggi molto ben caratterizzati e l'innegabile suspense che riesce a creare, ma anche per lettori che di solito non ne sono attratti.
    In questa nuova indagine Barton, appena rientrato al lavoro dopo un periodo di convalescenza, si trova a dover rimpiazzare ad interim il proprio ispettore capo, appena andata in maternità. Quando sta ancora cercando di adattarsi al nuovo ruolo, si trova a dover affrontare un caso molto difficile e un'antagonista di tutto rispetto, che incredibilmente ha tutte le carte in regola per conquistare il cuore del lettore. La bella e sfortunata Ellen ha alle spalle una drammatica situazione personale e familiare che l'ha portata ad essere una sorta di vittima predestinata per tutta una serie di abusi, violenze e sopraffazioni che hanno finito con lo spezzare il suo già precario equilibrio.
    Credo che tutti noi conosciamo o abbiamo conosciuto nella vita qualcuno che avrebbe avuto bisogno di un aiuto, di un supporto per fronteggiare una situazione più o meno momentanea di difficoltà e che non è riuscito ad ottenerlo. Il dispiacere, il senso di frustrazione e di impotenza che abbiamo provato in quelle circostanze è lo stesso che vivono Barton e gli elementi migliori della sua squadra, che nel corso delle indagini non dimenticano mai la loro umanità e si trovano spesso a dover prendere delle decisioni estremamente difficili. Infatti cosa succede quando, invece di un aiuto, ci troviamo di fronte all'abbandono, all'incuria, all'indifferenza delle istituzioni (che non hanno mai abbastanza risorse) e all'atteggiamento cinico e opportunista di alcuni nostri simili, che non esitano ad approfittare di chi percepiscono come più debole e indifeso? Ellen cerca di difendersi come meglio può, come forse avrebbe fatto ciascuno di noi nella sua situazione. Per quanto al lettore non resti molto da scoprire, vista la struttura narrativa adottata dall'autore che alterna continuamente il punto di vista di Ellen (che racconta in tempo reale gli avvenimenti che la vedono protagonista) e quello di Barton (che cerca di ricostruire il quadro degli eventi mettendo insieme gli indizi su cui riesce man mano a mettere le mani), confesso che mi sono avvicinata alle ultime pagine con il fiato sospeso, indecisa su quale fosse l'epilogo per me più desiderabile. In fondo ha ragione Ellen quando dichiara, verso la fine del libro: "Mi piace pensare di essere una brava persona, solo capace di cose orribili". Beh, in fondo non lo siamo tutti?
    Una lettura appassionante che consiglio vivamente.
    (Cristina Quochi)



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